LAMEZIA TERME L’ultimo “fronte” in ordine di tempo è la bonifica di Crotone, in particolare la decisione se l’Eni debba smaltire nel territorio pitagorico o fuori Calabria – per come stabilito da precedenti interlocuzioni – i “veleni” sprigionati dalla fine del sogno industriale. In realtà, sono tante le “partite” aperte tra il governo della Regione guidato da Roberto Occhiuto e il governo nazionale. Un rapporto che corre sul binario dello stesso colore politico ma che non sempre fila liscio. Certo, l’asse tra il presidente della Calabria e la maggioranza regionale e quella nazionale di centrodestra resta granitico e indissolubile, ma non mancano tuttavia focolai di tensione, rivendicazioni della Calabria che a livello centrale ancora non trovano soddisfazione né sbocco. Una panoramica in questa fase di stallo per la pausa estiva dice a esempio che gli effetti di un’intesa strettissima, agevolata anche dal ruolo politico di Occhiuto, quello passato (capogruppo di Fi alla Camera) e quello attuale (vicesegretario nazionale azzurro), si sono già fruttuosamente concretizzati in diverse importanti occasioni celebrate dalla fine del 2022: per citarne due, la sigla dell’accordo di coesione con la premier Giorgia Meloni a febbraio a Gioia Tauro (oltre 2,5 miliardi da mettere a terra per la Calabria) e il G7 del Commercio organizzato dal vicepremier Antonio Tajani a Villa San Giovanni poco più di un mese fa. Eventi che hanno proiettato la Calabria in una dimensione anche sovranazionale, soprattutto l’ultimo. Ma, al di là di questo, dal governo Occhiuto e la Calabria nel prossimo futuro attendono altri risultati da portare all’incasso.
La madre di tutte le questioni resta la sanità. Occhiuto, a margine della parifica piena del bilancio regionale da parte della Corte dei Conti, ha annunciato che l’anno prossimo chiederà al governo la chiusura del commissariamento, visto che la gestione straordinaria – a detta del presidente della Regione- in oltre 12 anni è stata più dannosa che altro. Intanto, si tratta di capire se a fine anno ci sarà un’altra proroga del “Decreto Calabria”. Nel frattempo, è rimasta ancora in stand by la possibilità per la Calabria di avere una deroga per quanto riguarda i vincoli nelle assunzioni: un emendamento di alcuni parlamentari di Forza Itala in sede di elaborazione del decreto sulle liste di attesa è stato ritirato, ma potrebbe anche essere riproposto in futuro. Così come finora è rimasta sostanzialmente inevasa la richiesta di Occhiuto di una sorta di corsia preferenziale per la Calabria per quanto riguarda il reclutamento degli operatori sanitari in modo da rendere più attrattivo lavorare in Calabria.
Ma al centro dell’agenda politica resta anche il tema dell’autonomia differenziata, fortemente voluta dalla Lega e votata in Senato con Occhiuto e la pattuglia azzurra calabrese molto scettici e molto perplessi, e soprattutto ai ferri corti con la Lega del ministro promotore Roberto Calderoli. Al momento Occhiuto e altri esponenti della maggioranza regionale hanno confinato i loro dubbi soltanto alle dichiarazioni, senza impelagarsi in atti formali, ma certo il “battage” che anche in Calabria il centrosinistra portando avanti è un fattore di disturbo oltre che un potenziale danno elettorale, come del resto evidenziato già più volte dallo stesso Occhiuto, che ormai con Calderoli sembra in aperto conflitto. Il governatore calabrese ha chiesto al governo una moratoria nell’attesa che siano trovate le risorse per il Lep e sia superata la spesa storica, e dopo la pausa si vedrà se questa richiesta avrà un seguito: le perplessità di Occhiuto – a quanto risulta – sono sostanzialmente condivise dal suo partito, Forza Italia, ma in ballo ci sono anche i rapporti con gli alleati, e questo impasse sta creando più di un grattacapo ai leader azzurri, in particolare al segretario nazionale Tajani.
Insomma, la Calabria attende il governo al varco. E non solo sull’autonomia differenziata. Tra le “partite” che probabilmente dall’autunno torneranno in auge c’è quella energetica e in particolare quella del progetto del rigassificatore di Gioia Tauro, progetto rispolverato da Occhiuto che il governo nei mesi scorsi ha definito strategico. Strategico sicuramente lo è, il fatto è che non sembra prioritario, al punto da essere di nuovo entrato in una fitta nebulosa. Nella conferenza stampa finale del G7 del commercio in Calabria sempre Tajani l’ha rievocato nel quadro di un complessivo ragionamento sulla funzione di Gioia Tauro quale potenziale hub energetico dell’Italia e dell’Europa, osservando che «il governo non ha cambiato idea», ma specificando che bisognerà vedere in che forma realizzare questo hub. Ermetico invece sul tema il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, forzista come Occhiuto e Tajani.
Così come con il ministero guidato da Fratin ora la Regione sembra aver aperto un contenzioso anche con riferimento alla bonifica di Crotone, dopo che il Mase ha ufficializzato un decreto che di fatto consente ad Eni di smaltire i rifiuti pericolosi dell’area industriale pitagorica “in loco”, con un evidente “trappo” di impegni pregressi che andavano in tutt’altra direzione. Contro questo decreto la Regione guidata da Occhiuto ha annunciato ricorso al Tar, unendosi agli altri enti locali del territorio come Comune e Provincia, entrando dunque in polemica con il ministero, che invece rivendica la bontà del decreto, come ha fatto la viceministro leghista Vannia Gava. La mediazione sembra molto complicata, su questo tema. E così anche questo “fronte” potrebbe rendere l’autunno piuttosto caldo. (a.cantisani@corrierecal.it)
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