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l’incompiuta

Reggio Calabria, da 120 giorni a 4 anni di attesa: il ponte sul Calopinace tra promesse e silenzi

La realizzazione dell’infrastruttura di pochi metri diventata un vero e proprio calvario. «Emblema di tutte le incompiute del capoluogo»

Pubblicato il: 04/08/2024 – 10:09
di Mariateresa Ripolo
Reggio Calabria, da 120 giorni a 4 anni di attesa: il ponte sul Calopinace tra promesse e silenzi

REGGIO CALABRIA Un’opera che secondo gli annunci avrebbe dovuto vedere la luce in 120 giorni. Circa trenta i metri di collegamento tra Lungomare e Parco Lineare Sud. Ma dopo quattro anni dell’ormai celebre incompiuta reggina del ponte sul Calopinace rimane solo l’inizio, insieme a tante promesse disattese e punti interrogativi su quella che avrebbe dovuto rappresentare un collegamento strategico per la viabilità della città di Reggio Calabria.

L’annuncio nel 2020

«Abbiamo appena consegnato i lavori per la realizzazione del nuovo ponte sul Calopinace che dureranno 120 giorni. In queste immagini potrete vedere come sarà. Il ponte unirà il Lungomare Falcomatà al Parco Lineare Sud e, quindi, congiungerà il centro città con la zona sud e viceversa. Si potrà attraversare a piedi, in bici, in auto, moto ecc…», scriveva sui social il 31 luglio 2020 il sindaco Giuseppe Falcomatà. A corredo le foto del progetto e di come l’opera di lì a quattro mesi – secondo i piani – sarebbe stata realizzata.

Misure e calcoli errati, a partire dalle gabbie in ferro difformi di qualche centimetro e che costringono ad uno stop. Lavori che in altri casi si fermano senza tante spiegazioni. In quattro anni, per i motivi più disparati, dell’opera a pochi metri dal letto della fiumara Calopinace, viene realizzata solo una piccola parte. La realizzazione dell’infrastruttura di pochi metri diventa un vero e proprio calvario. Quattro anni, e adesso ne inizia il quinto.

L’opera «emblema di tutte le incompiute di Reggio Calabria»

«Un ponte che è diventato emblematico di incompiutezza e mistero. Tanti sono i perché che rimangono senza risposta». A chiedere spiegazioni sul destino dell’opera definita «emblema di tutte le incompiute di Reggio Calabria» sono gli associati del Comitato di quartiere Ferrovieri-Pescatori, che nel corso degli anni spiegano di aver fatto «richieste di accesso agli atti rimaste inevase nonostante i solleciti e persino una segnalazione con richiesta di intervento al responsabile della prevenzione corruzione e trasparenza rimasta senza risposta». E in occasione dei 4 anni trascorsi dall’inizio dei lavori il Comitato ha ideato una singolare protesta facendo realizzare una torta di “non compleanno”.

La richiesta di spiegazioni e la protesta

«Sono trascorsi quattro anni, il parco lineare non è ancora concluso, il litorale è stato appena dichiarato non balneabile, nonostante una spesa di due milioni per l’impianto di collettazione delle fogne al depuratore, il ponte non esiste, nonostante le rassicurazioni degli amministratori e non si hanno notizie certe neanche sulla data di ripresa dei lavori. Quante dichiarazioni abbiamo ascoltato in questi quattro anni! Chiacchiere, annunci, giustificazioni, fermo lavori continui, demolizioni per “errori di calcolo, scarico delle responsabilità sulla Regione, o sulla ditta e ultimamente anche dichiarazioni ufficiose sul “malocchio“ che avrebbe colpito il ponte. L’arrampicata sugli specchi è diventato lo sport più diffuso da parte di chi vuole giustificare l’ingiustificabile, ma i cittadini sono sempre meno inclini a credere nelle favole e per questo il comitato di quartiere ferrovieri pescatori, dopo svariati tentativi di approfondimento, ha inviato lo scorso 28 agosto, via Pec, una richiesta di accesso agli atti, per cercare di comprendere quali problematiche si celassero dietro le dichiarazioni. tra l’altro piuttosto gravi, dell’amministrazione. Perché ammettere di aver dovuto chiedere la demolizione di una spalletta del ponte per errori (di calcolo o di costruzione, non si sa) è, a nostro avviso una dichiarazione gravissima, che avrebbe dovuto far saltare dalla sedia chiunque e invece il tutto è stato gestito come un piccolo contrattempo che può capitare», affermano i componenti del comitato.

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