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Il caldo, la crisi idrica e la carenza d’organico: al carcere di Vibo la difficile vita di detenuti e agenti

Capienza al limite, poco personale e problemi che riflettono quelli degli istituti di tutta Italia. I Radicali: «Tenere alta l’attenzione»

Pubblicato il: 01/08/2024 – 7:14
Il caldo, la crisi idrica e la carenza d’organico: al carcere di Vibo la difficile vita di detenuti e agenti

VIBO VALENTIA Vivere in pochi metri quadrati con un caldo asfissiante e una crisi idrica: è la drammatica condizione dei detenuti nel carcere di Vibo Valentia, dove pochi giorni fa una protesta è degenerata in aggressioni al personale e danni alla struttura. Una “polveriera” sociale che rischia di implodere con carenze strutturali, poco personale e diritti dei detenuti a rischio: l’emergenza carceri, diffusa in tutta Italia, è anche più evidente nel Sud, dove alle problematiche “interne” si aggiungono quelle di un contesto “esterno” in difficoltà. È il caso, ad esempio, dell’ordinanza di non potabilità dell’acqua emanata qualche giorno fa dal sindaco di Vibo Enzo Romeo che, unita al caldo asfissiante estivo, ha portato i detenuti a due giorni di proteste culminati in un principio di fuoco appiccato in una stanza. Situazione su cui accendono i fari anche i sindacati della polizia penitenziaria: poco personale a gestire la “polveriera” e a rischiare la propria incolumità. Un allarme lanciato anche dall’altra parte, da chi difende i diritti di detenuti “costretti” a vivere in condizioni difficili.

Verso il record negativo di suicidi

Non a caso, secondo gli ultimi dati nazionali, sono ben 61 i suicidi dei detenuti da inizio anno.«Di questo passo – scrive l’associazione Antigone – si supererà il record negativo del 2022», quando a togliersi la vita furono 85 persone. Al numero di quest’anno si aggiungono i 6 agenti della polizia penitenziaria che si sono suicidati. Dati che inquadrano la difficile condizione di chi vive o lavora in carcere. Anche Vibo Valentia compare nel drammatico elenco, da quando lo scorso aprile un detenuto si è impiccato nella sua cella. A rendere particolarmente critiche le condizioni in carcere è il sovraffollamento, con un tasso nazionale che supera il 150% e raggiunge picchi di oltre il 200% in alcuni istituti, per un totale di 14.500 di detenuti in più del previsto. Parallelamente a “gestire” le carceri c’è un organico inferiore di 18 mila unità rispetto a quello previsto.

Le criticità al carcere di Vibo

Criticità che si ripercuotono anche sul carcere di Vibo, dove la capienza è al limite (396 detenuti su 406 posti), ma l’organico di Polizia Penitenziaria è sotto di circa 70 unità secondo i dati del Ministero della Giustizia. A preoccupare nella casa circondariale di Vibo sono principalmente le carenze strutturali, con parti dell’edificio vetuste che necessiterebbero di interventi. Ma anche l’assenza di un percorso vero e proprio di accompagnamento psichiatrico per i detenuti, con un medico psichiatra assegnato solo un mese fa con l’intervento della Prefettura. Condizioni che creano tensioni all’interno del carcere e che culminano in diverse aggressioni nei confronti degli agenti e con detenuti al limite della salute mentale. A “tamponare” la situazione amministratori, educatori, cappellani e associazioni, coordinati dalla direttrice Angela Marcello, che nelle difficoltà cercano di garantire percorsi rieducativi ai detenuti. Diverse le iniziative con il tentativo di colmare le lacune rieducative dello Stato: per ultima, la “partita con i papà” organizzata a giugno, quando una parte di detenuti ha potuto giocare insieme ai propri figli nel campo all’interno dell’istituto.

La denuncia dei Radicali: «L’attenzione deve rimanere alta»

A denunciare, in primis, l’assenza di un medico psichiatra erano stati i Radicali, che hanno visitato lo scorso maggio l’istituto. «Saremo in carcere ad agosto e poi ancora a settembre come Radicali Italiani, insieme ad altri volontari e cittadini che intendono vederne dall’interno le condizioni» afferma al Corriere della Calabria Fabio Signoretta, sindaco di Jonadi e esponente dei Radicali. «L’attenzione deve rimanere alta ed il numero di suicidi deve fare da monito. Siamo tutti responsabili se il sistema carcerario italiano non rappresenta un’occasione di rieducazione e reinserimento ma il sintomo invece di un paese incapace di rispondere ai reati con il diritto». Da sindaco ha istituito, come primo comune della provincia, il garante dei diritti delle persone private della libertà personale. Una nomina di «cui siamo orgogliosi e che presenteremo nei primi giorni di settembre». (Ma.Ru.)

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