La raccolta delle firme al fine di abrogare la legge sull’autonomia differenziata nella Sanità, avrebbe raggiunto il quorum delle 500 mila firme. La cosiddetta “Legge Calderoli” andrebbe, pertanto, verso il voto referendario tra aprile e giugno del 2025. Perché ciò accadesse se ne sono fatti carico Cgil e Uil che hanno iniziato una raccolta di firme. Secondo gli antagonisti la legge avrebbe penalizzato le regioni del Sud essendo l’obiettivo quello di “differenziare il diritto alla salute; il diritto all’istruzione; quello al lavoro e il diritto ad un contratto nazionale”. Il mezzo per uscire era riposto nel provocare una profonda spaccatura tra il Nord e il Sud del Paese che già oggi “viaggiano” a velocità diverse. Il che provoca ulteriori divisioni e allargare la “spaccatura” tra il Nord e il Mezzogiorno. E per città come quelle calabresi, che già stanno facendo esperienza circa la disparità dei diritti rispetto a quelle del Nord, l’esito sarebbe catastrofico. La mancanza di investimenti nel settore sanitario, nel Mezzogiorno, non soltanto avrebbe allungato le liste d’attesa nei nosocomio, quanto avrebbe provocato un caos e profonde diseguaglianze a cominciare dai “pronto soccorso”, a tutto vantaggio della Sanità privata nella quale si recano coloro che dispongono di sufficiente denaro. Non vi è dubbio che il progetto noto come ulteriori disparità a tutto vantaggio di chi dispone di denaro. Il progetto di “legge Calderoli” se approvato, frammenterebbe la legislazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro e metterebbe in discussione il contratto collettivo nazionale in materia di Sanità. Tutte circostanze sconosciute per la Sanità privata, nella quale si curano coloro che non dispongono di sufficienti disponibilità economiche. Tanto perché la legge riconosce che i cittadini sono tutti uguali.
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