VIBO VALENTIA Gli archivi delle procure calabresi sono pieni di faldoni dedicati alle attività di indagine avviate e dedicate al contrasto dell’inquinamento delle acque. I depuratori e gli impianti di trattamento delle acque reflue vengono costantemente monitorati e finiscono spesso nei radar delle forze dell’ordine. I sopralluoghi sui siti dove si sospetta la presenza di valori oltre la norma sono all’ordine del giorno. E’ di pochi giorni fa, l’operazione nome in codice “Deep” conclusa dai Carabinieri di Lamezia Terme e del Nucleo Forestale, che ha portato al sequestro preventivo di un tratto di circa 380 metri del canalone industriale, che dalla zona di San Pietro Lametino, dove insiste l’impianto di depurazione, si immette alla foce del fiume Turrina, con sbocco nel tratto di mare antistante il Golfo di Sant’Eufemia. A circa 30 chilometri di distanza dal sito oggetto della più recente indagine, alcuni campionamenti effettuati nelle scorse settimane avrebbero restituito risultati positivi e cristallizzato la presenza di valori superiori ai limiti consentiti.
Siamo a Pizzo Calabro, in località “Difesa”. Alcuni bagnanti, due settimane fa, segnalano la presenza di acqua verdastra e maleodorante. Il fenomeno ha interessato le località San Giorgello, Colamaio e Difesa. Sul posto intervengono i militari della Guardia costiera, il personale degli uffici locali marittimi agli ordini del comandante Giuseppe Francolino, unitamente ai tecnici di Arpacal.
Nei giorni successivi alle segnalazioni, seguiranno monitoraggi e campionamenti delle acque con la collaborazione dei carabinieri di Vibo Valentia per verificare il rispetto dei limiti tabellari della acque scaricate.
Dai risultati – secondo quanto appreso dal Corriere della Calabria – sarebbero emerse criticità legate al depuratore del condominio “Porto Ada” situato a Pizzo, in località “Difesa”.
Alla presenza di cattivo odore, le forze dell’ordine annotano difformità sulla struttura giudicata «fatiscente» e segnata dalla «scarsa manutenzione». Nello specifico, la sezione delle vasche di disinfezione presenterebbe segni di «trascinamento di fanghi dal colore torbido». Inoltre, sarebbero visibili anche tracce di uno sversamento di reflui riversati tramite un solco (non naturale), nella pineta circostante. Nel territorio oggetto di analisi, si sarebbero formate – in alcuni punti – chiazze di melma. Il campione prelevato all’uscita della vasca non rientrerebbe entro i limiti assunti dall’autorità giudiziaria competente per i parametri riferiti ai Cloruri ed al fosforo totale. La segnalazione dei militari riguarda anche per il superamento del limite dell’Azoto totale. (f.b.)
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