CROTONE Un decreto adottato per soddisfare esclusivamente le richieste di Eni Rewind. L’impressione che si ricava dalla lettura del decreto emanato, lo scorso 1 agosto, dal direttore generale del ministero dell’Ambiente, Luca Proietti, è proprio quella che ogni tassello è stato collocato nel punto giusto per non contrastare l’Eni. Potrebbe essere stato confezionato un abitino su misura per soddisfare la richiesta di Eni Rewind di fare smaltire, nell’impianto di Columbra a Crotone di proprietà del gruppo Vrenna, una parte dei veleni attualmente presenti nella discarica fronte mare, parallela alle ex fabbriche della città pitagorica. Proietti era stato incaricato a trarre le conclusioni nell’ultima Conferenza dei servizi decisoria, che si è tenuta a Roma lo scorso 26 giugno. A pagina 10 e 11 del suo decreto datato 1 agosto, ecco cosa scrive Proietti: «L’amministrazione procedente (il ministero dell’Ambiente, ndr) adotta determinazione motivata di conclusione della conferenza sulla base di posizioni prevalenti espresse dalle amministrazioni partecipanti alla conferenza tramiti i rispettivi rappresentanti. Si considera acquisito l’assenso delle amministrazioni il cui rappresentante non abbia partecipato alle riunioni, ovvero pur partecipandovi, non abbia espresso ai sensi del comma 3 la propria posizione, ovvero abbia espresso un dissenso non motivato o riferito a questioni che non costituiscono oggetto di conferenza».
Secondo quanto scrive Proietti, nel linguaggio burocratese, la decisione di lasciare a Crotone i veleni è stata presa perché si è tenuto conto delle “posizioni prevalenti” emerse nel corso della Conferenza dei servizi del 26 giugno scorso. In sostanza si è tenuto conto delle posizioni espresse dalla maggiora parte dei soggetti che hanno titolo ad occuparsi della questione, anche se alcuni di questi non hanno proprio partecipato o hanno espresso un parere negativo, non motivato o non attinente all’ordine del giorno della conferenza dei servizi. Gli assenti e chi non ha giustificato il suo parere sono stati conteggiati con i favorevoli (quelli che hanno sostenuto il progetto proposto da Eni). Questo almeno si capisce nella lettura degli ultimi quattro righe della pagina 10 e delle prime quattro righe di pagina 11 del decreto scritto da Proietti. Una maggioranza che lascia molte perplessità, anche se Proietti scrive di avere applicato l’art. 14-ter, comma 7, legge 241 del 1990 «con gli effetti di cui all’articolo 14-quater».
Perplessità che sicuramente ha avuto anche il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, quando ha deciso di annunciare un ricorso al Tribunale amministrativo regionale della Calabria per chiedere l’annullamento del decreto Proietti. Al momento dell’annuncio, Voce ha fatto anche appello a Regione Calabria e Provincia di Crotone a sostenerlo in questa avventura giudiziaria al Tar. Sono passati due giorni dall’annuncio di Voce e non c’è stata ufficialmente nessuna reazione dalla Regione e dalla Provincia. Eppure i tre enti locali a parole, sino alla Conferenza dei servizi decisoria del 26 giugno scorso, avevano mantenuto la stessa posizione rispetto alla destinazione finale dei veleni di Crotone e cioè dovevano essere smaltiti fuori dal territorio calabrese come prevede la decisione assunta dalla Conferenza dei sevizi decisoria del 24 ottobre 2019. La Regione, dal canto suo, però, lo scorso 12 marzo, ha approvato il muovo Piano regionale dei rifiuti che, nei fatti, favorisce il progetto di Eni Rewind di smaltire a Crotone i veleni. Né la modifica apportata, lo scorso 26 luglio, dalla maggioranza consiliare al Piano regionale dei rifiuti sembra avere modificato le cose rispetto al contenuto della prima stesura del 12 marzo scorso. Il decreto Proietti propone anche un cronoprogramma, che impone, tra l’altro, alla Regione Calabria di “avviare il procedimento di modifica del Paur, adottato il 2 agosto 2019, entro 30 giorni dalla notifica del decreto”. La fine di questo mese, quindi, il Paur, che era una diga contro il progetto dell’Eni, dovrà essere modificato e entro il prossimo mese di ottobre si potrà dare l’avvio alle attività di trasferimento di circa 300.000 tonnellate di veleni dalla discarica fronte mare a quella di Columbra. Questo è il diktat che i territori sono chiamati a subire.
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