COSENZA Partiranno il 3 agosto alle ore 11 a Villaggio Mancuso, preso lo Chalet del bosco a Monaco, negli spazi messi a disposizione dai Carabinieri Forestali Reparto Biodiversità di Catanzaro, con la grande mostra ‘Vittorio De Seta Lettere dal Sud’. L’esposizione ha inaugurato le celebrazioni per i cento anni della nascita del grande maestro del cinema, con l’intento di farne conoscere la figura. Realizzata con il sostegno di Miur e Mibact grazie all’Istituto De Nobili di Catanzaro, dalla Cineteca della Calabria, e curata da Eugenio Attanasio e Antonio Renda con la collaborazione di Lidia Elia e della pro Loco di Taverna.
Un evento – è scritto in una nota – che si lega in maniera particolare al territorio della Sila Catanzarese per la presenza all’interno della mostra della figura materna di Maria Elia, che costruì a Buturo la famosa Torre della Marchesa, struttura storica ancora oggi utilizzata come punto di riferimento topografico, nel quale il giovane Vittorio passava le vacanze estive. La mamma di Vittorio de Seta fu un personaggio straordinario e contraddittorio della scena politica e culturale del tempo, con frequentazioni importanti di gerarchi, artisti e pittori, che ebbe un rapporto burrascoso con il figlio, raccontato nel film Un uomo a metà. Un importante allestimento nel quale si possono apprezzare i film e i documentari del maestro che costituiscono un’opera aperta sul mondo delle nuove immigrazioni, sulla società italiana e sui Sud del mondo, come lo erano e forse ancor oggi lo sono le periferie urbane, ma anche le aree depresse e svantaggiate del Sud Italia. Nella mostra si racconta dei viaggi e dei lunghi ritorni nel meridione di un maestro del cinema che ha saputo raccontare cinquant’anni di società italiana con lo sguardo dell’antropologo e la sensibilità dell’artista. Discendente da una famiglia che ha dato ben due sindaci alla città di Catanzaro e considerato uno degli ultimi meridionalisti, il suo modo di fare cinema ha costituito un punto di riferimento per tanti autori, giovani e meno giovani che si ritrovano oggi nella scuola del cinema del reale. La sua avventura comincia nel 1954 tra Calabria e Sicilia ,quando il giovane Vittorio inizia la sua prestigiosa carriera di documentarista. Qui gli si rivela di una realtà, quella del meridione , fatta di contadini, pastori, pescatori, minatori, affascinante, misteriosa, dove si lotta contro la natura per sopravvivere. Il viaggio tra Sicilia, Sardegna, Calabria dura cinque anni per girare dieci preziosi documentari, autoprodotti, che segnano la carriera e lo preparano al passaggio al lungometraggio. Banditi ad Orgosolo è salutato come il ritorno del cinema neorealista nell’Italia del primo boom economico alla Mostra del cinema di Venezia nel 1961, un debutto trionfale per un’opera epocale. Un allestimento importante che giunge al termine di un lungo lavoro effettuato dalla Cineteca della Calabria sul regista, del quale la Cineteca custodisce l’opera omnia, ed iniziato vent’anni fa con la prima ristampa dei documentari 54’59, proseguito con la pubblicazione del volume, e che oggi continua. Ingresso libero ore 10-18.
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