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Sempre più radicata e sempre più ricca, ‘ndrangheta prima emergenza per le grandi Procure

La forza delle cosche calabresi confermata dalle audizioni in Antimafia dei capi degli uffici inquirenti delle città più importanti d’Italia

Pubblicato il: 13/08/2024 – 10:34
Sempre più radicata e sempre più ricca, ‘ndrangheta prima emergenza per le grandi Procure

LAMEZIA TERME La vocazione e la proiezione nazionale della ‘ndrangheta. In 13 mesi dal suo insediamento un dato emerge dall’attività della Commissione parlamentare antimafia dell’attuale legislatura, commissione guidata dalla meloniana Chiara Colosimo: le cosche calabresi hanno ormai messo radici in gran parte delle regioni italiane, in talune in un regime che si potrebbe definire di monopolio in altre coabitando con le altre mafie e con le organizzazioni autoctone. A delineare queste dinamiche criminali, che confermano la capacità della ‘ndrangheta di espandersi oltre i confini della terra di origine pur mantenendo in genere i contatti con la “casa madre” Calabria, sono stati i procuratori della Repubblica delle più importanti città italiane auditi dalla Bicamerale dal luglio 2023 fino agli ultimi giorni prima della pausa estiva del 2024. Analisi che sono servite anche ad alzare il livello di attenzione sul rischio di infiltrazione della ‘ndrangheta, e non solo ovviamente, negli appalti del Pnrr, dei Giochi Olimpici invernali di Milano Cortina e nel prossimo Giubileo, alla luce dell’ormai acclarato salto di qualità dei clan, meno inclini alla violenza e più inclini al basso profilo, all’immersione e alla ricerca degli affari e dei business attraverso il contatto in tutti i territori nazionali con i “colletti bianchi” e con pezzi delle istituzioni e della politica.

Le audizioni

Significativo sotto questo aspetto è un excursus delle audizioni dei vari procuratori “non calabresi” (per quanto riguarda la Calabria, l’unica audizione ha riguardato a settembre 2023 il procuratore capo della Dda di Reggio Giovanni Bombardieri, peraltro ora destinato a Torino). A tracciare la linea il capo della Dna Giovanni Melillo, nell’audizione di esordio dell’Antimafia, a giugno 2023: Melillo ha definito la ‘ndrangheta, insieme alla camorra, un «gigantesco hub di servizi illegali per il mondo dell’impresa. Tutto il sistema delle false fatturazioni, la gestione di gigantesche reti di cosiddette cartiere, cioè società che non fanno che produrre false fatturazioni, i servizi di trasporto del contante che serve per recuperare il profitto del carosello, che sono frodi transfrontaliere, la stessa ramificazione della ‘ndrangheta nel nord d’Italia e in Europa, segue le logiche e le rotte delle costellazioni di imprese che sono continuamente sospese tra ricorso sistematico a false fatturazioni, a frodi fiscali, a bancarotte fraudolente e insolvenze quasi sempre in danno dell’erario». Il procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi il 12 luglio 2023 ha parlato, con riferimento alla “mappa” criminale della Capitale, di «una serie di organizzazioni criminali di tipo mafioso alcune delle quali direttamente discendenti e a volte direttamente collegate con le case madri mafiose tradizionali (Cosa Nostra, camorra e ‘ndrangheta) che operano sull’intero territorio regionale, in larga parte con gli stessi sistemi con cui operavano e continuano ad operare nei territori originari»: in questa sede è stato ricordato anche lo scioglimento dei Comuni di Anzio e Nettuno “infiltrati” dalla ‘ndrangheta (i commissari dei due Comuni sono anche stati auditi successivamente dalla Bicamerale ma le sedute sono state secretate). A sua volta, Marcello Viola, procuratore di Milano, all’Antimafia l’1 agosto l’1 agosto 2023 ha confermato – la «prima tra tutte» – la presenza della ‘ndrangheta, connotata da «una accentuazione accentuazione del carattere imprenditoriale cosa che ha spinto la Direzione distrettuale antimafia verso la necessità di occuparsi di reati finanziari caratterizzati dall’aggravante di mafia». Un salto temporale di qualche mese ed ecco la traccia di ‘ndrangheta che riappare – febbraio 2024 – nelle audizioni dell’allora procuratore di Bologna Giuseppe Amato e del procuratore di Reggio Emilia Gaetano Paci, che hanno ricordato l’inchiesta e il conseguente processo Aemilia, che – ha spiegato in particolare Paci rivolgendosi alla Commissione parlamentare – «voi sapete benissimo essere sicuramente lo zenit dell’accertamento processuale e giudiziario per quanto riguarda la penetrazione e il consolidamento delle cosche di ‘ndrangheta del versante cutrese dell’Alto Jonio catanzarese in Emilia-Romagna».

La sede della Commissione parlamentare antimafia

Le alleanze

Il 13 marzo 2024 poi è toccato al procuratore di Genova Nicola Piacente, che ha definito la ‘ndrangheta «verosimilmente anche in Liguria l’organizzazione criminale maggiormente strutturata e presente, una organizzazione che «quanto meno nell’ambito del territorio del distretto di Corte d’appello di Genova agisce da sola in regime di monopolio per quanto riguarda la gestione e il traffico degli stupefacenti». Il 27 giugno è stato invece il procuratore di Trento, Sandro Raimondi, a riferire in Antimafia, della «presenza, fin dagli anni Ottanta, di personaggi collegati a famiglie molto importanti della Calabria, come le famiglie Serraino e Iamonte, i capi area della zona di Cardeto e di altre località», e a ricordare l’inchiesta “Perfido” sugli appetiti delle cosche originarie della Calabria nello sfruttamento delle cave di porfido, con tanto di contatti anche con amministratori locali (in particolare del Comune di Lona Loses). Buon ultimo, il procuratore della Repubblica di Venezia Bruno Cherchi: audito dalla Bicamerale il 17 luglio, Cherchi ha parlato di «una presenza della ‘ndrangheta, soprattutto nella zona del Veronese e del Padovano, che risale a circa 30-40 anni fa, siamo già quantomeno alla seconda generazione e in certi casi alla terza di soggetti ormai stanziali, ma che non hanno mai interrotto i rapporti con i luoghi di provenienza». Insomma, tante spie di una sempre più profonda penetrazione della ‘ndrangheta nelle regioni italiane. E dove non c’è il radicamento, ci sono le alleanze nel segno degli affari, come quella che sempre all’Antimafia ha descritto, il 13 luglio del 2023, il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia, secondo cui «Cosa Nostra torna a gestire… riallacciando e riaprendo i rapporti con la ‘ndrangheta. Abbiamo indagini recentissime che ci indicano come l’importazione venga mediata e accordata con famiglie ‘ndranghetiste per potere tornare poi sui mercati internazionali, perché se è vero che la ‘ndrangheta ha sostanzialmente il monopolio del brokeraggio degli stupefacenti in particolare dal Sudamerica, è anche vero che un grande brand come quello di Cosa Nostra non si abbandona e quindi c’è un interesse anche della ‘ndrangheta a riallinearsi e a creare affari insieme, e i luoghi dove si creano affari sono pericolosi per la sicurezza dello Stato perché sono affari criminali che rafforzano entrambe le organizzazioni». (a. c.)

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