Non solo i magnifici sei calabresi alle olimpiadi parigine che si chiudono oggi, ma piccole grandi storie per celebrare l’attività quotidiana e silenziosa di chi crede nel proprio sogno e ha coltivato la propria passione facendone qualcosa di più di un lavoro. Una piccola rassegna nella quale sono inclusi due monumenti della poesia celebrati – in assenza – in due eventi estivi che ne riverberano il ricordo e la lezione (Calogero e Costabile): non potevano non esserci.
Non che lui sia meno conosciuto, ma non poteva certo mancare neppure il ritorno del regista catanzarese in concorso a Venezia con “Campo di battaglia”, protagonista Alessandro Borghi. In sala il 5 settembre, racconta le microstorie umane all’interno della macro-storia, che stavolta è la prima guerra mondiale letta attraverso le vicende di due medici. Il cineasta di Magisano il 20 gennaio spegnerà 80 candeline, magari arriverà un premio da aggiungere negli scaffali già ricolmi di Nastri d’Argento e David di Donatello.
La setta dei poeti estinti è guidata dal poeta di Melicuccà (1910-1961) cui è dedicata la Festa della Poesia che si chiude oggi nel suo paese d’origine: a celebrarlo Aldo Nove, Vivian Lamarque, Nicola Crocetti e Tiziano Scarpa, oltre a Nino Cannatà con la sua maxi-antologia per Lyricks. Tre giudizi per capire l’impatto avuto da Calogero nella cultura del secolo scorso: «Il più grande poeta del Novecento» (Carmelo Bene), «L’Arthur Rimbaud italiano» (Eugenio Montale), «Un fenomeno raro nella storia delle nostre lettere, una dedizione disperata e mostruosa» (Leonardo Sinisgalli). Anche grazie a questa tre giorni in suo onore, non è stato “sotterrato vivo” come scrisse prima di suicidarsi. «Abbiamo iniziato disseppellendo i suoi versi» ha scritto Nove.
Sono una triade dunque la conteggiamo come una cosa sola. C’erano un ingegnere, un economo e un farmacista. E ci sono ancora, ma sono viticoltori: Sergio, Saverio e Pierpaolo rilanciano a Cirò la tradizione di famiglia, senza farne un feticcio come ha ricordato Matteo Gallello durante il Cirò Wine Festival appena concluso, citando il Gustav Mahler della famosa frase-manifesto: «La tradizione è custodia del fuoco, non adorazione della cenere». I fratelli alimentano il loro fuoco adeguando il ciclo del mondo alle nuove esigenze – «ci proteggiamo dai cinghiali e pensiamo a irrigazioni d’emergenza» – e svelano che sì, esiste in Italia un rosso da bere fresco: il Cirò rosato!
Ungaretti gli ha dedicato un epitaffio inciso nei vicoli di Sambiase eppure – ha scritto Gilda Policastro su Robinson n. 400 – «fatica a entrare nel canone del Novecento». Però i 100 anni del poeta lametino de “La rosa nel bicchiere” (cadranno il 27 agosto) sono stati celebrati in una delle serate del Festival del Lamento a inizio agosto a Soveria Mannelli: esempio di contro-narrazione che ribalta gli stereotipi calabresi – autocommiserazione, nichilismo, rassegnazione – per trasformarli in forza vitale: pensate che una sezione del sito era chiamata “Non c’è un programma”. Chi meglio di Costabile può incarnare questa ironica consapevolezza? «Elezioni, processioni, damaschi sui balconi. L’onorevole torna calabrese». Attualissimo.
Il più letterario – come personaggio stesso – dei critici letterari è stato avvistato in un frondoso anfratto della nativa Cosenza (un bar di via Alimena) ma anche a San Lucido nei pressi di una nota gelateria. I fan della sua scrittura («L’antiretorica è retorica al quadrato») oltre che dei suoi giudizi (hanno fatto scuola il «9 e lode» ad Alessandro Baricco su La Lettura del 24 maggio 2015 o il più recente 10+10 a “Cambiare l’acqua ai fiori” di Valérie Perrin) sognano che magari è in giro per prendere spunti di vita vissuta e trarre ispirazione in vista di un nuovo romanzo: magari da fare uscire il 15 ottobre, primo anniversario dell’addio al suo Joker. Magari.
C’è il manga a Crotone. Con “Il Saraceno” (Rizzoli Lizard) continua la saga auto-fiction dell’autore di “Italo” che racconta la sua terra con il filtro del disegno orientale. Nato nel 1980, traduttore oltre che fumettista, insegna storia del fumetto all’Accademia di Reggio Calabria. «Stare nella provincia italiana del Sud ai miei tempi – ha detto a Luca Valtorta – voleva dire che se stavi in una famiglia importante potevi avere una prospettiva altrimenti davanti a te c’era il nulla totale e i modi con cui riempirli erano spesso i peggiori. Ogni volta che sento menzionare l’Accademia di Belle Arti a Reggio o Catanzaro sono felice, mi esplode il cervello».
Restiamo nel Crotonese e torniamo ai vini con un vigneron consapevole quanto i fratelli Cerminara. Siamo a Melissa, ultimo baluardo di un territorio ormai quasi abbandonato ma che rappresenta la storia stessa del vino calabrese e italiano. Gianni si presenta così: «Sono un ex tecnico cinetelevisivo che, dopo oltre 15 anni trascorsi lontano da casa, ha fatto ritorno e ha intrapreso una nuova avventura». Nuova per modo di dire, visto che ha ereditato dal padre la passione e dai bisnonni i terreni – argillosi, con vigne ad alberello. Viticoltura eroica.
Non solo Stefano Mancuso: non se ne abbia lo Statale Jonico ma è davvero calabrese il secondo massimo esperto in botanica. Nato anche lui a Catanzaro (nel 1976, 11 anni dopo Mancuso), laurea in Scienze agrarie a Piacenza, da settembre 2017 è direttore della Riserva naturale regionale delle Valli Cupe. Si occupa di tutela della biodiversità e di promozione delle risorse ambientali e paesaggistiche, oltre a essere consulente scientifico del Fai (Fondo Ambiente Italiano). Il suo “Le erbe di San Francesco di Paola” (Rubbettino 2024, con Giancarlo Statti) è un libro che tutti i calabresi dovrebbero avere.
La giovane viticoltrice reggina ha a suo modo rivoluzionato non tanto e non solo l’azienda di famiglia ma, in piccolo, la viticoltura calabrese impiantando il primo Pecorello nel Reggino, in particolare a Palizzi. Ennesimo passo in avanti per un territorio in espansione anche grazie al lavoro del Consorzio
Chiudiamo con una coppia: la reggina Sofia Uslenghi e la catanzarese Noemi Comi, entrambe in mostra a San Lucido nella rassegna Fotografia Calabria Festival che sta trasformando il borgo del Tirreno cosentino un laboratorio visivo all’aperto sul tema famiglia e dintorni. C’è tempo fino al 25. Buon Ferragosto.
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