COSENZA Nei momenti cruciali la politica si affida da sempre a un “tavolo”, in quelli storici a una “commissione”: per la Grande Cosenza ne saranno nominate addirittura due. E’ ancora top secret il documento «politico e vincolante» che domani i consiglieri Pd sottoporranno alla conferenza dei capigruppo – Bevacqua e Iacucci in realtà hanno già fatto capire ci sarà l’ok di tutti oltre che del presidente del Consiglio – ma qualcosa già emerge in filigrana, e in ogni caso il dato è che slitta tutto di due anni: la data totem del febbraio 2025 cambia l’ultima cifra e diventa febbraio 2027 ma «non è una cortesia alla città capoluogo» puntualizza il dem Giuseppe Mazzuca, presidente del Consiglio comunale, presente alla conferenza stampa a Palazzo dei Bruzi cui hanno partecipato anche il segretario provinciale Pd Vittorio Pecoraro e la presidente dell’assemblea dem Maria Locanto. La specifica di Mazzuca non è un inciso fine a se stesso ma collegato al refrain del sindaco Franz Caruso, il quale al pari di altri ha letto l’iniziativa del centrodestra come un’imposizione finalizzata a cancellare politicamente un’amministrazione di centrosinistra che sperimenta il campo largo coi 5 Stelle.
Non sarà il capolinea ma uno snodo importante il passaggio, che poi è un ritorno, della questione a Palazzo Campanella: 6° di 8 punti all’ordine del giorno (l’inizio della seduta è fissato per le 14). Di nuovo c’è il clima di dialogo tra maggioranza e opposizione (in particolare FdI-Pd), covato negli ultimi quattro mesi anche nel corso di iniziative pubbliche, con una importante accelerazione poco più di un mese fa quando già si iniziava a ipotizzare uno slittamento delle date.
Di nuovo c’è anche che nella nuova narrazione dem la «volontà dei cittadini» espressa attraverso il referendum vale più di quella dei consigli comunali, che restano comunque estromessi, per adesso. Tanto che quando qualcuno lo fa notare al tavolo (si tratta di Pierpaolo Iantorno, ex assessore comunale a Rende in quota Laboratorio Civico) Iacucci nicchia. «I Consigli comunali restano tagliati fuori e il Pd sarà marginale – chiede Iantorno –, perché il Pd non si oppone alla legge omnibus?», approvata, ricordiamo, di notte e dai soli consiglieri di maggioranza.
La risposta implicita di Franco Iacucci, vice presidente del Consiglio regionale, e di Mimmo Bevacqua capogruppo dem ma anche di Mazzuca è più che altro una supposizione: in caso di una vittoria del No nessuno a livello politico istituzionale si sognerebbe di forzare e imporre la città unica; resta il dubbio se anche su questa eventualità ci sarà un passaggio nel documento che il Pd presenterà domani, visto che il referendum è consultivo e non vincolante.
Se le cose andranno per come Bevacqua e Iacucci non solo sperano ma danno per scontato (in queste ore il 5Stelle Tavernise ha parlato di “forzatura” e di “alcuni requisiti da rispettare” e in aula si asterrà), domani il Consiglio regionale darà mandato al presidente della giunta Roberto Occhiuto di indire il referendum entro 90 giorni (come data si ipotizzano già le due settimane tra il 15 e il 30 novembre) e in cado di vittoria del Sì la legge dovrà tornare in Consiglio regionale cosicché ci saranno i tempi tecnici per arrivare senza affanno al 2027: se a livello locale il cuore della vicenda sembra essere passato a Luzzi, con esiti alquanto parossistici, il Pd cerca di volare un po’ più in alto e a mo’ di esempio stamattina è stato citato il precedente della Nuova Pescara, unico caso simile, dove tra l’inizio dell’iter (2018) e l’imprimatur del Consiglio regionale (1° gennaio 2027) saranno passati ben 9 anni. In Calabria il passaggio di domani potrà rappresentare una sorta di “frenata” di due anni simile a quella abruzzese nel biennio 2022/2024. Una volta consumata questa tappa preliminare entra in gioco il fattore C, dove C sta per commissione.
Le commissioni saranno in realtà due: una composta da esperti con esponenti dei due uffici legali del consiglio regionale e della giunta regionale, una seconda più tecnica che vedrà in campo membri delle degli uffici dei tre Comuni coinvolti nella fusione.
Sul tavolo una serie di macro-aree imprescindibili in caso di fusione: un eventuale modello organizzativo condiviso non dovrà comprendere solo i servizi come i trasporti e i rifiuti ma anche l’informatica e il rapporto con l’Unical, per non parlare dei Psc – il passaggio dai 3 Piani strutturali al singolo Psa, associato, attualmente appare un miraggio – e di un unico Piano del traffico o dello Statuto (Corigliano-Rossano ha avuto bisogno di oltre 4 anni). Si tratterà di un’area vasta che da sud a nord coprirà il territorio da Donnici Superiore ad Arcavacata.
In apertura di conferenza stampa Giuseppe Mazzuca ha rivendicato la primogenitura dell’idea di Grande Cosenza, nome che addirittura dava il nome a una lista a sostegno dell’allora candidato sindaco Carlo Guccione (2016). Il progetto della città unica era anche nel programma di Franz Caruso e l’ottimismo di Mazzuca sulla prevalenza del Sì almeno nel capoluogo bruzio è legato proprio al fatto che i cosentini che hanno eletto il sindaco nell’ottobre 2021 hanno di fatto espresso anche il gradimento per quella idea di fusione. «Prima – ha aggiunto – non abbiamo apprezzato il metodo della Regione ma adesso ci sono situazioni nuove, un buon senso che deve farci percorrere la strada giusta nei tempi giusti. Adesso vedremo davvero chi vuole la Città unica o chi voleva soltanto sciogliere l’amministrazione di centrosinistra del capoluogo».
Locanto ha notato che si tratta solo di governare nei tempi giusti un processo iniziato negli anni 70 con l’Unical a Rende: «Se Reggio Calabria cresce Cosenza arretra e si spopola, i residenti effettivi sono molto meno di quelli ufficiali. Un comune unico sarà strategico per tutta l’area nord della Calabria compresi il Tirreno e la Sibaritide».
Per Bevacqua i risultato ottenuti in 5 anni in termini di finanziamenti, investimenti e attrattività sono una premessa non da poco: «Organicità, trasparenza e coinvolgimento» le tre parole chiave per il nuovo corso su cui il Pd è ottimista, mentre alle commissioni toccherà «pianificare, coordinare e armonizzare strumenti e servizi» del nuovo ente.
Secondo Iacucci «c’è la condivisione di tutti, domani in Consiglio inizia un nuovo percorso» e «il Partito democratico calabrese continua a essere coerente» in una battaglia che – chiosa Bevacqua – non deve essere «di retroguardia. Continueremo a incalzare il presidente Occhiuto anche sul nuovo ospedale bloccato da due anni e mezzo, su aree interne, mobilità e altri processi di crescita, dal momento che non siamo una opposizione strumentale».
«L’area urbana di Cosenza è già più integrata di altre che formano un comune unico – commenta Pecoraro – e su questo tema che abbiamo ceduto al centrodestra noi dobbiamo attaccare perché siamo il partito della città unica, siamo riformisti quindi mettiamo da parte i campanilismi». Il segretario provinciale Pd ricorda che la scadenza del febbraio 2027 è vicina a quella del 31 dicembre 2026, dead line per investimenti pubblici e servizi da intercettare facendo leva sul Pnrr, poi suggerisce di non tralasciare il tema mobilità – con l’incognita dei 160 milioni della metroleggera – e le ragioni di chi, come i rendesi, si sentono risucchiati in una “annessione” (è ad esempio la posizione di Sandro Principe).
Ultimo elemento non da poco il dato politico di un Pd che si presenta allo stesso tavolo in tutti i suoi livelli politici e amministrativi dopo la litigiosità degli ultimi mesi a livello locale, in occasione della composizione delle liste, siano esse quelle per le provinciali o le europee. «È su progetti come questi che uniamo il partito» gongola iacucci. Stamattina mancava solo il senatore Nicola Irto ma era assente giustificato per impegni a Palazzo Madama. (e.furia@corrierecal.it)
Grande Cosenza, tra proteste e interrogativi (e timori) è la settimana decisiva per la città unica
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