CATANZARO Un tuffo in un dolore che non si cancella e che non ha confini, un tuffo nell’orrore dell’indifferenza ma anche nella grandezza di una solidarietà incondizionata che alimenta la speranza, perché da quel giorno non è più come prima, quel giorno ha segnato un prima e un dopo. E’ un colpo diretto al cuore “Cutro, Calabria, Italia”, il film del regista calabrese Mimmo Calopresti presentato in anteprima assoluta al Magna Graecia Film Festival di Catanzaro. Poco più di un’ora dedicata alla strage dei migrati morti nelle acque di Steccato di Cutro il 26 febbraio del 2023, un’opera stile documentario ma che va al di là del documentario, girata praticamente in tempo reale e nei luoghi della tragedia, un film che lascia senza fiato e senza parole, che commuove ma al tempo stesso indigna, che non fa sconti alternando la durezza e la crudezza e delle immagini alla struggente forza delle storie delle vittime e delle testimonianze, le testimoniane dei sopravvissuti ma anche di tutti coloro che a vario titolo in quei giorni drammatici erano lì, sulla costa calabra, ad evitare quella che don Luigi Ciotti, in una parte del film, definirà «l’emorragia dell’umanità». «La cosa più importante che ci ha mosso – racconta Calopresti alla presentazione del film sollecitato dalle domande del giornalista Antonio Capellupo – è stata proprio quella di esserci, l’aver deciso di mettere i piedi in quel posto, di camminare sulla spiaggia di Cutro, per dare un diverso punto di vista: quello di capire chi c’era su quella barca, le loro storie, per rompere anche il meccanismo classico dell’immigrazione, Forse anche per questo c’è stata questa grande reazione dei calabresi, la solidarietà, il dare una mano e la voglia di occuparsene, ed è stata una cosa davvero importante. Questo film in pratica – prosegue Calopresti – mi competeva, da calabrese».
“Cutro, Calabria, Italia” sono tanti frammenti che alternano sentimenti contrastanti, i corpi mostrati senza filtri distesi sulla spiaggia ma anche il calabrese che ricorda come nella nostra regione convivono pacificamente le religioni più diverse, o la fredda sigla che accompagna la bara senza nome – KR16M0 – o le urla strazianti dei parenti delle vittime sulle bare al Palamilone di Crotone ma anche l’anziana signora Parisi che ha donato dei loculi per dare degna sepoltura ad alcune vittime perché è più importante dare che ricevere. E poi quel fil rouge di grande impatto cinematografico e culturale che il film di Calopresti crea con “Il Vangelo secondo Matteo”, il capolavoro che Pier Paolo Pasolini girò 60 anni fa praticamente nelle stesse zone del Crotonese, con quella citazione (è la voce di Gesù) “Farò di voi pescatori di uomini” che per Calopresti «è una straordinaria profezia, da far venire i brividi». Storie che colpiscono, come la volontaria di Amnesty che dice «Nessuno di noi ha colpa ma ci sentiamo tutti in colpa», e anche un grande uomo di mare come Giovanni Soldini che ricorda come «in mare la regola è salvare le vite, soprattutto se navigano in 200 su un caicco di 20 metri, e poi magari si vedono le regole sui rimpatri e altre questioni burocratiche».
«Perché è chiaro che le strutture intenzionali devono fare qualcosa», afferma ancora Calopresti, che ringrazia la Calabria Film Commission per il fondamentale contributo e il sostegno a un’opera destinata a restare scolpita nel Pantheon de cinema. Forse anche per questo Capellupo legge un messaggio del Papa fatto recapitare al Magna Graecia Film Festival attraverso il segretario di Stato Parolin, l’auspicio da parte del Pontefice che «la significativa manifestazioni susciti un rinnovato impegno nel favorire la bellezza della cultura, capace di aprire all’accoglienze e alla solidarietà, promuovendo così la pace e la fraternità, Una delle cose che avvicinano l’arte alla fede è di disturbare un po’, l’arte e la fede non possono lasciare le cose come stanno, le cambiano, le muovono». Sul palco, a portare i saluti il commissario della Calabria Film Commission, Antonio Giulio Grande, per il quale «“Cutro, Calabria, Italia” di Calopresti ci sta molto a cuore perché rappresenta quello che il popolo calabrese ha nel proprio Dna, l’accoglienza e la solidarietà, tratti che la grande delicatezza di un maestro come Calopresti ha saputo tracciare perfettamente». In sala tante personalità, dall’attore catanzarese Francesco Colella voce narrante del film all’orafo Gerardo Sacco, dal capo della Protezione civile regionale Domenico Costarella (anche lui intervistato da Calopresti nel Film) al sindaco di Cutro Antonio Ceraso, che lascerà un messaggio preciso: «Ogni vita dev’essere salvata». (a. cant.)
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