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il ricordo

«Sette caffè o niente alla Playa»

«Un caffè! O sette o niente. Come? Sì, avete capito bene, o sette o niente. Come è possibile? Cosa era successo. Autunno anni ’70. Eravamo al Lido La Playa, uno di quegli stabilimenti balneari all…

Pubblicato il: 26/07/2024 – 12:30
di Gregorio Corigliano
«Sette caffè o niente alla Playa»

«Un caffè! O sette o niente. Come? Sì, avete capito bene, o sette o niente. Come è possibile? Cosa era successo. Autunno anni ’70. Eravamo al Lido La Playa, uno di quegli stabilimenti balneari alla moda che non hanno più simili. Ce ne sono magari di migliori, ma come quello – voluto ideato e inventato da Pasquale, Pino e Melo Loiacono, a San Ferdinando – non ce ne potranno mai più essere. Aveva caratteristiche tali assolutamente irripetibili. Stile, conduzione, arredi, posizione. L’estate stava finendo, non c’era il flusso di turisti e vacanzieri di agosto, al bar non c’era – stranamente – fila. Il barista era solo, alla cassa non c’era nessuno. Arriva un avventore, chiede un caffè. Mico Auteri, dietro il bancone, risponde, appunto, “o sette o niente”. Perché? C’era una cagione. Pasqualino il lupo, all’apertura del locale, a domanda del banconista se poteva accendere la macchina del caffè, aveva risposto: «Mico, se ti regoli che di caffè ne puoi fare sette-otto, l’accendi. Altrimenti non consumiamo energia». Mico, prendendo alla lettera il suo datore di lavoro, al poveretto che aveva chiesto il caffè, gli era uscito «o sette o niente!». Quell’avventore si era guardato intorno ed incontrando Pasqualino aveva in un certo senso protestato educatamente. Per non far brutta figura, il capo del locale, fece accendere la macchinetta e fece fare i caffè per quanti eravamo lì, sei-sette persone appunto. Era pomeriggio inoltrato, giovani e meno giovani cominciavano ad arrivare per gli ultimi spiccioli di quell’estate che si era caratterizzata come una delle più vive di quegli anni. C’era l’orchestra – l’unico locale della provincia di Reggio che non faceva ricorso ai juke-box o ai nastri, ma cantanti prenotati ed arrivati da Modena – i tavolini registravano ancora qualche presenza, non quelle di agosto, ovviamente, ma ancora una ventina di persone che godevano del lento o del twist, o non anche dell’hully gully, al ritmo delle canzoni dei “4 Lugli” – così aveva chiamato il complesso modenese Pino Loiacono – perché la stagione era iniziata proprio il quattro di luglio, ed il complesso aveva portato fortuna al locale. Qualche altra volta degli Epicurei 66, un complesso di Vibo Valentia, che aveva riscosso un successo inaspettato.
Non certo da paragonarsi a Vittorio Inzaina e la sua band, un cantante della Gallura che aveva vinto il festival di Castrocaro nel 1964 e aveva partecipato di diritto l’anno successivo a San Remo. Con la canzone “granito e mare, barriere e lampare, salutano te”, aveva affascinato giovani e meno giovani che arrivavano alla Playa di San Ferdinando da Reggio, Vibo e soprattutto da Polistena e Cittanova. C’era chi veniva dal pomeriggio per gustare il bagno in piscina che, unico stabilimento della Regione, in quegli anni aveva l‘acqua di mare. Cosa assolutamente insolita, per la difficoltà dell’operazione pompaggio che richiedeva attrezzature particolari e controlli continui. Eppoi c’era il ristorante alla page, che si caratterizzava per il pesca fresco di ogni tipo che Pino, ma assai più spesso Melo, compravano da “du fica” il più anziano marinaio del borgo, al quale non dava tregua. Melo e soprattutto Pino, aspettavano il pescatore sulla spiaggia per non correre il rischio di rimanere senza triglie, seppioline, surici, calamari. Musica, questa di tutti giorni. La sera, i balli. Erano i lenti fondamentalmente, a caratterizzare le notti playesi, a luci quasi spente, per la delizia di giovani e meno giovani, come, per esempio Franco Costa, di Gioia Tauro, che a San Ferdinando, ha trascorso le notti più vive della sua vita, come mi ha detto prima di salire in Cielo. E non che vivevamo di attesa di… incontrare le “nostre” ragazze, stavamo seduti con il classico whisky e coca con ghiaccio, ascoltando Inzaina o le melodie di 4 lugli, senza trascurare di fare il classico taglio e cucito ad amici e conoscenti. E quella sera che il cassiere, Nando Landro, si esibì con “ho tanta voglia di lei?” Indimenticabile. Tutti attorno a fare il tifo. Mai un dissidio, mai una diatriba, Ciccio, il patriarca che veniva da Bari ogni tanto non lo avrebbe consentito. Non parliamo di quella volta che venne Ornella Vanoni o soprattutto Patty Pravo che, anche lì, si era dimostrata, poco accomodante ai desiderata della clientela che viveva di serate dolci, spensierate, divertenti. Mia più, mai più. In assoluto. Grati e commoventi i ricordi a Pasqualino, Pino e Melo. Adesso, solo e soltanto i fischi alla luna!»

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