«Egregio Direttore,
desidero fare riferimento all’articolo del 28 luglio del suo redattore Franco Scrima relativo all’Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria. Lo faccio perché, da più di quattro anni, mi occupo dell’argomento e ne scrivo specificando ed evidenziando gli equivoci che la vicenda porta con sé fin dalle origini. Equivoci che risalgono alla notte dei tempi, ma che più recentemente sono, finalmente, emersi con il Governo Draghi. Le dichiarazioni del ministro dei Trasporti, Giovannini di quel governo, poi ribadite, governante Giorgia Meloni, dall’Amministratore Delegato di RFI, Trisciuglio, in un incontro pubblico ripreso dalla stampa regionale, sono servite a comunicare, di fatto, che “l’alta velocità in Calabria non si farà più”». È quanto scrive in una lettera Domenico Francesco Richichi, già Assessore all’Urbanistica della città di Reggio Calabria, rispetto all’articolo in cui Scrima aveva spiegato come l’Alta velocità «si sarebbe fermata a Cosenza» (LEGGI QUI)
«Il progetto del tracciato originario, che, partendo da Salerno giungeva a Battipaglia, è stato modificato e, anziché farlo proseguire direttamente verso sud, è stato deciso di deviarlo per farlo risalire verso nord, raggiungere Romagnano per includere, in pratica, Potenza. Ora, l’AV si fermerà a Romagnano, mentre per la tratta Salerno-Reggio Calabria verrà adottato il principio della “velocizzazione della linea”. Questo, tradotto, significa che verrà finanziato e realizzato esclusivamente l’allargamento del raggio di alcune curve per consentire una maggiore velocità e la sistemazione di alcune gallerie del vecchio tracciato. Ecco il grande progetto dell’alta velocità che non c’è più! Ultimamente, ciò è stato confermato anche in molte riunioni definite “dibattito pubblico”, durante le quali si è sancito che il progetto che parte da Romagnano per arrivare a Praia a Mare, e poi salire, bucando l’Appennino, fino a Tarsia, non è più attuabile. Le prime indagini geologiche hanno fatto rilevare che le varie gallerie per oltre 100 km nel Pollino e nella Sila non sono fattibili a causa della presenza di falde acquifere e di terreni quasi impenetrabili anche alle più moderne frese. Probabilmente si tratta di una scusa per evitare l’investimento di circa 20 miliardi necessari a far arrivare il percorso fino a Cosenza. E non finisce qui: da Cosenza a Reggio Calabria non c’è mai stato un progetto concreto, solo una linea tracciata, a caso, sulla carta geografica della Regione che avrebbe portato l’alta velocità da Cosenza a Lamezia e da Lamezia a Reggio Calabria attraverso un percorso oggi inesistente, quello tra Gioia Tauro e Reggio perché è in attesa delle decisioni sulla costruzione del ponte sullo stretto che imporrebbe un tracciato in ascesa per raggiungere da Rosarno l’altezza di circa 70 metri dell’imbocco del ponte sullo Stretto». «Non resta, quindi che accontentarci o, forse, illuderci, di raggiungere Roma da Reggio Calabria in quattro ore e trenta minuti piuttosto che nelle attuali cinque ore e dieci e rassegnarci a rinunciare all’alta velocità di 300km/h che ci consentirebbe di raggiungere Roma in tre ore e, in prospettiva, in due ore e dieci minuti, quando i treni, entro pochi anni, raggiungeranno la velocità di linea di 400 km/h e consentiranno, per esempio, tempi di un’ora e trenta minuti per la tratta Roma/Milano. L’8 agosto del 2021, nel suo discorso al Senato, il Presidente del Consiglio Draghi disse: “Si farà l’Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria, la vera Alta Velocità”. Oggi, invece, alla Calabria rimane, soltanto la “Velocità Lumaca”», conclude Domenico Francesco Richichi.
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