COSENZA Il primo luglio scorso Alberto Mussari, 61enne di Panettieri e titolare di una impresa boschiva è intento a tagliare legna, con gesti ripetuti centinaia di volte solo che in quella circostanza qualcosa non va per il verso giusto. Si tratta di un incidente sul lavoro, uno dei tanti che purtroppo e spesso costano la vita. La motosega recide infatti la vena giugulare del 61enne determinando, come è facile intuire, una situazione di gravissimo pericolo. Mussari incredibilmente riesce a raggiungere qualcuno che possa soccorrerlo, viene trasportato in fretta e privo di sensi nel vicino ospedale di Soveria Mannelli per un primo intervento che lo stabilizza, da lì il trasferimento d’urgenza all’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro dove ad attenderlo trova l’equipe pronta.
«Sono stati momenti terribili – racconta Alberto Mussari – ed oggi grazie ad un intervento di ricostruzione della vena giugulare sono qui a raccontarli. Ho un ricordo nitido fino ad un certo momento, poi più nulla. So però che se non avessi trovato un’organizzazione che ha funzionato, medici competenti ed un’equipe pronta non ce l’avrei fatta».
«Spesso ed a ragione – aggiunge Mussari – in Calabria si parla di malasanità ma è anche vero che in moltissimi casi, di cui poco si dice, vengono date risposte rapide ed efficienti. Oggi provo un senso di gratitudine immenso ed è per questo che ho deciso di raccontare la mia personale storia e ringraziare di cuore tutti i medici che si sono occupati di me, da chi è intervenuto all’ospedale di Soveria Mannelli all’intera equipe della struttura operativa complessa di Chirurgia vascolare dell’Ospedale Pugliese Ciaccio. Al direttore Rubino ed ai dirigenti medici Tomaino, Gallelli, Gioffrè, Mantemurro, Pezzo, Sinopoli e Sena, cosi come a tutto il personale infermieristico, il mio grazie più sincero e riconoscente».
«Infine – conclude Mussari – una sola considerazione, ho avuto un incidente grave, il taglio era di circa 15 cm e la vena giugulare recisa, aver avuto a disposizione e nelle vicinanze l’ospedale di Soveria Mannelli è stata una fortuna. Queste strutture, per noi che viviamo in aree interne e lontane dai grandi centri abitati, sono presidi da cui spesso ed in circostanze gravi come la mia dipende la nostra stessa vita».
(redazione@corrierecal.it)
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