ROMA Grandi quantitativi di cocaina caricati, spostati e trasportati su e giù per il Paese. Dalla Calabria a Roma, dalla Capitale arrivando in alcuni casi anche a Milano. Movimenti tracciati dagli inquirenti – con il coordinamento della Dda di Roma – che hanno consentito di ricostruire gli affari di un ristretto gruppo criminale, ma molto ben organizzato, fino all’arresto di 8 persone (obbligo di firma per un’altra). Occhi puntati, quelli degli investigatori, su due calabresi: Giuseppe Domenico Ietto (cl. ’00) di Locri e Gianluca Minnella (cl. ’95) di Cinquefrondi. Il primo è finito in carcere mentre per il secondo sono stati disposti i domiciliari a Bovalino.
Sono numerose le conversazioni “criptate” di Minnella con Cristian Canella, romano classe ’88, considerato dagli inquirenti a capo del gruppo. Minella, infatti, è già gravato da una condanna irrevocabile, attualmente sottoposto alla misura degli arresti domiciliari per reati anche in materia di stupefacenti. Per lui la Dda aveva chiesto il carcere ma il gip ha disposto i domiciliari, «in considerazione dell’assenza, nei suoi confronti, di carichi pendenti, nonché del luogo nel quale è da più tempo ristretto per altra causa, lontano da quello nel quale ha a lungo operato con Canella e gli altri coindagati».
Un primo affare ricostruito dagli inquirenti, e riportato dal gip nell’ordinanza, riguarda il viaggio di un membro del gruppo, Cristian Ionescu, per conto di Canella, per ricevere 13 kg di cocaina da consegnare a Milano per conto di un calabrese non identificato che utilizzava il nickname “Carlitos” nelle chat criptate. Ionescu – finito in carcere – è coinvolto in numerosi episodi di spaccio ed «è pienamente addentro all’ambiente del narcotraffico» annota il gip, in affari con Canella da molto tempo. È il 7 gennaio 2021 quando Ionescu si sarebbe incontrato con Minnella «in un bar nel comune di Ardore Marina, nel Reggino, come avvenuto il 28 dicembre 2020. Il calabrese fa caricare i primi 3 chilogrammi di droga, inviando poi Ionescu in un altro luogo per prelevare i restanti 10 chilogrammi. Il romeno parte alla volta di Roma dove si occupa di occultare l’ingente quantitativo di stupefacente all’interno degli sportelli dell’autovettura utilizzata, «dirigendosi poi nel Comune di Milano per la consegna della droga» a quel “Carlitos” che avrebbe poi richiesto il trasporto di un secondo carico di droga per un totale complessivo di 17 kg di coca.
È il 7 febbraio del 2021 quando il calabrese invia al romano «alcune fotografie riguardando un carico di cocaina», riferendo all’interlocutore di «poterla acquistare in Calabria al prezzo di 31mila euro al chilogrammo, massimo 31.500», annota il gip nell’ordinanza. Il romano, dal canto suo, «replica che dalle fotografie ricevute la qualità della droga non sembra ottima ma viene rassicuralo dallo stesso Minnella, aggiungendo che devono fare due conti per consegnarla immediatamente a Mario che si sarebbe poi occupato della vendita». Il 10 febbraio i due continuano a comunicare, con Canella che comunica a Minella che si sarebbe «occupato della compravendita» annota il gip, facendo riferimento ad un “Barbetta” – anche questo non identificato – che «quando avranno finito lo dovrà raggiungere». Il carico di droga arriva ma, proprio come temeva Canella, la coca arrivata col marchio “cavallo” era di scarsa qualità.
La qualità scarsa era effettivamente un problema, anche perché all’orizzonte c’era la possibilità di effettuare una vendita sul territorio di Milano. Per questo motivo Canella contatta il calabrese per dirgli che, evidentemente, il problema era che la coca era «troppo secca perché pressata». E così, il giorno dopo, il calabrese spiega al romano che avrebbe dovuto togliere il “rosso” dalla cocaina in vista del possibile affare milanese: un soggetto non identificato disposto ad acquistarla al prezzo di 38mila euro al chilogrammo, «richiedendo di inviare lonescu per la consegna della droga» annota il gip nell’ordinanza e di come, «una volta effettuata, Minnella tornerà a Roma con lui. E si raccomanda poi nuovamente di pulire bene la droga al fine di recuperare tutti i soldi entro 10/15 giorni». Come ricostruito dagli inquirenti, dunque, Canella e Minnella si scambiano diversi messaggi nelle ore successive, mostrando la cocaina su un bilancino – con il peso di 449 grammi – spiegando «che sarebbe stato proprio Ionescu ad effettuare la consegna della droga» riporta ancora il gip nell’ordinanza, all’indirizzo indicato da Minnella nel Comune di Mariano Comense.
A proposito dei viaggi in Calabria, invece, sarà a marzo dello stesso anno che gli inquirenti ricostruiscono l’organizzazione del gruppo per arrivare ad Ardore Marina e poter caricare di cocaina un’auto appositamente “modificata”. Canella, infatti, spiega a Minnella che «la droga verrà custodita all’interno del paraurti posteriore e nei cassettoni riferendo che così potrà caricarne di più», annota il gip nell’ordinanza. Da parte sua il calabrese si informa per capire se Ionescu fosse «disposto a recarsi immediatamente nel Comune di Bari per consegnare 20 chili di cocaina» annota ancora il gip nell’ordinanza, per evitare «di trasportare nella Capitale un ingente quantitativo di droga» considerato che i fornitori calabresi sono intenzionati a consegnarne il maggior quantitativo possibile. (g.curcio@corrierecal.it)
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