REGGIO CALABRIA Potrebbe creare un vero e proprio terremoto nel mondo delle organizzazioni criminali. Il pentimento di Vincenzo Pasquino, classe ’90, nato e cresciuto a Torino, ma considerato membro di spicco della ‘ndrangheta, potrebbe far emergere importanti dettagli degli affari dei clan calabresi in Brasile in relazione alle due principali organizzazioni criminali attive sul territorio: il paulista Primeiro comando da capital (Pcc) e il carioca Comando vermelho (Cv). A riferirlo è il quotidiano brasiliano “O Estado de Sao Paulo” che paragona gli effetti della collaborazione di Pasquino a quella del boss di Cosa Nostra Tommaso Buscetta.
Pasquino fu estradato in Italia dopo la detenzione in Brasile dal 2021, anno in cui fu arrestato in un residence di Joao Pessoa dalla polizia federale del Paese sudamericano e dai carabinieri del Ros, dopo un periodo di latitanza, mentre era in compagnia del boss della ‘ndrangheta e narcotrafficante Rocco Morabito. I verbali contenenti le dichiarazioni del 34enne rese davanti ai magistrati della Dda di Reggio Calabria sono stati depositati nel corso del processo “Eureka”, nato dalla maxi operazione che ha visto la cooperazione delle Dda di Reggio Calabria, Milano e Genova, degli investigatori di Germania, Belgio e Portogallo e ha smantellato un’organizzazione transnazionale dedita al riciclaggio, al traffico di droga e armi in tutto il mondo, colpendo in particolare le cosche Nirta-Strangio di San Luca e Morabito di Africo. L’inchiesta, secondo quanto emerso, ha toccato i livelli più alti dell’organizzazione criminale, permettendo anche di ricostruire la latitanza del super boss Rocco Morabito, detto “Tamunga” dopo la fuga dal carcere di Montevideo, in Uruguay, nel 2019.
Secondo il quotidiano brasiliano, in un documento inviato al procuratore generale Paulo Gonet, il capo della Direzione nazionale antimafia italiana, Giovanni Melillo ha informato le autorità brasiliane delle «dichiarazioni e confessioni che appaiono pertinenti ad indagini riservate alla giurisdizione della Repubblica del Brasile, riferite al traffico di droga organizzato da gruppi criminali legati al Pac e al Cv».
«I rapporti tra il mio gruppo e i Nirta di San Luca iniziarono nel 2017 perché avevamo bisogno di una “salita” dai porti del Brasile», ha spiegato Pasquino che ha raccontato di far parte della ‘ndrangheta dal 2011 e di essere il responsabile in Brasile della logistica per l’invio di droga in Europa dal 2017. Nel Paese sudamericano, il 34enne aveva stabilito la sua base nel quartiere di Tatuapé, a San Paolo, area dove i leader del Pcc possiedono numerose proprietà di lusso e soprannominata dai magistrati locali “Little Italy”, in riferimento al famoso quartiere di New York un tempo dominato dalla mafia. (redazione@corrierecal.it)
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