COSENZA Vendita e cessione di sostanze stupefacenti “leggere” e “pesanti”. Lo spaccio a Cosenza non si interrompe neanche durante il Covid, quando sono in atto le restrizioni per mitigare il rischio contagio. La richiesta di stupefacente va soddisfatta e i pusher si riorganizzano, scovando escamotage per la vendita delle dosi ai clienti più affezionati: il traffico di droga subisce un rallentamento ma non si ferma. E’ quanto emerso nel corso dell’ultima indagine nome in codice “Lockdown” coordinata dalla procura di Cosenza, ed eseguita dai carabinieri.
E’ stato accertato «che alcuni spacciatori di minor livello – senza essere inserirti in contesti criminali – acquistano dall’anello superiore mediante approvvigionamenti in alcuni posti della Calabria tipo la città di Crotone, oppure in altri luoghi notoriamente indicati come centri di spaccio del territorio nazionale, hashish, marijuana, cocaina ed eroina». La circostanza è importante, considerati i racconti emersi nel corso di indagini e confessioni rese da alcuni pentiti circa l’esistenza, nel Cosentino, di un “Sistema” dal quale è impossibile sottrarsi se si vuole acquistare e vendere droga. Questa sorta di Cupola fa capo ai principali gruppi criminali bruzi, che offrono direttamente ai pusher lo stupefacente negando la pratica sgradita del “sottobanco”, ovvero dell’approvvigionamento di di droga da altri fornitori.
L’inchiesta “Lockdown” ha mostrato un altro volto dello spaccio, quello fatto da piccoli pusher non legati alle dinamiche criminali dei gruppi di ‘ndrangheta. Cani sciolti che si muovono in autonomia. Chi indaga svela il modus operandi dei pusher, che dopo aver fatto il “carico ”, smistano la droga «ai consumatori a modiche quantità ripetute durante tutto l’arco giornaliero, traendone, però, elevati illeciti profitti». Una capillare attività di spaccio anche con l’ausilio di stranieri operanti stabilmente sul territorio cosentino da anni. Da questo fenomeno criminale di proporzioni ormai incontrollabili, senza lasciare la possibilità di tracciare un discrimine tra zone deputate allo spaccio e “parte sana” della città trasformata in un’unica, gigantesca, piazza di spaccio». (f.b.)
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