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Il «tributo» ai La Rosa e i clienti del lido: gli interessi della ‘ndrangheta nelle escursioni sulla Costa degli Dei

Gli affari della criminalità nel turismo e nelle “gite in barca”. Il ruolo dei Bonavita di Briatico e i rapporti con la cosca di Tropea

Pubblicato il: 12/08/2024 – 18:33
Il «tributo» ai La Rosa e i clienti del lido: gli interessi della ‘ndrangheta nelle escursioni sulla Costa degli Dei

VIBO VALENTIA Tre euro a passeggero, se sei “amico” solamente un euro. Una tassa da pagare alla ‘ndrina La Rosa di Tropea per “sostare” nel porto della Perla del Tirreno. Il sistema viene raccontato dagli inquirenti nell’inchiesta Maestrale Carthago, dalla quale emergono gli interessi della ‘ndrangheta nella filiera turistica. Oltre al controllo indiretto dei villaggi, la criminalità organizzata si sarebbe infiltrata anche nel settore delle escursioni programmate. D’altronde dalla costa vibonese, sia dal porto di Tropea che da quello di Vibo Marina, partono le navi verso le Isole Eolie, tra le mete più ambite dell’estate dai turisti. Un giro economico troppo “allettante” per non attirare le mire della ‘ndrangheta.

La cosca Bonavita dietro la società di escursioni

Due cosche, un noto lido e una società di escursioni estive. Sono i “protagonisti” del sistema dietro una società, per gli inquirenti, riconducibile alla ‘ndrina Bonavita di Briatico. Quest’ultima sequestrata lo scorso marzo insieme alla moto nave adibita al trasporto passeggeri. Secondo gli inquirenti, dietro la società ci sarebbe Giuseppe Armando Bonavita detto “Armando” e Roberta Bonavita, entrambi figli del defunto Pino Bonavita, ritenuto al vertice dell’omonima ‘ndrina di Briatico. La cosca sarebbe strettamente legata e «dipendente» dal locale di Zungri e, in particolar modo, da Francesco Barbieri, presunto capo della ‘ndrina di Cessaniti.  Per entrambi i figli di Pino Bonavita è stato ottenuto il rinvio a giudizio nel processo in corso nell’aula bunker di Lamezia.

I legami con il locale di Zungri e la ‘ndrina dei La Rosa

I presunti prestanome, secondo gli inquirenti, «si rivolgevano costantemente per ricevere disposizioni in merito all’organizzazione del lavoro, gestione di dipendenti e contabilità aziendale». Dalle indagini emerge come i fratelli Bonavita «gestissero di fatto la società», ma «sotto le direttive del dominus Francesco Barbieri», indicato dagli investigatori come «capo pro tempore» del locale di Zungri. Bonavita avrebbe poi fatto ricorso ai suoi legami con i La Rosa per favorire la società in due occasioni: l’ormeggio della barca al porto di Tropea e l’accordo con una società di informazioni turistiche. La cosca avrebbe fatto pressioni sull’infopoint per favorire la società, facendo intercedere i La Rosa dopo i primi “rifiuti”.

Il «tributo» da pagare alla cosca e gli affari con il lido di Briatico

«Non ti preoccupare, domani sera ci ha l’appuntamento Antonio (La Rosa, ndr), per il porto pure ha parlato lui, non ti preoccupare… eee questi sono persone serie non è che sono scemi». Anche per quanto riguarda l’ormeggio della barca nel porto tropeano, ricostruiscono gli inquirenti, bisognava passare prima dai La Rosa pagando loro «un tributo». «Questi – si legge nelle conversazioni captate – se vogliono un euro glielo devi dare, basta! come glielo danno tutte le navi…». Lo schema lo ricostruiscono gli inquirenti: tutte le barche in porto dovevano pagare 3 euro per ogni passeggero, mentre la loro società «grazie all’appartenenza delle due cosche alla ‘ndrangheta vibonese ed all’ottimo rapporto di amicizia» avrebbe dovuto pagare solo 1 euro. Anche un noto lido di Briatico sarebbe stato in “affari” con la cosca dei Bonavita, con l’accordo per l’invio di turisti e passeggeri ogni giorno per le escursioni. Lo stesso “Armando”, in un discorso captato dagli inquirenti, avrebbe rassicurato Francesco Barbieri sul villaggio in questione che «sta già provvedendo all’invio dei suoi clienti verso l’imbarcazione per effettuare le escursioni e che tale prassi è già ben consolidata». (Ma.Ru.)

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