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la riflessione

Dio ci salvi dai persuasori occulti della cattiveria sportiva e della guerra

Di Francesco Bevilacqua*

Pubblicato il: 14/08/2024 – 8:52
di Francesco Bevilacqua*
Dio ci salvi dai persuasori occulti della cattiveria sportiva e della guerra

Ora che sono finite le Olimpiadi di Parigi, posso togliermi un sassolino dalla scarpa, quantunque aborrisca lo sport competitivo ed i suoi aedi mediatici.
Siamo stati sommersi per mesi dalle polemiche suscitate dalle competizioni sportive: prima la nazionale italiana di calcio che viene derisa per il flop agli Europei, trattato come resa disonorevole; poi il tennista Sinner accusato di essere rinunciatario quando decide di non andare a certi tornei per preservare la propria salute; poi la sgradevole ma certamente innocua cerimonia di inaugurazione dei giochi olimpici; poi la pugile Angela Carini che, dopo, pochi secondi, senza aver preso un solo pugno e contravvenendo ad ogni regola della sportività (compreso il saluto dell’avversaria), si ritira da un match, facendo credere che l’abbiano costretta a battersi contro un uomo etc. Ma c’è un’altra notizia di questi giorni che il mio encefalo ha collegato, con una immediata sinapsi, allo sport competitivo: il ministro della Difesa Crosetto che stipula con l’AD della RAI un accordo per scrivere il panegirico delle Forze Armate Italiane.
Cos’hanno, dunque, in comune la bulimia di competizioni sportive con annesse polemiche e la trovata di Crosetto? Ho cominciato a ragionarci nel mentre fluiva l’inondazione mediatica di telecronache, parate, news, interviste, talk con i soliti opinionisti inferociti. Poi l’illuminazione o, se volete, l’allucinazione: vuoi vedere – mi son detto – che con la pubblicità sulle Forze Armate da un lato e l’overdose dello sport dall’altro, qualcuno vuol traghettarci, in modo più o meno subliminale, verso la realizzazione di un romanzo distopico, come quelli di Uxley o di Orwell, nei quali per distopia s’intende un’utopia futura negativa, catastrofica? Provo a spiegare.
Nei comunicati ufficiali sull’accordo Ministero della Difesa-RAI leggo che si vuol così “favorire la diffusione della cultura della Difesa e la conoscenza del ruolo svolto dalle Forze armate sul territorio”. La mia traduzione è la seguente: “dobbiamo spendere di più per armarci; la guerra è necessaria per buttar giù le imbarazzanti potenze di Russia e Cina”. Per altro, Crosetto è l’uomo giusto al posto giusto: è stato Presidente della Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza (AIAD) di Confindustria e Senior Advisor di Leonardo, la più grande industria di armi italiana. Quale interesse potrebbe avere, uno così, verso un mondo pacificato? Del resto l’Occidente avrebbe potuto evitare tante morti e distruzioni tenendo al guinzaglio la Nato mentre andava ad “abbaiare” ai confini della Russia, come osservò acutamente Papa Francesco.
Sul piano dello sport competitivo, invece, non si si è sempre detto, forse, che esso è una sublimazione della guerra? I contendenti si sfidano pacificamente in un contesto di regole, che prevedono, fra l’altro il rispetto dell’avversario. Ma, come abbiamo visto, l’enfatizzare il lato competitivo dello sport finisce col divenire un perfetto spot pubblicitario per la guerra, la competizione più estrema e più tragica. Del resto, il maestro del pensiero neo-liberista (dottrina economica che ormai tiene banco quasi ovunque nel mondo, sia che a governare vada la destra sia che lo faccia la sinistra), l’americano Milton Friedman (1912/2006), era anch’egli fautore di questa distopia quando ammetteva candidamente che “Lo shock serve a far diventare politicamente inevitabile quel che è socialmente inaccettabile”.
Ma non tutto è perduto. C’è ancora qualche segno di speranza. I portatori sani di pensiero critico che combattono la distopia dello sport competitivo arruolato nell’esercito dei guerrafondai non si sono ancora estinti. Di recente, infatti, sono insorti due coraggiosi dello sport italiano. In primo è lo schermidore Daniele Garozzo, che con una lettera aperta smentisce lo spocchioso Aldo Cazzullo il quale aveva sostenuto che per prevalere nello sport bisogna dotarsi di “cattiveria”. La lettera è molto bella è si trova in rete (https://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/ldquo-falso-che-bisogna-essere-cattivi-vincere-io-ne-sono-403900.htm). Il secondo è il coach della nazionale femminile di Pallavolo, Velasco, che prima della finale (poi vinta contro gli USA) esortava tutti a non fare retorica, a non caricare certi eventi sportivi di tratti epici e aspettative roboanti e di considerare più importante l’effettivo valore delle squadre e degli atleti che non i singoli risultati.
Ed è una fortuna se in mezzo a tanto conformismo e a tanta ipocrisia ci sia ancora qualcuno che abbia capito che la Russia, il paese più vasto del mondo (ed anche uno dei meno ricchi tra i grandi) non ha alcun interesse a invadere l’Europa (e nemmeno ad annettersi l’Ucraina), e che, come ha ben spiegato lo storico Alessandro Barbero (citando storici e archeologi israeliani), il grande regno ebraico della Bibbia (quello da cui i sionisti traggono la certezza che i Palestinesi siano degli abusivi su una terra che non appartiene loro) non è mai esistito. Dio ci salvi dai persuasori occulti della cattiveria sportiva e della guerra. 

*Avvocato e scrittore

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