REGGIO CALABRIA Seduta importante quella del Consiglio regionale convocata per oggi e dedicata principalmente all’esame di provvedimenti amministrativi. Otto i punti all’ordine dei lavori della riunione, la quarantatreesima, con una serie di atti amministrativi che riguardano principalmente Arpacal e Calabria Verde, la convocazione del referendum consultivo obbligatorio sull’istituzione del nuovo ente comunale derivante dalla fusione dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero.
Mammoliti (Partito democratico) ha risposto a Crinò (Forza Azzurri) denunciando l’«insufficiente capacità di spesa» di Arpacal (residui passivi passati in un anno da 3 a 5 milioni) e i ritardi nel risanamento di Calabria Verde – l’ultimo rendiconto dell’esercizio finanziario risale al 2020 – ente che «ha ereditato un debito esoso», Laghi (De Magistris presidente) su Arpacal ha invitato la giunta ad ovviare alla carenza di personale mentre Straface (Forza Italia) ha elogiato l’Arpacal «unica agenzia che approva il bilancio in termini di legge». I tre provvedimenti sui rendiconti delle due aziende vengono approvati.
Dopo l’approvazione del rendiconto dell’esercizio del consiglio regionale 2023 (relatore il segretario-questore Cirillo di Forza Italia) si è passati al provvedimento sul piano regionale di gestione dei rifiuti, stilato nel 2002 e rivisto nel 2016 prima della proposta di legge attuale che aggiorna il testo: Raso (Lega Salvini) ha trattato in particolare il tema discariche e la relativa individuazione di nuove aree localizzative, tema su cui ancora Laghi è intervenuto suggerendo di «evitare la combustione dei rifiuti» per le ricadute nocive sulla salute e riportando l’esempio della discarica di Campolescio nel comune di Castrovillari, su cui pende un finanziamento che al 31 dicembre 2024 spirerà (il 22 luglio è stato presentato il progetto esecutivo della chiusura tramite “capping” ovvero chiusura tramite tappo, «ora manca solo un passaggio burocratico» in Regione): «Questa vicenda può rappresentare un prima e dopo per un cambio di paradigma» ha concluso Laghi. Per Muraca (Pd) «la legge va modificata» per la presenza di deroghe «che sembrano cucite ad hoc per la bonifica di Eni a Crotone» e per la necessità di criteri localizzativi più netti e stringenti: il Pd ha presentato 9 emendamenti in Consiglio (respinti da relatore e giunta). Anche per Tavernise (Movimento 5 Stelle) «alla discussione manca il chiarimento delle deroghe» sullo smaltimento dei rifiuti speciali e in particolare nell’area Sin di Crotone-Cassano-Cerchiara, da effettuare non nel territorio della città pitagorica ma fuori dalla regione. Il voto contrario del Pd è illustrato da Amalia Bruni: «In quell’area – ha detto – sono peggiorati gli indici di mortalità e l’incidenza di patologie croniche e oncologiche, i nostri emendamenti avevano la sola finalità di proteggere quelle popolazioni che non sono in grado di difendersi, visti anche gli indici di deprivazione economica al 60%. Abbiamo una responsabilità, vi invitiamo a ragionare su questo». Raso ha assicurato sulla protezione e sicurezza dei rifiuti speciali in discariche autorizzate mentre per Alecci (Pd) «un colosso come Eni ha fatto perdere tempo umiliando la provincia di Crotone, ridotta a pattumiera regionale e nazionale. La responsabilità è anche del governo nazionale». Anche Afflitto (M5S) ha posto l’accento sull’incidenza di casi di tumori e leucemia a Crotone.
Il presidente Roberto Occhiuto ha rivendicato i criteri che impediscono nuove discariche a Crotone: «Secondo la legge del 2016, senza queste modifiche si sarebbero potute costruire discariche per 10 milioni di metri cubi. Il principio della deroga è un esercizio di buon senso. Il nostro territorio non sarà più stuprato e Crotone non sarà la pattumiera d’Italia. È una buona notizia per la Calabria, non per questa giunta». Il provvedimento è stato approvato. (euf)
Rifiuti, Calabrese: «Nessuna procedura di infrazione sul nuovo Piano di gestione»
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