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l’inchiesta

I soldi dei clan riciclati nelle scommesse e le confische all’imprenditore «protetto dai Piromalli»

A Santo Furfaro erano già stati sottratti beni per circa 3 milioni di euro lo scorso anno. Il suo nome è nella “galassia” del betting illegale scoperto dalla Dda

Pubblicato il: 01/08/2024 – 19:13
di Giorgio Curcio
I soldi dei clan riciclati nelle scommesse e le confische all’imprenditore «protetto dai Piromalli»

REGGIO CALABRIA Secondo la Distrettuale antimafia di Reggio Calabria, insieme ad un altro soggetto, «sarebbe stato il capo, promotore e gestore del sito internet “Fsa365.com” attraverso cui, senza concessione, entrambi avrebbero esercitato in Italia la raccolta di scommesse». È una delle “storiche” accusa mosse all’imprenditore Santo Furfaro, classe ’66.
La Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha emesso un provvedimento che porta alla confisca dell’intero compendio aziendale di Furfaro, compresa una ditta individuale e due aziende operanti nella gestione di apparecchi da gioco, oltre a quindici terreni ubicati in provincia di Arezzo. Questi beni erano già stati sequestrati nel gennaio 2023 come parte dell’operazione di repressione delle attività criminose legate al gioco d’azzardo.

La “Galassia” del betting

Già perché il nome di Furfaro – sempre secondo la Dda reggina – sarebbe legato alle cosche di ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro e ancora «espressione economica nel settore della cosca Piromalli», come lo ha definito invece il collaboratore di giustizia Antonio Russo. Il nome di Furfaro è saltato fuori dall’inchiesta “Galassia” del 2018, condotta dalla Guardia di Finanza, nell’ambito della quale era emerso un sofisticato e remunerativo sistema finalizzato all’illecita raccolta di scommesse on-line, avente base decisionale ed operativa a Reggio e ramificazioni all’estero tramite società a Malta, in Romania, Austria e Spagna. Secondo la Dda, però, si trattava di società che «avrebbero agito mediante un sistema di guadagno a “cascata”, dal master, vertice della piramide e promotore dell’organizzazione, all’end user, il giocatore finale».

galassia scommesse piromalli

I soldi “riciclati” dalla ‘ndrangheta

Con il blitz dell’epoca, la Dda reggina era certa di aver svelato «l’esistenza di una pluralità di associazioni per delinquere operanti sul territorio nazionale nel settore della raccolta del gioco e delle scommesse» con i marchi “PLANETWIN365” (fino al 2017), “BETALAND” ed “ENJOYBET” le quali, «in rapporto sinallagmatico con la ‘ndrangheta, da un lato consentivano a quest’ultima di infiltrarsi nella propria rete commerciale e di riciclare gli imponenti proventi illeciti, dall’altro traevano esse stesse significativo supporto per l’ampliamento della propria rete commerciale e per la distribuzione capillare del proprio marchio sul territorio».
I punti affiliati trasferivano le somme incassate alla direzione amministrativa dell’associazione situata all’estero, sottraendole all’imposizione fiscale italiana». Inoltre, l’organizzazione avrebbe avuto collegamenti con la ‘ndrangheta, alla quale garantiva una parte dei proventi in cambio di protezione e diffusione dei brand on line e in esercizi commerciali.

Le dichiarazioni del pentito

«(…) quello che so su Santo Furfaro è questo. Che questo bowling dove è nato questo, diciamo, di Santo Furfaro doveva nascere con… di Gioia Tauro…perché l’ideatore, la mente del bowling a Gioia Tauro è stato solo ed esclusivamente (…) ma non hai mai lavorato perché non ha trovato i giusti appoggi, diciamo, a livello di ‘ndrangheta ed economici… poi hai visto poi com’è finita che il bowling l’ha fatto Santo Furfaro con Cosimo Romagnosi». «(…) preciso ad ulteriore conferma di quello che io sto dicendo che, quando feci una truffa a Reggio Calabria con la società COAG dei fratelli Cotugno, fu ritirato del pellet e questo pellet fu venduto a Mommino Piromalli e lo scarico di questo pellet fu fatto nei locali di Santo Furfaro del bowling dalla parte di dietro e io gli dissi “come mai dobbiamo andare al bowling? Io non ci voglio venire a scaricare la merce là, perché so che dietro c’è Cosimo Romagnosi ed essendoci Cosimo Romagnosi ci sono i Piromalli, non mi voglio mettere in difficoltà con nessuno!”, mi disse Mommino Piromalli “puoi venire con la massima tranquillità perché è cosa nostra” e io andai a scaricare il pellet. Questo è quanto dichiarato, ve lo riconfermo nell’occasione odierna che mi state sentendo». Così, in un verbale di interrogatorio risalente al 2018, il collaboratore di giustizia Antonio Russo parlava di Santo Furfaro al pm Stefano Musolino.

La nuova misura

La nuova confisca ai danni Furfaro è l’ennesima misura degli ultimi anni. A maggio del 2023, infatti, la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, sempre su richiesta del Procuratore Bombardieri, aveva ordinato la confisca di un patrimonio di 3 milioni di euro, eseguita tra Calabria, Toscana e Lazio, interessando il compendio aziendale di 4 società operanti nei settori ludico ed immobiliare, 11 fabbricati, 3 terreni e disponibilità finanziarie. (g.curcio@corrierecal.it)

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