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Blitz anti’ndrangheta in Emilia Romagna, 3 arresti e 8 indagati

Le indagini partite dalla denuncia di un imprenditore di origini campane. Coinvolto anche il figlio di un condannato nel processo Aemilia

Pubblicato il: 11/08/2024 – 10:18
Blitz anti’ndrangheta in Emilia Romagna, 3 arresti e 8 indagati

REGGIO EMILIA Estorsione ed usura nei confronti di un imprenditore a Reggio Emilia. Tre persone sono state sottoposte a fermo nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla procura della Repubblica diretta da Calogero Gaetano Paci che vede altre otto persone indagate, a vario titolo per diversi reati, tutti commessi in concorso, quali usura, estorsione aggravata ed emissione o rilascio di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti allo scopo di evasione fiscale. Ora si trovano in carcere, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Secondo gli inquirenti si tratterebbe di persone attigue alla criminalità organizzata da una locale cosca di ‘ndrangheta. Eseguite anche perquisizioni a carico di quattro indagati presunti mandanti delle estorsioni: una cinquantina di militari tra Carabinieri e Guardia di Finanza – che coadiuvano la Polizia di Stato nell’inchiesta – hanno sequestrato documenti, telefonini e computer. I tre provvedimenti di fermo, emessi venerdì sera, sono stati eseguiti nella scorsa notte dalla Squadra Mobile della Questura reggiana nei confronti di tre persone – di 27, 34 e 41 anni – gravemente indiziati di avere svolto il ruolo di esecutori materiali delle attività estorsive poste in essere sulla base delle direttive impartite da altri due soggetti, di origine calabrese, già destinatari di misure cautelari e tratti in arresto nell’ambito dell’operazione dell’operazione “Mindfield” nel febbraio scorso (che portò a 15 arresti, 100 indagati di cui 26 per associazione a delinquere e 81 società coinvolte per vari reati fiscali al fine di riciclare denaro). L’inchiesta odierna è scattata dal racconto di un imprenditore di origini campane con base a Reggio Emilia, vittima di estorsioni e usura. Nel dettaglio, stando a quanto riportato dagli inquirenti, ha denunciato di essere stato inserito in un meccanismo criminale (lo stesso scoperto con l’operazione “Mindfield”) e di aver subito plurime richieste di denaro da diverse persone. E di essere stato inoltre minacciato da un giovane calabrese figlio di un condannato, in via definitiva, per mafia nell’ambito del processo Aemilia contro la locale cosca di ‘ndrangheta.

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