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Alimena e Ciacco dicono «sì alla città unica e no allo scioglimento con un atto di imperio»

Gli esponenti dem: «Il tema in discussione è “come” farla la città unica»

Pubblicato il: 26/07/2024 – 17:39
Alimena e Ciacco dicono «sì alla città unica e no allo scioglimento con un atto di imperio»

COSENZA «Condividiamo pienamente la posizione assunta dal Movimento 5 stelle e condensata nella nota a firma, fra gli altri, della deputata Anna Laura Orrico e dell’Assessora al Comune di Cosenza, Veronica Buffone. Infatti, hanno ragione gli esponenti del Movimento 5 Stelle: il tema in discussione non è “se” fare la città unica. La città unica c’è già e si identifica, appunto, in quel “continuum” sommamente unitario, che interseca, non solo i territori, quanto anche, la coscienza popolare delle comunità interessate alla fusione. E, allora, il tema in discussione è “come” farla la città unica». E’ quanto dichiarano, in una nota, Francesco Alimena capogruppo del Pd al Consiglio comunale di Cosenza e Giuseppe Ciacco, capogruppo Pd al Consiglio provinciale di Cosenza.
«Questo è il tema in discussione. E sia ben chiaro a tutti: valorizzare questo tema non significa menar il can per l’aia; non significa mettere in atto pretestuose manovre ostruzionistiche. Anzi tutt’altro. Perché anche noi siamo fermamente e convintamente favorevoli all’istituzione della città unica. Tant’è vero che la città unica è tratto, eminentemente, identitario del governo municipale, che oggi amministra la Città di Cosenza. Cosicchè ci identifichiamo perfettamente nella dichiarazione, che due giorni fa, sulla specifica questione, ha rilasciato il nostro Sindaco, Franz Caruso: “il problema è di valori e di regole”! E, quindi fermo restando il nostro leale sostegno alla fusione, tuttavia, manifestiamo e ribadiamo, senza se e senza ma, la nostra intransigente contrarietà al metodo e al merito del progetto di fusione. Nel metodo, è inammissibile sciogliere 3 Consigli comunali con un atto di imperio, voluto e imposto, dalla maggioranza del Consiglio regionale. E come se il centro destra, calabrese, surrettiziamente, avesse modificato la Carta Costituzionale e avesse previsto, accanto a quelle già esistenti, un’ulteriore ipotesi di scioglimento dei Consigli comunali. Un autentico corto circuito in termini di legalità costituzionale: il Presidente della Giunta regionale della Calabria si sostituisce al Presidente della Repubblica. Questa è la sostanza delle cose. Della serie: i Comuni, amministrati da maggioranze, che non mi piacciono, li sciolgo dalla sera alla mattina. Una sorta di olocausto della democrazia. Nel merito, è inconcepibile che i Consigli comunali, interessati dalla fusione, siano letteralmente espropriati del loro sacrosanto diritto di tribuna. Un punto di domanda sorge spontaneo: ma perché per procedere alla fusione dei Comuni dii Cosenza, Rende e Castrolibero è stato necessario abrogare, con la massima urgenza e con un solo colpo di spugna, il comma 3 dell’art. 5 della legge regionale n. 15 del 2006? Sennonchè, questa stessa abrogazione, per esempio, non è stata necessaria per procedere alla costituzione del Comune unico di Casali del Manco e di Corigliano-Rossano. Quali sono le ragioni che hanno imposto quell’abrogazione? E, allora, nessuno può agitare il tema della città unica a soli fini di propaganda politica. C’è, invece, bisogno di una impostazione seria e responsabile, dentro una cornice che valorizzi, da una parte, la concertazione istituzionale e, dall’altra parte, la partecipazione democratica. Ai tre Consigli comunali di Cosenza, Rende e Castrolibero, proprio, perché titolari della sovrana rappresentanza dei territori e delle comunità amministrate deve essere riconosciuta e restituita la loro dignità istituzionale, perché essi devono essere artefici del processo di fusione; promotori indiscussi dell’iniziativa referendaria. Soluzioni altre sono scorciatoie pasticciate, che non affrontano il cuore del problema, finendo con il legittimare tentazioni illiberali e liberticide».
(redazione@corrierecal.it)

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