È accusato di aver perseguitato e minacciato di morte la ex compagna, una donna di 35 anni, originaria di Caserta ma residente a Minturno. Ora a Michele Lo Bianco noto come “Satizzu”, vibonese classe ’75, è stato revocato il divieto di avvicinamento e dell’applicazione del braccialetto elettronico. La decisione è del gip Domenico Di Croce del tribunale di Cassino, accogliendo l’istanza del difensore l’avvocato Massimo Viscusi, con la quale ha evidenziato il venir meno delle esigenze cautelari. Michele Lo Bianco, terminata la relazione con la donna nel 2023, avrebbe iniziato a perseguitarla, minacciandola di morte se si fosse rifidanzata e dicendole che l’avrebbe cercata ovunque facendogliela pagare, postando le foto della ragazza sui social accompagnati da commenti pieni di disprezzo. Una situazione durata circa un mese quando la 35enne denunciò tutto alle forze dell’ordine.
Michele Lo Bianco non è un soggetto qualunque. Considerato, infatti, legato alla ‘ndrangheta vibonese e in particolare alla famiglia Ranisi, è coinvolto nel processo “Rinascita-Scott” della Dda di Catanzaro e, in primo grado, è stato condannato a 5 anni di reclusione mentre l’accusa aveva chiesto 18 anni. Avrebbe partecipato, infatti, al tentativo di estorsioni ai danni di una ditta impegnata nei lavori del nuovo Tribunale di Vibo Valentia. Ma non è tutto. Michele Lo Bianco, infatti, è coinvolto anche nell’aggressione del personale sanitario in servizio all’ospedale di Vibo Valentia. Secondo l’accusa, infatti, Lo Bianco «avrebbe, con prepotenza, tentato di far accesso all’ambulatorio pretendendo che venisse visitato un paziente da lui individuato senza il rispetto dei turni previsto ed al rifiuto del personale sanitario prima colpiva con uno schiaffo al volto un infermiere per poi proferire minacce nei confronti dello stesso».
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