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Informazioni ai clan e supporto per il traffico di droga, a Palmi condannato a 16 anni ex poliziotto

Gianluca Castagna in servizio fino al 2020 al porto di Gioia Tauro. L’arresto nell’ambito di un’inchiesta contro il clan Cacciola-Grasso di Rosarno

Pubblicato il: 26/07/2024 – 8:15
Informazioni ai clan e supporto per il traffico di droga, a Palmi condannato a 16 anni ex poliziotto

PALMI Il Tribunale di Palmi ha condannato a 16 anni di reclusione Gianluca Castagna, ex sovrintendente della Polizia di Stato, in servizio fino al 2020 nel posto di Polizia di Frontiera marittima nell’area portuale di Gioia Tauro. Castagna venne arrestato nell’ambito di un’operazione della Dda di Reggio Calabria a seguito di indagini contro il clan Cacciola-Grasso di Rosarno, con le accuse di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, corruzione e partecipazione ad associazioni dedite al narcotraffico internazionale.

Gianluca Castagna

L’indagine

L’indagine scaturisce da quanto accaduto la notte del 9 luglio 2018, quando la Dda guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri aveva emesso un fermo di indiziato di delitto a carico di 38 soggetti appartenenti o contigui alle cosche Cacciola e Grasso, radicate nella Piana di Gioia Tauro e riconducibili alla “società” di Rosarno del “mandamento tirrenico” della provincia di Reggio Calabria, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, tentato omicidio, estorsione, porto e detenzione di armi comuni e da guerra, produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti, danneggiamento, minaccia, intestazione fittizia di beni, impiego di denaro beni o utilità di provenienza illecita, violazione degli obblighi della sorveglianza speciale.
In quella circostanza sette dei destinatari della misura riuscirono a sfuggire dopo essere stati avvertiti dell’imminenza delle catture demandate all’Arma dei Carabinieri. Tra i soggetti, che da quel momento divennero latitanti, vi era la figura di spicco di Rosario Grasso, il “rampollo” della cosca Cacciola-Grasso, al quale era stata contestata l’aggravante di essere il promotore e l’organizzatore dell’articolazione territoriale della ‘ndrangheta. Le indagini conseguite alla fuga dei sette latitanti dai militari del Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri di Gioia Tauro, sotto la direzione della Dda, consentirono di arrestare tutti i soggetti che si erano resi latitanti e di individuare le connivenze che gli avevano consentito di darsi alla fuga. In particolare una puntuale attività d’indagine consentì di accertare che la notte dell’esecuzione dell’operazione «Ares», il giovane boss della cosca Grasso e i suoi più stretti collaboratori erano stati avvertiti tramite una comunicazione telefonica inviata da un appartenente alle forze dell’ordine, sull’apporto del quale i componenti della cosca avevano potuto contare sino a quel momento. Secondo l’accusa, l’uomo inoltre avrebbe fornito un supporto indispensabile per l’ingresso nel porto di Gioia Tauro di ingenti quantitativi di cocaina, provenienti dal Sudamerica e commissionati dai sodalizi. Un supporto sistematicamente retribuito, fornito nella qualità di pubblico ufficiale e nell’esercizio delle sue funzioni di responsabile del posto di Polizia di Frontiera marittima del porto di Gioia Tauro. (redazione@corrierecal.it)

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