CATANZARO Li hanno definiti nostalgici, velleitari, prigionieri del passato e di un sogno forse impossibile, e chissà, ma certo sembrano irriducibili e armati di buona volontà e di passione. Sono i promotori del movimento per il rilancio dell’area urbana Catanzaro-Lamezia Terme che dallo scorso mese di novembre portano avanti un progetto che risale ormai alla notte dei tempi ma che hanno deciso di rispolverare con l’obiettivo di superare vecchie e incrollabili resistenze. Tra di loro, personaggi che hanno occupato con ruoli importanti la scena politica calabrese: Pierino Amato già presidente della Provincia di Catanzaro e già vicepresidente del Consiglio regionale, Mario Tassone recordman di legislature parlamentari e più volte uomo di governo nazionale, Italo Reale già parlamentare dei Verdi, giusto per citarne alcuni. In genere “figli” della Prima Repubblica, di quella politica che magari aveva difetti ma anche quella capacità di visione che manca ai politici dei tempi moderni. E anche una capacità di autocritica, se è vero che i promotori del rilancio del progetto dell’area urbana Catanzaro-Lamezia Terme hanno anche ammesso gli errori del passato, anzitutto quello di non averci creduto pienamente e convintamente quando erano in auge, a differenza di quanto è avvenuto in altri territori – e con altri dirigenti politici – calabresi che invece si sono attrezzati per tempo per una sfida anche nel segno della modernità.
Questa consapevolezza però non li ha fermati e il Movimento comunque si è messo in moto, raccogliendo centinaia di adesioni, anche di Comuni dell’Istmo, intercettando l’interesse dei due sindaci, Nicola Fiorita e Paolo Mascaro, confrontandosi con il mondo accademico e con le professioni e registrando l’avvicinamento di pezzi della politica regionale, sia pure a titolo ancora essenzialmente individuale. C’è anche sicuramente in sottofondo l’esigenza di dare una risposta a una realtà che vede l’area centrale della Calabria oggi schiacciata dal peso della Città Metropolitana di Reggio Calabria e dal progetto della Grande Cosenza, che cammina su gambe velocissime. Troppo diverse e troppo distanti per pensare a una fusione, Catanzaro e Lamezia Terne, ma anche troppe vicine per non pensare a una forma di sinergia: come strutturarla anche su un piano giuridico formale è il grande “nodo” da sbrogliare. Intanto, il Movimento ha lanciato il seme suscitando interessi diffusi, perché in politica è meglio esserci, in certi processi, che non esserci.
E così, quello che sembrava un Movimento fuori dal tempo e arrivato fuori tempo massino alla fine ha acquisito una certa credibilità, se è vero che alle ultime riunioni hanno fatto capolino anche importanti big della politica calabrese come il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, della Lega e il “fresco” vicepresidente della Giunta regionale Filippo Pietropaolo, di Fratelli d’Italia, che sembra aver sposato il progetto con un certo slancio. Certo, sono due big politici che sono più diretta espressione della città di Catanzaro, e questo rivela quello che appare il primo limite dell’operazione: il fatto che la rivendicazione di una maggiore centralità sul piano territoriale arriva soprattutto dal capoluogo, mentre non è così avvertita a Lamezia Terme (già centrale di suo in Calabria, per tanti motivi, anzitutto infrastrutturali). Insomma, la trazione “catanzarese” del Movimento al momento secondo diversi osservatori prevale, rispetto a una Lamezia Terme che sembra molto tiepida, sicuramente molto più tiepida di quella catanzarese, rispetto alla prospettiva dell’area urbana. A distanza di 9 mesi dallo start, questa sensazione di una Lamezia ancora defilata (e indietro) nei ragionamenti dei promotori si percepisce, in effetti. In più, sul piano politico ancora non si è imbastito un vero dibattito: diversi leader ancora non si sono espressi, così come i partiti più grandi non sembrano ancora particolarmente attratti dal tema.
E sul piano politico c’è anche da considerare la fluidità della situazione, con Lamezia Terme che il prossimo anno andrà al voto per le Amministrative e Catanzaro che ha un’amministrazione talmente composita ed eterogenea da fare fatica a ragionare su cosa realizzare già nel proprio perimetro territoriale. Da tenere sempre in debito conto poi i particolarismi e gli individualismi territoriali che in Calabria sono sempre duri da superare, soprattutto sul piano culturale. Il Movimento però non demorde e ha già messo in agenda a settembre un nuovo step, l’approfondimento di un’ipotesi di lavoro – copyright Pietropaolo – che punterebbe a una pianificazione sovracomunale che metta in rete Catanzaro, Lamezia e i Comuni dell’Istmo. Anche qui diverse controindicazioni sulla fattibilità del tutto, considerando poi che sia Catanzaro sia Lamezia Terme hanno impostato già una loro autonoma pianificazione comunale, e la sensazione di una complessiva genericità e vaghezza dell’intero progetto. Ma il Movimento per l’area urbana Catanzaro-Lamezia Terme non demorde nel portare avanti una prospettiva che non ha passato ma ora ha comunque un presente, e forse un futuro. L’obiettivo è eliminare quel forse… (a. c.)
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