TORINO Era uno dei tronconi della maxinchiesta “Cagliostro” della Dda di Torino eseguita dai carabinieri del comando provinciale di Torino, su richiesta della Dda a maggio del 2023. Il pm, all’epoca, aveva chiesto il carcere per 35 persone nelle zone di Ivrea e Chivasso ma, il gip Rosanna Croce, lo aveva disposto soltanto per nove di loro.
Quello celebrato con rito abbreviato, in particolare, ha riguardato il cosiddetto “trucco della valigia”, veri e propri “bidoni” che, nelle linee essenziali, hanno avuto questi tratti in comune: si avvicina qualcuno, gli si propone di acquistare una somma di denaro sporco a un prezzo inferiore, gli si mostrano mazzette di banconote vere e poi, con destrezza, si scambiano le valigette in modo che il malcapitato si ritrovi con giornali vecchi e persino pacchi di caffè. I giudici hanno quindi condannato 5 persone, tra cui Antonino Mammoliti “il nero” (cl. ’65), accusato di «essersi occupato di individuare un ristorante nel milanese (Paderno Dugnano) specializzato in piatti tipici calabresi da utilizzare quale teatro della messa in scena nei confronti delle parti offese».
Un blitz eseguito sulla scorta del filone investigativo portato avanti dagli uomini del Reparto Operativo Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Torino i cui esiti hanno consentito di riaffermare l’esistenza e l’operatività nell’area piemontese, del dominio mafioso delle cosche di ndrangheta, riproducendo lo schema e le modalità operative della ndrangheta della Provincia reggina.
Antonino Mammoliti alias “il nero”: 8 anni;
Aniello Maurizio Buondonno (cl. ’68): 5 anni e 6 mesi;
Flavio Carta (cl. ’74): 6 anni;
Stefano Marino (cl. ’61): 5 anni e 10 mesi
Francesco Vavalà “Franco Ippopotamo” (cl. ’55): 3 anni
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