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l’inchiesta

‘Ndrangheta a Bologna, le minacce di morte al titolare di una gelateria: arrestato Saverio Giampà

Il 60enne, originario di Catanzaro ma residente prima in Toscana e poi a Bologna, ha alle spalle precedenti per estorsione e droga

Pubblicato il: 25/07/2024 – 9:20
‘Ndrangheta a Bologna, le minacce di morte al titolare di una gelateria: arrestato Saverio Giampà

BOLOGNA Avrebbe intestato ad una prestanome compiacente due gelaterie di Bologna di cui era i era proprietario, ma aveva anche minacciato di morte il titolare di un’altra gelateria in città per convincerlo a cedergli l’attività. Il responsabile è Saverio Giampà alias “Nerone”, nome noto nell’ambiente criminale bolognese, ma non solo. Il 60enne è coinvolto nei due filoni principali dell’indagine della Dia del capoluogo emiliano, al quale hanno sequestrato di due gelaterie e all’esecuzione di tre misure cautelari emesse dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia bolognese, ed è finito in carcere mentre è stato disposto l’obbligo di dimora per la prestanome e per un terzo uomo residente a Padova.

Il profilo

Quello di Saverio Giampà, pregiudicato originario di Catanzaro ma residente a Bologna, è un nome già noto da tempo. Coinvolto in passato in numerosi procedimenti penali, ha riportato anche delle condanne per i reati commessi (estorsione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti). L’uomo, considerato contiguo alla ‘ndrangheta e con diversi precedenti per estorsione e droga, si era trasferito dalla Calabria in Toscana nel 1999. L’anno dopo fu arrestato per aver, in concorso con altri, organizzato, gestito e diretto un’organizzazione criminale dedita al traffico di stupefacenti. Nel giugno del 2004, la Corte d’Appello di Firenze lo ha condannato, con sentenza divenuta irrevocabile nel 2007, ad 8 anni di reclusione per detenzione e traffico di sostanze stupefacenti. Dopo un periodo in carcere a Ferrara, Giampà ha attenuto la semilibertà e si è trasferito con la famiglia a Bologna, dove, secondo gli investigatori della Dia, «aveva reinvestito in attività commerciali i proventi illeciti fino ad allora accumulati», con il sequestro – nel 2015 – di beni per 600mila euro.

Le accuse

Le nuove accuse mosse a Saverio Giampà e agli due indagati sono, a vario titolo, intestazione fittizia di società, detenzione e porto abusivo d’armi e tentata estorsione. Illustrando l’inchiesta in conferenza stampa, il procuratore facente funzioni Francesco Caleca e la pm della Dda Beatrice Ronchi hanno spiegato che l’indagato «aveva intestato fittiziamente le gelaterie alla prestanome proprio per eludere la misura di prevenzione patrimoniale». L’uomo, infatti, risultava essere un semplice dipendente, ma in realtà controllava entrambe le attività, e in una di queste aveva anche fatto assumere, ovviamente in maniera fittizia, un persona che doveva dimostrare all’Autorità giudiziaria di avere un impiego regolare.

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