SAN PIETRO DI CARIDÀ Una lunga scia di sangue che colpisce un territorio relativamente limitato tra le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia. Potrebbe esserci un fil rouge che unisce gli agguati a colpi d’arma da fuoco che si sono consumati tra San Pietro di Caridà e Dinami negli ultimi anni.
L’ultimo, in ordine di tempo, è il tentato omicidio di un 20enne, Pietro Morfei, ferito gravemente al collo nel corso di un agguato avvenuto la scorsa notte nel piccolo centro reggino. Da una prima ricostruzione effettuata dai carabinieri del Reparto operativo di Reggio, che stanno indagando sul caso, pare che Morfei – in compagnia della fidanzata, anche lei rimasta ferita – si trovasse a bordo della sua auto quando è stato raggiunto da un colpo di fucile caricato a pallini.
Pietro Morfei è cugino di Alessandro Morfei, il 30enne morto a seguito delle gravi ferite riportate nel corso di un agguato a Dinami nel settembre 2022 mentre si trovava a bordo del suo trattore. Il giovane sarebbe stato raggiunto da alcuni colpi di fucile caricato a pallettoni da distanza ravvicinata. Vittima di un agguato anche il padre di Alessandro, Pietro Morfei, ritenuto legato all’omonima famiglia di ‘ndrangheta della zona, ucciso davanti ad un bar a Dinami il 17 luglio del 1998.
A San Pietro di Caridà si è consumato anche l’omicidio di un altro giovane, Domenico Oppedisano, il 24enne ucciso lo scorso aprile mentre a bordo della sua Fiat Panda percorreva una strada interpoderale in contrada Prateria, al confine con la provincia di Vibo Valentia. Al vaglio degli investigatori, anche in questo caso, i legami di parentela intercorsi tra Oppedisano e Alessandro Morfei.
L’inchiesta sul tentato omicidio di Pietro Morfei, attualmente coordinata dalla procura di Palmi, potrebbe essere trasmessa alla Dda di Reggio Calabria, il giovane è incensurato ma le modalità dell’agguato e i collegamenti con fatti di sangue precedenti e i legami di parentela potrebbero portare gli investigatori a ricostruire una realtà molto più complessa dove è forte l’influenza dei clan di ‘ndrangheta sia reggini che vibonesi. Il giovane, in prognosi riservata all’ospedale di Reggio Calabria, sarà ascoltato appena possibile. (m.r.)
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