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le indagini internazionali

Nomi in codice, gli affari della ‘Ndrangheta e i contatti albanesi: cosa vogliono sapere le autorità brasiliane da Pasquino

Secondo le indagini, nelle basi brasiliane avrebbe incontrato trafficanti italiani e albanesi

Pubblicato il: 07/08/2024 – 11:15
di Giorgio Curcio
Nomi in codice, gli affari della ‘Ndrangheta e i contatti albanesi: cosa vogliono sapere le autorità brasiliane da Pasquino

LAMEZIA TERME Sbarcare in Italia per ricevere informazioni sul patteggiamento di uno dei più importanti narcotrafficanti legati alla ‘ndrangheta e influenti nel mercato internazionale della droga. È questo l’obiettivo di Mário Sarrubbo, segretario nazionale della Pubblica sicurezza del Brasile, che ha messo nel mirino Vincenzo Pasquino, classe ’90, nato e cresciuto a Torino, ma considerato membro di spicco dell’organizzazione criminale calabrese. Il 34enne, infatti, ha deciso di saltare il fosso, collaborare con la giustizia e raccontare ai magistrati antimafia i dettagli di un’organizzazione transnazionale dedita al riciclaggio, al traffico di droga e armi in tutto il mondo e su cui hanno lavorato le Dda di Reggio Calabria, Milano e Genova, insieme agli investigatori di Germania, Belgio e Portogallo.

La collaborazione Italia-Brasile

L’obiettivo della autorità brasiliane è quello di far luce quanto più possibile sui traffici – ingenti – della coca tra il Sudamerica e l’Europa. Sarrubbo, infatti, è convinto che l’Italia possa fornire dettagli sui rapporti della ‘ndrangheta calabrese con le fazioni brasiliane come il “Primo Comando della Capitale” (PCC) e il “Comando Rosso”. «Questa lettera conferma i dati con cui stiamo lavorando da tempo. Il crimine organizzato è transnazionale in Brasile. Ci sono già professionisti dell’area della Sicurezza e della Giustizia che lavorano e che dovrebbero addirittura recarsi in Italia. Queste sono informazioni di cui sono sicuro e che ci aspettiamo siano importanti per lo smantellamento di queste organizzazioni criminali». Così lo stesso Sarrubbo a TV Globo nelle scorse ore.

Già perché Vincenzo Pasquino viveva nella città di San Paolo e da qui, secondo gli inquirenti, negoziava con la fazione criminale. Il classe ’90 è un elemento di primo nella ‘ndrangheta calabrese – scrivono di lui i giornali brasiliani – e nella polizia e nella magistratura è considerato raro che un leader della ‘ndrangheta decida di collaborare. Secondo la lettera inviata al Brasile dalle autorità italiane, la droga avrebbe lasciato il Brasile in grandi quantità via mare verso le famiglie mafiose in Italia. La collaborazione di Pasquino con la magistratura e il possibile arrivo in Italia degli inquirenti brasiliani sarebbero decisive per una serie di ragioni. Pasquino, infatti, avrebbe fornito i nomi in codice dei criminali brasiliani, omessi nel documento per non ostacolare le indagini. Secondo Pasquino, nel 2020, un trafficante sarebbe partito da Brasilia, avrebbe fatto diverse soste in Brasile per ingannare le autorità, fino ad arrivare ad Aracaju, dove viveva l’italiano, per occuparsi di un carico di cocaina verso l’Europa. L’accordo era quello di dividere il carico tra brasiliani e italiani in Europa.

Cocaina in Brasile

Le indagini in Brasile

La polizia di San Paolo stava già indagando sul criminale che utilizzava immobili sulla costa e nella capitale di San Paolo. Secondo le informazioni raccolte, Pasquino abitava nel quartiere di Tatuapé dove aveva un appartamento, ma avrebbe usato anche un appartamento nel quartiere di Morumbi e due appartamenti a Guarujá. Erano basi che «venivano utilizzate per incontri con altri trafficanti di droga, compresi trafficanti italiani e persino albanesi», ha detto il delegato Fernando Santiago, del Dipartimento di indagini sugli stupefacenti (Denarc). Vincenzo era accompagnato da due guardie di sicurezza albanesi. «Sono loro che – secondo la polizia – compaiono nelle immagini entrando nell’ascensore di uno degli edifici in cui viveva il criminale».

L’estradizione

Il 34enne è stato estradato in Italia, detenuto in Brasile dal 2021, anno in cui fu arrestato in un residence di Joao Pessoa dalla polizia federale del Paese sudamericano e dai carabinieri del Ros. L’estradizione è stata eseguita dalla Polizia federale del Brasile, che ha consegnato Pasquino al Servizio di cooperazione internazionale di polizia. L’arrivo in Italia è stato possibile grazie alla collaborazione tra organi diplomatici e giudiziari italiani e brasiliani, con il coordinamento della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. Pasquino era ricercato dalla Dda di Torino per una condanna definitiva a 17 anni di reclusione per traffico di droga.

Vincenzo Pasquino
Rocco Morabito e Vincenzo Pasquino

L’esponente dei Nirta “Versu” di San Luca

Il profilo criminale di Pasquino emerge in diverse inchieste. Tra le più recenti c’è “Cerbero”, blitz messo a segno in Piemonte, nel corso del quale il classe ’90 è stato condannato in primo grado a 17 anni. Con l’inchiesta “Eureka” della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria, però, gli inquirenti ne ricostruiscono il forte legame con il Brasile. Già perché è qui che Pasquino si è costruito un nome e una carriere di altissimo profilo, un broker della ‘ndrangheta capace di trattare enormi quantità di cocaina da far recapitare direttamente in Europa. Esponente dell’associazione criminale legata alla famiglia Nirta “Versu” di San Luca, Vincenzo Pasquino in Brasile era a tutti gli effetti il rappresentante della ‘ndrina, fino alla cattura avvenuta a maggio 2021. Nelle indagini, Vincenzo Pasquino è stato visto come il più grande intermediario nel traffico di cocaina dal Sud America ai clan della ‘ndrangheta. In questa azione, oltre al PCC, avrebbe avuto contatti anche con la fazione del Comando Vermelho (CV). (g.curcio@corrierecal.it)

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