La valorizzazione di una regione passa anche dalla qualità della sua gente, della correttezza di chi è chiamato a trattare, dall’esperienza e dal riguardo che si ha per il territorio. In Calabria c’è una storia da difendere e da far conoscere al Paese, soprattutto adesso che sembrano sbiadirsi i princìpi della solidarietà e della correttezza.
Inutile tacere, in Calabria va sempre più considerato il proprio “orticello”. Persino i propri interessi si vuole che siano il frutto dell’egoismo. Potrebbe anche essere, ma quando si agisce per ottenere ciò che si vuole, e senza dover rendere conto ad alcuno se non a curare la propria persona, le parole rimangono vuote.
È quello che, probabilmente, potrebbe essere accaduto nell’incontro tra coloro che hanno avuto il compito di ammodernare la ferrovia in Calabria. Terra nella quale è facile che possano agire persone che, tra il fine da realizzare, abbiano anche quello della difesa degli interessi della propria città, senza curarsi di poter essere scoperti e inseriti nel novero dei soliti ciarlatani, pur di garantirsi i proseliti della gente e la promessa del sostegno elettorale.
Si vuole che sia questo il motivo che abbia indotto a perseguire l’idea che l’Alta velocità ferroviaria si fermasse almeno dentro le mura di Cosenza. Un modo di agire già messo in atto allorché bisognò prendere la decisione da dove far passare l’autostrada. Anche in quella occasione il tracciato subì modifiche strutturali perché attraversasse la città di Cosenza. A quel punto “il dato era tratto!” ma da cosa nasce questo provincialismo esasperato? Intanto dalla povertà della regione, ma anche dalla mancanza di “solidarietà” tra le province, tanto che ciò che viene destinato alla Calabria, viene realizzato in quella parte di territorio di chi ha più “forza” politica.
Anche per l'”Alta velocità ferroviaria” ci sarebbe da scoprire chi ha partecipato all’incontro con i vertici di “Ferrovie Italiane” e cosa abbia potuto dire riguardo al tracciato dell’Alta velocità in Calabria. Si intuisce come sia stata accolta la decisione dei cittadini di Cosenza, con quale contentezza. Inutile negare che farebbe piacere a tutti salire in treno in una qualsiasi città e scendere nella stazione della propria senza più essere costretti a dover cambiare mezzo. Anche questo è possibile che sia rientrato tra i “distinguo”, secondo lo stile di chi ha poco e quel poco lo mostra facendolo pesare.
Al di là di tanto, rimane l’amarezza tra gli abitanti della Calabria che andrà ad aumentare quando l'”Alta velocità”, pur toccando Cosenza, si allontanerà sempre più dalla Calabria e, forse, non arriverà mai, nonostante a Gioia Tauro vi sia il più grande porto commerciale del Mediterraneo. Il progetto dell’Alta velocità andava discusso tra il Governo centrale e quello regionale e valutato con competenza e serietà. Adesso non rimane altro se non sapere se il progetto è stato imposto dai tecnici delle Ferrovie dello Stato e, in tal caso, conoscere il piano tecnico che ha sancito l’esclusione del Capoluogo di Regione, soprattutto adesso che con Lamezia Terme è stata raggiunta l’intesa di realizzare la “Grande Città dell’Istmo”.
Inutile aggiungere che appare strano che chi ha partecipato alle riunioni non abbia avvertito il dovere di rendere noti, per tempo, i risultati. Anche oggi il silenzio continua a permanere sulla scelta fatta. E non solo su di essa, anche sul perché l’Alta velocità si dovrà fermare a Cosenza e non raggiungere anche Reggio Calabria. Così facendo, però, la Calabria sarà destinata ad offrire, chissà per quanto tempo ancora, strade non perfettamente confortevoli. Permane un sospetto che, anche senza l'”uomo forte” di turno, ci sarà sempre qualcuno che, per ottenere sostegno elettorale, sarà pronto a sostenere qualsiasi cosa. Anche che la candidata alla “Casa Bianca”, Kamala Harris, si sia formata politicamente a Cosenza. (redazione@corrierecal.it)
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