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Le “tensioni” nel controesame di Mancuso: da Mantella ai rapporti di Ascone con «due carabinieri»

Le domande dell’avvocato Staiano all’ex rampollo della cosca di Limbadi. «Come mai nessuno ha ucciso Ascone? E perché non ha mai parlato del pentito?»

Pubblicato il: 04/08/2024 – 8:35
di Giorgio Curcio
Le “tensioni” nel controesame di Mancuso: da Mantella ai rapporti di Ascone con «due carabinieri»

LAMEZIA TERME «Lei dice che Ascone aveva rapporti con i servizi segreti. Ma è possibile che un uomo che lei definisce “appartenere con una peculiarità di posizioni alla ‘ndrangheta”, e non ad una ‘ndrangheta qualunque, ma alla cosca Mancuso, possa essere legato anche ai servizi segreti e restare vivo?». «Che rimanga in vita oppure io non lo so. Io di questa cosa ne avevo parlato con Luigi Mancuso e basta». Inizia da questo “scambio” il controesame del collaboratore di giustizia, l’ex rampollo della cosca di Limbadi, Emanuele Mancuso, da parte dell’avvocato Salvatore Staiano, difensore di Salvatore Ascone.

Il controesame

L’occasione è il processo “Maestrale-Carthago” di scena in aula bunker a Lamezia Terme, davanti al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. «Io so che aveva rapporti con Carabinieri sì, uno se lo teneva per sé e uno era condiviso. Se vuole le posso fare pure il nome» rilancia il collaboratore di giustizia davanti ai dubbi dell’avvocato Staiano. «Lo posso circostanziare. Su quel Carabiniere le posso dire vita, morte e miracoli». Dopo uno scontro verbale con la pm del pool antimafia della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci, l’avvocato riprende il controesame, chiedendo conto ad Emanuele Mancuso di una telecamera in montagna che è stata neutralizzata. «Rimossa», puntualizza il pentito. «L’ho tolta. Sicuramente l’ha messa la Distrettuale e lo sa perché? Perché aveva lo stesso impianto di altre telecamere che avevo rimosso, batterie collegate a serie, le scatole delle batterie erano messe sotto terra, l’impianto con il wi-fi, cioè era classica delle Forze dell’Ordine». 

Mommo Macrì

L’attenzione, poi, si sposta su un «tale Macrì, Mommo Macrì dice lei» chiede l’avvocato, «ma questo soggetto era l’espressione di una cosca o non piuttosto un soggetto che lei definisce di nuova leva che dava fastidio a soggetti già protetti?» «La seconda», replica il pentito, «sapevo che stava con i Ranisi, però non so che posizione aveva all’interno, però io su Vibo sapevo con certezza che c’erano i Lo Bianco, i Barba, Lo Bianco – Barba – Cassarola, e che negli ultimi periodi c’era stata una contrapposizione con i Ranisi, di cui questo ne faceva parte, non posso dargli però un ruolo».

«Perché non ha mai parlato di Mantella?»

Il clima si “scalda” nuovamente quando Staiano, incassata la risposta di Mancuso, parla di «una grande assenza nelle sue dichiarazioni. Mantella, lei non ha mai parlato di Mantella, perché?». «E perché devo?» chiede il collaboratore «io qualcosa l’ho detta su Mantella, l’ho detta. Quando venivano gli avvocati a casa mia, mio papà chiedeva sempre tipo che cosa dice, che sta parlando, che sta parlando, gli interessava se Leone Soriano collaborasse, queste robe qua. Solo questo so di questo Mantella». «Ah, una cosa l’avevo detta pure» continua Emanuele Mancuso «ricordo che venne uno dei Bellocco di San Ferdinando su una questione che riguardava il trasporto merci, venne Totò Bellocco di San Ferdinando da “Scarpuni” Mancuso, disse che c’era uno a Vibo, Mantella, che dava fastidio e si contrapponeva. Solo questo ho detto, basta». Un episodio che Mancuso colloca tra il 2012 e il 2013. «Quando Totò Bellocco si è recato a Nicotera Marina, l’ho visto, l’ho fermato, siccome eravamo intimi amici, e gli ho detto: “Che ci fai qua?”, “Sto andando da Scarpuni, perché c’è uno a Vibo, Mantella, che non ci fa passare i tir”, perché loro lavoravano con questi camion che mandavano merci al nord e lui gli chiedeva la mazzetta, queste robe qua, e lui è andato da Scarpuni, basta».
Anche sul finire del controesame il dibattito si “accende” ancora una volta tra l’avvocato e il pentito. «Vuol dire che non sa niente, vuol dire che non sa niente» rimprovera Staiano a Mancuso che replica: «So quello che ho dichiarato». (g.curcio@corrierecal.it)

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