CATANZARO Com’è dura la fatica quotidiana dell’opposizione, quando si deve battagliare per una singola pratica che però ha un’importanza vitale. Sui grandi temi come il no all’autonomia differenziata, il no al Ponte sullo Stretto, le emergenze occupazionali e ambientali (non tutte) il centrosinistra calabrese manifesta segnali di condivisione e di unità ma poi quando si scende sul terreno della concretezza ecco che al solito prevalgono individualismi e particolarismi. Del resto, accade in primo luogo anche a Roma, e allora figurarsi in Calabria. L’ultima seduta del Consiglio regionale anche sotto questo aspetto è stata emblematica, con un centrosinistra che ha addirittura espresso tre posizioni diverse sullo stesso tema, quello della (futura) città unica della Grande Cosenza attraverso la fusione del capoluogo con Rende e Castrolibero: il Pd, che peraltro al proprio interno registra anche posizioni dissonanti, ha viaggiato d’intesa con il centrodestra per la deadline del 2017, perdendosi per strada però il M5S, il capogruppo del Misto Antonio Lo Schiavo e il capogruppo di DeMa Ferdinando Laghi. Il problema è che non è la prima volta che succede, a Palazzo Campanella: andando a memoria, sono almeno tre le volte in cui la minoranza si è “tripartita”, per non parlare poi della complessiva timidezza che spesso accompagna l’azione dell’opposizione al centrodestra, come ha dimostrato la difficoltà a “stanare” il presidente Roberto Occhiuto e la maggioranza proprio sul tema dell’autonomia differenziata, arma di fatto ormai spuntata qualora il centrosinistra volesse riproporla in Consiglio regionale.
Insomma, il centrosinistra in Calabria resta ancora in “mare aperto”, o, per usare un’espressione ormai di voga nel gergo politico, in un “campo largo” (largo in termini di soggetti che lo compongono e non di voti, beninteso…) ma proprio perché largo anche indefinito e confusionario. Su alcune questioni di grande respiro la sintonia e la sincronia tra Pd, M5S e altre forze progressiste si percepiscono anche se fondamentalmente restano abbastanza velleitarie, ma ancora manca nella coalizione un vero collante che poi possa tradursi in una vera e propria “barriera” a un centrodestra che anche in Calabria è tutt’altro che unito ma che alla fine si fa forza proprio sulla debolezza degli avversari. E sulla eterogeneità dell’area progressista, nella quale convivono partiti dall’indole e dalle dinamiche diverse: c’è il Pd al solito radicato sul territorio ma anche attraversato da continue fibrillazioni, il M5S meno fibrillante ma anche meno radicato, l’ala sinistra – Avs, in Calabria soprattutto Si – che ha fatto del movimentismo il proprio marcatore identitario, anche rispetto agli alleati, come ha dimostrato con le candidature alle Europee, soprattutto quella di Mimmo Lucano, poi eletto a Strasburgo e ridiventato sindaco di Riace, grande protagonista della tornata elettorale di giugno insieme al sindaco di Corigliano Rossano Flavio Stasi, definito da diversi analisti l’”astro nascente” del centrosinistra in Calabria. In più, da diverso tempo ha preso forma, sia pure smentito dai diretti interessati, il “partito dei sindaci” composto dai primi cittadini di Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio Calabria e ora anche Vibo Valentia, rispettivamente Nicola Fiorita, Franz Caruso, Vincenzo Voce, Giuseppe Falcomatà ed Enzo Romeo: hanno in pratica creato un’”Anci bis” e viaggiano all’unisono al di là e più di quanto non faccia l’intera coalizione, con nemmeno tanto celate ambizioni di candidatura alla Regione da parte di alcuni di loro (segnatamente Fiorita, Caruso e Falcomatà). Insomma, un “campo largo” ma proprio per questo indefinito e confusionario, e anche per questo appetibile a fasi alterne alle forze centriste, che in Calabria hanno avuto un buon risultato alle Europee e però hanno diverse specificità: Azione alla Regione è organica alla maggioranza di centrodestra e non sembra particolarmente attratta. Quanto a Italia Viva, dopo la “svolta” di Matteo Renzi pro Elly Schlein potrebbe essere un filone interessante anche in Calabria, ma solo il tempo potrà confermarlo. E così per il centrosinistra il mare è davvero aperto e il cielo è senza rete. Del resto, a livello nazionale la ricerca-rincorsa all’unità da parte del centrosinistra è un continuo “stop and go” e questo inevitabilmente si proietta sui territori, non agevolando il lavoro già abbastanza complicato dei segretari regionali dei partiti – Nicola Irto per il Pd, Anna Laura Orrico per M5S, Fernando Pignataro per Si – dei big della coalizione e dei “grandi” sindaci. Tutti alla ricerca di un’identità precisa che significa anche un futuro preciso. (a. cant.)
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