PIZZO «La civiltà del vino non è soltanto un affaire (…) ma si identifica con il paesaggio, con gli edifici, le strade», ed ancora «la Calabria è terra di tutti e dunque terra di nessuno, che nei suoi vitigni antichi trova il paradigma della sua complessità». Sono due dei passaggi, forse più significativi, dell’approfondita quanto coinvolgente prefazione che Attilio Scienza, professore ordinario di Viticoltura presso l’Università degli Studi di Milano e presidente del Comitato nazionale vini Dop – Igp., regala ai lettori del libro scritto da Saveria Sesto ed il cui titolo rende per intero l’idea del lavoro portato a termine «Zibibbo di Calabria, Storie di Uomini e di Donne».
Il testo, edito da Rubbettino ed ampiamente corredato da fotografie su realtà nascoste, panorami mozzafiato, realtà produttive incoraggianti, è un formidabile strumento di conoscenza rispetto ad un vitigno, ad un uva, a dei vini che rappresentano il richiamo ad una antichissima tradizione, che affonda le radici nella contaminazione araba della Calabria (e della Sicilia). Quello portato a termine da Saveria Sesto, forse tra le più apprezzate protagoniste nell’impegno a difesa, promozione e valorizzazione del patrimonio vitivinicolo calabrese, è senz’altro un lavoro faticoso reso possibile, peraltro dal sostegno e dalla collaborazione di Confagricoltura Calabria, del Gal Terre Vibonesi e del Gal Batir. Ieri sera a Pizzo, nella suggestiva cornice del Castello, la presentazione ufficiale «intanto – dice Saveria Sesto – tanta fatica perché andare ad intervistare tutti i produttori, vedere i vigneti, verificare le condizioni dal punto di vista della tecnica agronomica e degli schemi di vinificazione che si utilizzano, non è stato semplice. Ma era necessario rendersi conto della direttamente in campo». «Di fatto – aggiunge Sesto – il libro è una vera e propria ricognizione di tutti quei produttori che lavorano lo zibibbo di Calabria e lo vinificano, cosi come quelli che lo utilizzano soltanto come uva da tavola».
Il ragionamento di Saveria Sesto si sposta poi sui numeri e sulle prospettive «i numeri sono da nicchia in termini di produzione, ed aziende con una superficie piccola, peraltro molto frazionata, che non può certamente essere paragonata ad altre varietà o ad altre realtà come per esempio la Sicilia. Ciò tuttavia non vuol dire che dentro questa nicchia non ci siano delle prospettive, bisogna osservare, studiare e capire quali sono le linee strategiche per il futuro. Di Zibibbo di Calabria se ne parlava soltanto nella nostra regione, adesso per fortuna si è andati oltre e l’aver arricchito anche con questa produzione quella che è l’ampelografia della Calabria è un fatto positivo». «Siamo, conclude la Sesto, di fronte ad un fenomeno zibibbo che stiamo valutando a tutto campo e che impegna ricercatori, enologi, aziende ma anche chef e nuove produzioni che sono alla ribalta in questo momento».
A sostenere lo sforzo di indagine sul campo e stesura del libro Confagricoltura Calabria. «Intanto – sottolinea il presidente regionale dell’organizzazione agricola, Alberto Statti – vanno fatti i complimenti a Saveria Sesto per l’iniziativa che ha voluto portare avanti. Da subito l’abbiamo condivisa perché la riteniamo in linea con quelle che sono le nostre indicazioni, la nostra visione e cioè quella di valorizzare il territorio promuovendo le eccellenze». «In questo momento – aggiunge Statti – parliamo di Zibibbo, una produzione che sta dando la possibilità a tanti imprenditori di presentare al consumatore dei prodotti frutto della nostra terra in luoghi a volte assai complicati. Mi verrebbe da dire luoghi più disparati se penso, ad esempio, ai meravigliosi terrazzamenti della Costa Viola dove i produttori con tanta passione e sacrifici portano avanti questa cultura salvaguardando il territorio». «Perché lì – evidenzia Statti – se non ci fossero loro probabilmente una parte di quel territorio scivolerebbe giù fino al mare. E dall’altra parte producendo zibibbo valorizzano i luoghi anche da un punto di vista turistico perché queste aree sono diventate un attrattore». «Ma le produzioni di Zibibbo – aggiunge Statti – riguardano anche la piana di Lamezia Terme, la zona del Crotonese e del Cirotano, le aree del Cosentino con una diversità tra i produttori, si va dai più anziani che perpetuano la tradizione ai giovani capaci di innovare». «Questo libro è un utile contributo di conoscenza, ecco perché – conclude Statti – abbiamo sostenuto il lavoro di Saveria Sesto condividendo questo percorso con il lavoro del Gal Terre Vibonesi e Gal Batir che stanno portando avanti un ottimo lavoro nella promozione dei territori e nel sostegno a nuove forme di sviluppo con la possibilità offerta ai giovani di avviare nuove attività».
E proprio il presidente del Gal Terre Vibonesi Vitaliano Papillo tiene a rimarcare il ruolo delle produzioni agricole ed agroalimentari come fattore di sviluppo di una provincia che ha moltre frecce al suo arco «lo zibibbo – dice Papillo – è l’ennesima risorsa che caratterizza la nostra provincia, abbiamo iniziato timidamente ed ora grazie anche alla determinazione dell’associazione che riunisce i viticoltori puntiamo ad avere in breve tempo la prima Doc della provincia che si caratterizzerà proprio per due vitigni, lo zibibbo e il magliocco canino». «Puntare sulle produzioni vinicole – conclude Papillo – è una delle modalità attraverso le quali vogliamo mettere in evidenza quanto straordinario sia il contesto della provincia vibonese». Durante la serata dai due Gal, Terre vibonesi e Batir – rappresentato dal vicepresidente Angelo Politi, è stata ribadita la necessità di un lavoro sinergico che qualifichi, senza distinzioni, lo zibibbo. A fornire un contributo qualificato – con utili indicazioni rispetto alle dinamiche del mercato – alla discussione Carlos Veloso Dos Santos, amministratore delegato di Amorim Cork Italia, Amorim Cork è il grande gruppo di trasformazione del sughero al mondo che contribuisce come nessun altro attore, nel business, nel mercato, all’economia, all’innovazione e alla sostenibilità dell’intero settore vinicolo.
La serata di presentazione del libro e la successiva degustazione dei vini è stata ospitata dalla città di Pizzo con uno dei suoi luoghi più iconici e rappresentativi «siamo orgogliosi – ha sottolineato il primo cittadino napitino, Sergio Pititto – di aver ospitato questa manifestazione, perché parlare di zibibbo significa in definitiva ragionare di un prodotto che ha caratterizzato la storia di Pizzo, la scelta di questa location è dunque in linea con la tradizione produttiva di questa comunità e con una qualità in grado di regalare emozioni. Lo zibibbo – aggiunge Pititto – era quasi andato perso, dal 2013 in poi è iniziato un percorso di valorizzazione e noi siamo fermamente convinti che occorra proseguire lungo questa direzione. Associando alla valorizzazione dello zibibbo la promozione di questa nostra straordinaria città» (redazione@corrierecal.it)
x
x