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Il Sant’Anna Hospital segnato da un lento e inesorabile destino

La decadenza dell’accreditamento del centro d’eccellenza, diventato scatola vuota. Il nuovo ricorso al Tar e gli interrogativi sul futuro

Pubblicato il: 07/08/2024 – 17:23
di Fabio Benincasa
Il Sant’Anna Hospital segnato da un lento e inesorabile destino

CATANZARO Oltre sessant’anni di attività, le migliori cure offerte ai pazienti e il de profundis fino alla decadenza dell’accreditamento contenuta in un decreto a firma del Commissario ad acta per la sanità in Calabria, Roberto Occhiuto. La storia di Villa Sant’Anna a Catanzaro rischia di essere ai titoli di coda, i lavoratori della struttura, tramite l’avvocato Francesco Pitaro, sollevano dubbi sull’atto definito «contra ius e infondato» e «in contrasto con le norme giuridiche che regolamentano le materie e con il provvedimento con cui il Tribunale di Catanzaro ha autorizzato il curatore fallimentare ad avviare la procedura competitiva mediante asta pubblica per l’individuazione dell’affittuario del compendio aziendale».
Sul caso, si registra l’intervento del sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita: «Con la revoca degli accreditamenti vantati dal Sant’Anna Hospital con il Sistema Sanitario Regionale, si chiude ogni ragionevole possibilità di cedere il ramo aziendale e, quindi, di riaprire questa importante struttura». Il primo cittadino ha anche convocato un consiglio comunale ad hoc, al termine del quale è stato deciso di avviare un tavolo tecnico.

La lunga e intricata vicenda giudiziaria

Il fronte di crisi si è riempito nel corso degli anni di ricorsi, sentenze e scontri tra il management aziendale e l’Asp di Catanzaro. Nel 2021, «i giudici del Tar Calabria certificano le illegittimità perpetrate dall’Asp di Catanzaro nei confronti del Sant’Anna. Con la sentenza numero 1356 pubblicata il 3 luglio viene definitivamente accertato che i provvedimenti della Vigilia di Natale, a firma della triade commissariale e del direttore sanitario e direttore amministrativo, sono da considerarsi nulli». Gianni Parisi, all’epoca presidente del consiglio d’amministrazione della struttura sanitaria, parla di «un intento, di fatto persecutorio, volto al tentativo di distruzione del Sant’Anna». La struttura, in possesso dei requisiti di legge per svolgere l’attività a favore del Servizio sanitario regionale, era stata “congelata” «per 7 mesi, con danni economici gravissimi». Passano le settimane, ma lo stallo prosegue.

È ottobre 2021 quando il Sant’Anna Hospital di Catanzaro, sospende le attività relative alla Cardiochirurgia, cardiologia, cardiologia vascolare, terapia intensiva e riabilitazione a causa delle perduranti difficoltà economiche determinate dalla mancata riscossione dei crediti vantati verso l’Azienda sanitaria provinciale. A spiegare le ragioni della drastica decisione è lo stesso Cda in una missiva inviata ai dipendenti. «La crisi finanziaria determinata dal combinato disposto delle azioni dell’Asp, di fatto, impedisce la prosecuzione delle attività sanitarie. L’Asp ha attivato un pignoramento verso Sant’Anna per 17 milioni di euro. La clinica vanta crediti per 31 milioni di euro». 
Novembre 2021. Un mese dopo la nota diramata dal management aziendale, il Sant’Anna ottiene una importante vittoria – questa volta al Consiglio di Stato – nella lunga controversia in sede di giustizia amministrativa contro la terna commissariale che governava l’Asp di Catanzaro. La terza sezione del Consiglio di Stato respinge il ricorso presentato dall’Azienda sanitaria provinciale contro la sentenza del Tar Calabria che aveva censurato la decisione della stessa Asp di negare la sottoscrizione del contratto 2020 alla clinica catanzarese. Con quella decisione infatti l’Azienda, allora in gestione commissariale, aveva disposto la non contrattualizzazione con il Sant’Anna «sino al completo chiarimento della situazione ancora sub judice», cioè fino alla conclusione dell’inchiesta denominata “Cuore Matto”, condotta dalla Procura di Catanzaro contro il vecchio management della clinica. Passano le settimane e la matassa non si sbroglia. I 727mila euro non vengono erogati nonostante la sentenza del Consiglio di Stato. Nel mezzo c’è la preoccupazione di lavoratori e famiglie, costretti a sostare in un eterno limbo.

Tra un timido annuncio di ripresa e qualche vano tentativo di riapertura (nel 2022), il 2023 sarà ricordato come l’annus horribilis per il Sant’Anna. A febbraio, il Tribunale di Catanzaro sblocca i conti correnti dell’ospedale – sottoposti a sequestro conservativo dal 18 gennaio – per garantire la continuità aziendale e il pagamento dei dipendenti. «Il Tribunale – si legge in una nota – ha inoltre respinto l’istanza dell’Asp di Catanzaro di estendere il sequestro conservativo ai 5 milioni di crediti dovuti al Sant’Anna, che potranno così essere pagati quanto prima, consentendo alla struttura di riprendere a pieno regime le attività ospedaliere, sospese dal 20 gennaio, e procedere al pagamento delle spettanze, con un pensiero particolare alla tutela delle 200 famiglie di dipendenti e collaboratori. Al contempo, il Tribunale ha esteso il sequestro conservativo ai 17,5 milioni di euro già trattenuti dall’Asp per i servizi prestati dal Sant’Anna, riconoscendo di fatto l’insussistenza del rischio di tutela del credito vantato dall’Azienda nei confronti della casa di cura, avendo già “in cassa” un importo pari al 90% circa del valore del sequestro». Una luce in fondo al tunnel? Certo che no.
A marzo 2023, la situazione precipita e viene nominato un Amministratore unico. Lo stesso, qualche mese più tardi, propone “richiesta di accesso alla regolazione della crisi”. Il tribunale di Catanzaro, nel dicembre dello stesso anno, nega l’accesso alla regolazione e apre ufficialmente la procedura di liquidazione. Oggi, al netto della decadenza dell’accreditamento, il raffreddamento delle aspettative dei creditori è direttamente proporzionale alla decrescita delle effettive possibilità di essere soddisfatte.

Una scatola vuota

Il “Sant’Anna Hospital” è diventato una scatola vuota. La prima asta bandita per il fitto del ramo aziendale è andata deserta e il medesimo epilogo si profila anche per la seconda. Qualcuno la definisce la “sindrome dell’ombelico”: la sopravvivenza e la salvaguardia della struttura produttiva si scontrano con i molti e vani tentativi di rincorrere miracolistiche soluzioni societarie. Una inutile guerra di logoramento.

Il nuovo ricorso al Tar

Intanto, Villa Sant’Anna ha proposto, attraverso il prof. Bernardo Giorgio Mattarella e l’avv. Francesco Pitaro e su autorizzazione del Tribunale di Catanzaro e mandato del curatore Francesco Manduca, ricorso al Tar di Catanzaro avverso il provvedimento con cui il commissario ad acta per la sanità in Calabria, Roberto Occhiuto, ha dichiarato la decadenza dell’accreditamento del “Sant’Anna”. Nel ricorso hanno chiesto anche l’adozione di misure cautelari, «sostenendo l’illegittimità dell’impugnato lesivo atto che si pone in contrasto con la normativa che disciplina gli accreditamenti e le norme sul procedimento amministrativo e con cui è stata decretata, contra ius, l’estinzione di una struttura sanitaria di sperimentata eccellenza che conta al momento oltre 100 dipendenti».

Gli interrogativi e le riflessioni

L’azzeramento del budget del Sant’Anna Hospital apre ad una serie di riflessioni ed interrogativi. Quali e quante strutture riusciranno a garantire le prestazioni specialistiche garantite dal centro d’eccellenza? Chi riuscirà a sopperire alla domanda di salute dei pazienti calabresi? In questo caso, è probabile che siano gli operatori delle regioni del nord a sfregarsi le mani, pronti ad accogliere il solito esercito in partenza dalla Calabria: un mercato fiorente quello della migrazione sanitaria che continuerà a pesare come un macigno sui conti regionali in termini di mobilità passiva. (f.benincasa@corrierecal.it)

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