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La ‘ndrangheta «radicata» in Germania e la svolta con la strage di Duisburg. «Moriru tutti»

Il 15 agosto 2007 l’eccidio causato dalla faida tra le ‘ndrine di San Luca. 17 anni dopo la mafia calabrese fa ancora affari in terra tedesca

Pubblicato il: 15/08/2024 – 10:33
La ‘ndrangheta «radicata» in Germania e la svolta con la strage di Duisburg. «Moriru tutti»

DUISBURG «A mamma è jocu?». Le voci, intercettate dalle forze dell’ordine, sono quelle di Giovanni Strangio e Achille Marmo, la “mamma” è Antonio Pelle, boss della ‘ndrangheta di San Luca. «Moriu fratima, moriu niputita, moriu fraita. Moriru tutti». È la notte tra il 14 e il 15 agosto del 2007, il drammatico messaggio arriva in Aspromonte. Sono morti tutti: Sebastiano, il fratello di Giovanni, Marco, fratello di Achille, Francesco e Marco Pergola, Tommaso Venturi e Francesco Giorgi. Sei i corpi per terra, gli ultimi due di soli 18 e 16 anni. La strage farà conoscere la ‘ndrangheta a tutta l’Europa e, in particolar modo, alla Germania. San Luca, piccolo paesino dell’Aspromonte calabrese con poco più di 3000 abitanti, balza agli onori della cronaca europea: la faida tra le famiglie di ‘ndrangheta tra i Nirta-Strangio e i Pelle-Vottera “sconfina” e raggiunge la Mühlheimer Straße, a Duisburg, dove ha da tempo aperto un ristorante italiano chiamato “Da Bruno”.

Il rito d’affiliazione e la raffica di proiettili

Un rito arcaico, un “santino” bagnato di sangue e la strage. Il ristorante Da Bruno era stato scelto quella sera come sede per l’affiliazione del giovanissimo Tommaso Venturi alla ‘ndrina dei Pelle-Vottera. Solo 18 anni ma per i boss già pronto per entrare formalmente nella ‘ndrangheta. D’altronde in tempi di guerra, come lo erano quelli per i Pelle-Vottera, ogni “soldato” è utile alla causa e la faida contro i Nirta-Strangio richiedeva un vero e proprio esercito. Ma per Tommaso non ci sarà neanche il tempo: alle ore 2:24 di notte una raffica di proiettili oltrepassa la vetrina e raggiunge le sei vittime. Nella sua tasca verrà trovato il santino di San Michele insanguinato. Una vendetta, si dirà dopo, per l’omicidio di Maria Strangio, moglie di un boss, alla cui morte avrebbe contribuito, prestandosi per nascondere le armi, Marco Marmo.

Il “commando” e le relazioni sulla ‘ndrangheta

Ma che la strage abbia fatto conoscere la ‘ndrangheta alla Germania è parzialmente vero. Perché, come ha affermato in un’intervista al Corriere della Calabria Ersilio Mattioni, autore del libro “La strage di Duisburg”, di relazioni sulla criminalità calabrese la polizia tedesca ne era piena. Da oltre dieci anni erano stati avvisati dai colleghi italiani del periodo di infiltrazione ‘ndranghetista nella società tedesca, soprattutto tramite la nascita di locali e ristoranti, punti di incontro di ‘ndranghetisti all’estero. Tra gli attenzionati anche Giovanni Strangio, non l’autore della telefonata e fratello di una delle vittime, ma uno dei due killer che avrebbe partecipato alla strage. Un “commando” composto forse da più dei tre uomini ipotizzati all’inizio. Nei processi che seguiranno le indagini, insieme a lui viene condannato anche Sebastiano Nirta. La due ‘ndrine vengono disarticolate tra ergastoli e centinaia di anni di carcere.

La mafia calabrese radicata in Germania

Dagli esperti la strage di Duisburg viene considerata la svolta sul contrasto alla ‘ndrangheta in Germania. Le autorità tedesche e italiane intensificano la collaborazione, aumentano controlli e report. Nell’ultima relazione per il 2023, la Dia riporta che «la Germania, grazie alla sua florida economia, rappresenta un polo di attrazione» per le mafie italiane, in particolare nelle regioni più ricche come il Baden-Württemberg, la Renania Settentrionale-Westfalia, la Baviera e l’Assia. Nelle relazioni le autorità tedesche confermano che le attività commerciali vengono utilizzate come «basi logistiche» per i summit. Nel solo 2023 tre operazioni fanno emergere gli interessi delle ‘ndrine, in particolare crotonesi e cosentine, in terra tedesca. Dall’inchiesta contro la ‘ndrina dei Forastefano-Abbruzzese emerge anche la figura di un titolare di un ristorante in Germania che presterebbe il suo locale come appoggio logistico per gli affiliati. Tempi diversi e lontani dalla faida che culminò nella tragedia di Duisburg e che, soprattutto, non fanno pensare ad ulteriori stragi come quella di 17 anni fa. Ma, come ha ribadito Ersilio Mattioni, «la storia della ‘ndrangheta ci insegna che a volte tutto quello che è razionale scompare». (Ma.Ru.)

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