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i dubbi sul futuro

Baker Hughes, possibile l’addio a Corigliano Rossano

Il progetto della multinazionale italo-americana potrebbe allontanarsi definitivamente dalla Calabria per altri porti

Pubblicato il: 07/08/2024 – 18:47
Baker Hughes, possibile l’addio a Corigliano Rossano

CORIGLIANO ROSSANO Il caso era letteralmente esploso a giugno quando il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, aveva annunciato il ricorso contro l’autorizzazione Zes dell’Autorità portuale. Al centro c’è l’affare Baker Hughes e al nuovo sito produttivo che Nuovo Pignone BH vorrebbe impiantare nella Sibaritide. A parere del sindaco e del comitato a difesa del porto, infatti, andrebbe realizzato nel retroporto, lì dove c’è l’area industriale di Corigliano e ci sarebbero spazi per l’investimento. Nonostante abbia già ricevuto l’autorizzazione dell’Autorità di Sistema portuale dei Bacini del Tirreno meridionale e dello Jonio, per essere realizzato, invece, all’interno della grande darsena di Corigliano-Rossano e per il quale la società toscana avrebbe già avviato i colloqui per ingaggiare i manager per la realizzazione del piano.

Il “piano B”

La novità di queste ultime ore, e riportata da L’eco dello Jonio, è che Nuovo Pignone BH starebbe valutando la ricollocazione dell’investimento. A Firenze, dove ha sede la multinazionale metalmeccanica, avrebbero avviato le fasi di attuazione del cosiddetto Piano B. Al momento non si sa altro, tranne di un investimento che non è affatto previsto a Corigliano-Rossano o nella Calabria del nord-est. E questo perché alla società serve un porto. Il rischio, come avevamo già scritto nelle scorse settimane, è che il banco salti definitivamente.


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I dubbi di Stasi e del comitato

il sindaco e il comitato a difesa del porto spingono per la realizzazione nel retroporto, dove insiste l’area industriale di Corigliano. Completamente agli antipodi la posizione dell’Autorità di Sistema portuale dei Bacini del Tirreno meridionale e dello Jonio, che ha dato il proprio assenso alla realizzazione all’interno della darsena di Corigliano-Rossano. Da qui le “critiche” da parte di Unindustria che aveva parlato di «un investimento che può fare la differenza» e, soprattutto, quelle di Cgil, Cisl e Uil che si chiedevano: «Se il Porto è una Ferrari, perché continuiamo a tenerla ferma in garage?», provocando a stretto giro la controreplica – e l’apertura – di Flavio Stasi. Il neo eletto sindaco, infatti, circa un mese fa aveva spiegato che «l’esigenza di garantire ed anzi attrarre investimenti, espressa dai sindacati confederali, è totalmente condivisa anche dall’Amministrazione Comunale. È necessario solo qualche precisazione rispetto alle “questioni giuridiche e procedurali” a cui fanno viene fatto riferimento».


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Il rischio “addio”

Il tempo passa e, presto, i nodi verranno al pettine. Anche perché Baker Hughes ha già manifestato l’intenzione di rivedere il proprio investimento nel caso in cui la questione non si risolvesse rapidamente. L’azienda, infatti, non può permettersi di tenere congelati ingenti capitali e sta quindi valutando altre opzioni, tra cui il ricollocamento del progetto, forse in Puglia (nel porto di Taranto) o addirittura sempre in Calabria ma a Crotone, dove c’è già un’altra azienda metalmeccanica a “miglio zero” che sfrutta le potenzialità del porto per l’import-export di manufatti industriali. Non esiste, sicuramente, nessun piano differente rispetto alla proposta iniziale che includa Corigliano-Rossano. (redazione@corrierecal.it)

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