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Arghillà, il quartiere “balcone sullo Stretto” tra emergenza amianto e criminalità

Una situazione esplosiva tra episodi di criminalità, alloggi popolari occupati abusivamente e i rischi per la salute: «Metteteci le telecamere, portateci l’esercito»

Pubblicato il: 11/08/2024 – 10:04
di Mariateresa Ripolo
Arghillà, il quartiere “balcone sullo Stretto” tra emergenza amianto e criminalità

REGGIO CALABRIA La vista è una delle più suggestive che da Reggio Calabria si affaccia sullo Stretto di Messina. Una posizione strategica dal punto di vista paesaggistico che ha fatto guadagnare al quartiere a nord della Città la denominazione di “balcone sullo Stretto”, ma per Arghillà e i suoi residenti le priorità sembrano essere altre, tra episodi di criminalità e l’emergenza sanitaria denunciata dai cittadini a seguito della scoperta di presenza di amianto tra i rifiuti dati indiscriminatamente alle fiamme.

incendio eternit arghillà reggio

La “cortina di ferro” e gli alloggi popolari occupati abusivamente

Una vera e propria “cortina di ferro” «costituita dagli alloggi popolari occupati abusivamente». Così ne parlò qualche settimana fa il sindaco Giuseppe Falcomatà, che nei giorni della convocazione in Prefettura di una riunione affermò che Arghillà è «un quartiere paesaggisticamente bellissimo della nostra città che però presenta un contesto di criminalità e di degrado diffuso che si protrae da anni e inizia da quando si è deciso di spostare il problema della degli alloggi popolari delle famiglie Rom, dall’ex Caserma 208 al quartiere di Modenelle in Arghillà». Ma insieme alla ricostruzione di ciò che secondo il primo cittadino ha reso il quartiere quello che è oggi, ci fu anche la promessa di un intervento concreto: «Tra i nostri obiettivi vi sono una serie di interventi in parte già in atto, penso ai 20 milioni di finanziamento del Pinqua. Sono tutte opere che vanno realizzate consentendo l’eliminazione di quella “cortina di ferro” che oggi è costituita dagli alloggi popolari occupato abusivamente. In questo caso si tratta di una questione che va affrontata redistribuendo tutte le famiglie sul territorio e non ghettizzandoli in un quartiere della città».

Una situazione esplosiva

Segnalazioni su segnalazioni. Sono tantissime ogni giorno le denunce dei cittadini stanchi di vivere in un quartiere invaso da distese di rifiuti per le strade, che poi vengono puntualmente date alle fiamme. Carcasse e pezzi di auto, elettrodomestici, mobili distrutti, materassi. Per strada c’è veramente di tutto. In inverno o in estate poco importa, i roghi e g li abbandoni indiscriminati sono all’ordine del giorno. «Nel quartiere Arghillà si vive tra spazzatura, fogna, blatte e topi con il rischio di una epidemia». Ma nei mesi estivi la situazione diventa ancora più critica, con i fumi sprigionati dai rifiuti in fiamme e che preoccupano gli abitanti della zona diventa impossibile anche solo aprire le finestre. I residenti parlano di una vera e propria emergenza sanitaria e chiedono risposte celeri dall’amministrazione guidata da Falcomatà e dagli organi competenti.

La paura amianto

protesta abitanti arghillà

Non solo comune spazzatura in fiamme. Gli abitanti di Arghillà adesso temono davvero per la propria salute alla luce della scoperta della presenza di amianto. «Abbiamo segnalato la presenza di amianto alla Polizia della Città metropolitana, all’Asp di Reggio Calabria, alla Prefettura e a tutti gli organi competenti», ha spiegato Patrizia D’Aguì nel corso della protesta organizzata dal Gruppo Civico “Noi Siamo Arghillà – La Rinascita” in piazza Italia, davanti al Comune reggino. «Sappiamo quanto sia pericoloso per la salute l’amianto, nel quartiere oltre ad essere presente è stato anche bruciato. Il nostro grido non lo ascolta nessuno, questa è una battaglia per la nostra vita e per la nostra salute. Ad Arghillà si vive nella paura, nell’omertà e nel silenzio e noi dobbiamo rompere questa situazione. Adesso basta, vogliamo parlare con il sindaco e le istituzioni».
«Noi figli di nessuno» recita uno degli striscioni esibiti durante il sit-in. Mentre le risposte tardano ad arrivare il grido dei cittadini si fa sempre più acuto: «Metteteci le telecamere, portateci l’esercito, fate quello che volete, ma noi non possiamo più vivere così». (m.ripolo@corrierecal.it)

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