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Sovraffollamento, carenza di personale, suicidi: l’inferno delle carceri calabresi – IL REPORT

Il Garante regionale dei detenuti Muglia presenta la prima relazione semestrale del 2024. «Si registra un aggravamento della situazione generale»

Pubblicato il: 01/08/2024 – 12:10
Sovraffollamento, carenza di personale, suicidi: l’inferno delle carceri calabresi – IL REPORT

CATANZARO Oltre 5.300 “eventi critici” – tra cui 3 suicidi e 80 tentati suicidi – e poi un consistente sovraffollamento a fronte di una grave carenza di personale. L’”inferno” delle carceri calabresi è racchiuso nei dati dell’ultima relazione semestrale del Garante regionale dei detenuti, Luca Muglia, relazione presentata oggi in Cittadella. «Dati che – spiega in premessa Muglia – non solo confermano il trend di quelli precedenti, ma indicano in alcuni settori anche un aggravamento della situazione generale». La relazione (consultabile in versione integrale alla fine dell’articolo) copre l’arco temporale gennaio-giugno 2024. Per quanto riguarda gli eventi “critici”, che per la precisione sono 5.306 dall’inizio dell’anno, vanno censiti anche 225 atti di autolesionismo e 75 aggressioni ad agenti penitenziari. Altro dato significativo, in negativo, secondo Muglia è il fatto che il 40% dei detenuti nelle carceri calabresi non sconta in carcere una pena definitiva ma una misura cautelare. Con riferimento al sovraffollamento, nei 12 istituti penitenziari in Calabria sono presenti 2.998 detenuti a fronte di una capienza di poco più di 2.700 detenuti, con un indice di affollamento pari a 114,78, con punte drammatiche a Locri (147) e Castrovillari (136).  «Per quanto riguarda i diversi istituti – aggiunge poi Muglia – quello che ha riscontrato il Garante regionale è una sofferenza generalizzata che riguarda gli organici di polizia con valori molto elevati in alcuni istituti come Catanzaro, Paola, Palmi e Vibo Valentia. Quanto ai funzionari giuridico pedagogici la situazione è apparentemente migliorata perché sono stati integrati molti funzionari e anche i mediatori culturali, però se prima avevamo un rapporto che era un educatore ogni cento detenuti, ora il rapporto è mutato e abbiamo due educatori ogni cento detenuti. Immaginate – si chiede il Garante regionale dei detenuti – se è possibile affrontare la situazione carceraria in queste condizioni: per ammissione dello stesso capo dipartimento Russo ci vorrebbero almeno 2.000 funzionari giuridico pedagogici in più in tutt’Italia». Secondo quanto riferisce Muglia «è invece migliorata la situazione dell’istituto penale minorile nel quale è stato molto rafforzato all’organico di polizia penitenziaria, anche se ancora mancano funzionari ed educatori – c’è un solo educatore per un intero istituto penale minorile. In più l’effetto del decreto Caivano si fa sentire perché abbiamo avuto un più 23% di detenuti minori o giovani adulti ristretti nell’istituto penitenziario rispetto all’anno precedente con pochissimi definitivi e la maggioranza in misura cautelare in carcere». Complessivamente confortante poi la situazione delle due Rems di Girifalco e Santa Sofia d’Epiro, praticamente a regime, ma – spiega poi il Garante – «abbiamo una lunga lista di attesa di persone che attendono di essere collocate nelle Rems e sotto questo profilo il tempo medio di attesa supera addirittura i due anni».

Il Garante regionale dei detenuti Muglia in Cittadella

Le conclusioni del Garante

Secondo Muglia «purtroppo si era creata un’aspettativa enorme da parte della popolazione detenuta, perché di carcere si parla ormai ogni giorno, ma questa aspettativa è stata tradita allo stato attuale da tutti i provvedimenti che sono stati emessi, compreso il decreto Nordio che presenta delle soluzioni anche condivisibili, ma che sono tutte a medio e a lungo termine. Nel decreto non viene semplificata la liberazione anticipata, non viene presa alcun tipo di misura rispetto al fenomeno dei suicidi in carcere che ha raggiunto livelli mai raggiunti negli ultimi vent’anni. C’è da affrontare il tema di quelle persone che hanno una pena residua di 3, 4, 5 anni che arrivano a 30mila, quindi sono quasi la metà del totale complessivo che potrebbero uscire dal carcere, tra i quali si potrebbe attivare un percorso di reinserimento sociale e che aggravano anche la situazione del sovraffollamento. Su questa tipologia di persone detenute occorre intervenire al più presto». Per quanto riguarda gli organici «la situazione calabrese – osserva Muglia – non è mutata, in Calabria saranno assunti non più di 70 operatori nei prossimi mesi ma si tratta di quindi un numero assolutamente esiguo. E’ evidente – sostiene il Garante – che se non si rafforza l’organico di polizia penitenziaria accade quello che sta accadendo in questo momento, cioè che alle 3 di pomeriggio il carcere non è in grado di assicurare le attività rieducative. Muglia infine preannuncia che «sulla questione, da me già tante volte segnalata, delle barriere in plexiglass che si trovano nelle carceri di Cosenza, di Vibo e di Reggio Calabria, se a breve non avrò risposte attiverò la Commissione sui diritti umani del Senato per far emergere questa situazione perché nel 2024 non è possibile murare vivi i detenuti all’interno di una cella con le temperature estive che stiamo registrando in questi giorni». (a. c.)

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