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Sull’autonomia differenziata al via l’ennesimo sopruso

Nell’aula del Senato è stato consumato l’ennesimo sopruso. I partiti di maggioranza, all’unisono, si sono espressi perché l’autonomia differenziata del Paese divenisse legge dello Stato.Se anche l…

Pubblicato il: 17/08/2024 – 17:45
di Franco Scrima
Sull’autonomia differenziata al via l’ennesimo sopruso

Nell’aula del Senato è stato consumato l’ennesimo sopruso. I partiti di maggioranza, all’unisono, si sono espressi perché l’autonomia differenziata del Paese divenisse legge dello Stato.
Se anche la Camera, quando sarà chiamata al voto, si dovesse esprimere allo stesso modo, l’Italia ritorneremo a prima del 1871.
Curioso che il 5 ottobre 2017 (lo ha riferito “Il Fatto Quotidiano”) la presidente Meloni in un articolo pubblicato dal quotidiano “Libero” avrebbe scritto: “No all’autonomia, porta alla secessione”. Se ciò fosse vero, la Presidente del Consiglio può andare fiera, visto che per il “si” hanno votato ben 28 senatori, 24 dei quali di “‘Fratelli d’Italia” e quattro della Lega.
L’Italia, dunque, può prepararsi per ritornare a prima della sua unità, quando era divisa in stati dominanti la cui realtà era che il Nord primeggiava con una fitta rete di città politicamente autonome, e al Sud “imperavano” le Signorie che se ne infischiandosene dei bisogni della gente.
Finalmente la storica battaglia della Lega è stata tramutata in realtà e tenerezze a rafforzarsi con l’autonomia, facendo in modo che “cresceranno” le regioni, quelle considerate di serie A e ritorneranno A, e ritorneranno a “soffrire” quelle del Sud, considerate a quanto pare di “quarta categoria”, alla stregua di un sottoprodotto.
Così facendo, alle regioni del Sud non rimane altra via se non quella della mobilitazione, considerato che la maggior parte delle forze politiche e sociali sarebbero pronte a contrastare la “riforma”. Addirittura il Partito Democratico si è detto pronto a promuovere un referendum.
Anche molti sindaci delle regioni del Centro e del Sud, hanno definito la vicenda un “bluff”, perché non sarebbe stato tenuto in conto che l’autonomia rischia di “spaccare” l’Italia.
Ovviamente Calderoli, promotore dell’iniziativa, sostiene di non temere niente e nessuno, forte adesso che “la storica battaglia della Lega ha preso sostanza con il voto del Senato”. Forse avrebbe potuto attendere anche il parere della Camera del Deputati da dove il progetto deve ancora passare. Ma stante il peso della “maggioranza” non è difficile immaginare che possa essere approvato anche in quella sede e, questa volta, in modo definitivo.
Qualcuno si è dimenticato che l’Italia è una è che al primo comma dell’art.1 della Costituzione è scritto: “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”.
Se il concetto di “Repubblica Democratica” è facilmente comprensibile, diverso è per la seconda parte: cosa significa che la Repubblica è “fondata sul lavoro”? Che significato volevano dare i padri costituenti?
Questa è la domanda che tanti italiani si pongono specie dopo il voto al Senato, e soprattutto da quando è cominciato a soffiare il vento delle “riforme” che, secondo alcuni, dovrebbe coinvolgere anche la Costituzione ed i suoi famosi “Principi fondamentali”, quelli su cui si fonda la nostra Nazione.

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