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Sanità, la Calabria si faccia “sentire”

Siamo qualche fermata prima del capolinea, sicché sarebbe il caso che la Calabria e i calabresi si svegliassero e si “facessero sentire” dal Governo! Dopo l’autonomia differenziata è bene porre l’…

Pubblicato il: 06/08/2024 – 8:17
di Franco Scrima
Sanità, la Calabria si faccia “sentire”

Siamo qualche fermata prima del capolinea, sicché sarebbe il caso che la Calabria e i calabresi si svegliassero e si “facessero sentire” dal Governo! Dopo l’autonomia differenziata è bene porre l’attenzione sulla Sanità, un settore che in alcune zone del Mezzogiorno, come appunto la Calabria, sta per diventare precario. Se il Presidente della Regione, Roberto Occhiuto ha battuto i pugni sul tavolo e minacciato di lasciare l’incarico di commissario per il “Piano di rientro” del sistema sanitario regionale, significa che in Calabria siamo già ai “verbi difettivi”, se non ad un punto di non ritorno. Conosco Roberto Occhiuto da molti anni, da quando entrambi militava nell’UDC e l’ho sempre considerato una persona perbene e un politico preparato e capace. Se anche lui ha perso le staffe e si è lasciato andare a battere i pugni sul tavolo, significa che il modo in cui si gestisce la Sanità in Calabria è, a dir poco, lacunoso. Addirittura il Presidente della Regione ha dovuto minacciare le dimissioni da Commissario del settore, se non si fosse trovato il sistema per far funzionare a dovere i servizi di prevenzione e di cura, essendo quelli calabresi, allora considerati tra i più carenti del Paese.  È bene ricordare che in Calabria, come in altre aree del Mezzogiorno, la spesa per la sanità è minore rispetto alla media nazionale. Ciò influisce sui tempi di attesa che diventano talora insostenibili per gli assistiti. Una realtà che riporta alla mente il caso di un paziente che, avendo bisogno di controllare annualmente un “nevo oculare” e che, avendo prenotato la visita tramite “CUP” nel mese di settembre del 2023, le è stata fissata per il 20 maggio 2025. Forse sarebbe il caso di correggere il metodo di riparto del Fondo Sanitario Nazionale in modo da tenere in conto i bisogni delle singole regioni, considerato che per alcune di esse il disagio economico e sociale può sortire decisioni come quella appena ricordata.  Una realtà, contenuta anche in un recente “Report Svimez” nel quale venivano sottolineati i divari tra le regioni in materia di diritto dei cittadini alla salute. Attualmente la realtà è che tra il Nord e il Sud del Paese esiste un divario, cresciuto al Sud a seguito dell’emergenza “covid” e condizionato da una spesa pubblica pari a 1.748 Euro a fronte di quella nazionale che è di 2.140 euro. Anche per questo la Calabria ha avuta assegnata una cifra più bassa rispetto ad altre regioni. Le conseguenze, ovviamente, ricadono sui cittadini. Non è un caso che gli indicatori sulla salute menzionano il Mezzogiorno come l’area del Paese con i peggiori servizi. E questo è un altro motivo per cui le prospettive di vita al Sud sono inferiori rispetto al resto del Paese. La Sanità pubblica in Calabria è in profonda crisi da decenni, specie nelle aree interne ma, nonostante tutto, si continua a rinviare e quindi a trascurare, il problema. Mancano, specie in alcune zone, servizi di assistenza adeguati, segno della carenza di riconoscere i diritti dei cittadini. L’utenza sconta le gravi carenze del servizio pubblico.

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