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Abuso di alcol, nel 2024, 39mila accessi in Pronto soccorso

Il 60% è under 24. 5,5 milioni di maschi e 2,5 milioni di femmine

Pubblicato il: 19/08/2024 – 21:14
Abuso di alcol, nel 2024, 39mila accessi in Pronto soccorso

ROMA Sono in totale 39.590 gli accessi nei pronto soccorso su base nazionale in Italia legati a patologie attribuibili all’alcol, dato in costante crescita pubblicato a luglio e relativo all’andamento degli interventi in materia di alcol e problemi correlati, evidenziato nel report sul sito del ministero della Salute fornito dall’Osservatorio nazionale alcol Sisma, sistema di monitoraggio alcol e dal Centro nazionale dipendenze e doping dell’Iss. Un numero che fornisce una mappa di modelli e abitudini legate a consumo e abuso di bevande alcoliche, non solo tra la popolazione adulta ma anche tra i ragazzi. “La maggior parte dei ricoveri deriva dal cosiddetto ‘binge drinking'”, spiega a La Presse Gianni Testino, epatologo, presidente della Società italiana di Alcologia e direttore della struttura complessa Patologia delle Dipendenze del Centro Alcologico di Asl3 a Genova. Il fenomeno del ‘binge drinking’ riguarda l’assunzione di più bevande alcoliche in un intervallo di tempo breve, un’abitudine sempre più diffusa che, dai numeri evidenziati dal report, riguarda 3,7 milioni di italiani (al di sopra degli 11 anni, età soglia dalla quale parte il monitoraggio), di questi 5,5 milioni di maschi e 2,5 milioni di femmine. Le età riportate vedono 728 mila binge drinkers censiti tra gli 11 e i 24 anni, di cui 104 mila sotto la maggiore età, tra gli 11 e i 17 anni, e 624 mila tra i 18 e i 24 anni. Per risalire al numero preciso dei minori che accedono alle cure nei pronto soccorso dopo episodi di abuso di alcol, si può fare una stima.”Considerato che la fetta più ampia dei ricoveri è dovuta a binge drinking – prosegue Testino – si può fortemente ipotizzare che circa il 60% del numero di accessi in ospedale riguardi le fasce di età sotto i 24 anni”. La mappa stilata dal report ministeriale riporta un totale di 36 milioni di consumatori di alcol in Italia, sopra gli 11 anni, 20 milioni di uomini e 16 milioni di donne. Di questi 10,2 milioni hanno un’abitudine al consumo quotidiano di alcolici, numeri in costante crescita. Sono invece 8 milioni i consumatori considerati ‘a rischio’ 770mila i ‘consumatori dannosi’ e 62.886 gli alcoldipendenti in Italia presi in carico dal sistema sanitario.”Se guardiamo a questi dati, al di là dei 36 milioni di italiani che hanno consumato almeno una volta alcol, ci sono ben più di 10 milioni che bevono alcolici tutti i giorni e 8 milioni di consumatori a rischio persone che è possibile sviluppino una malattia da alcol. Il danno da alcol è un danno cumulativo”, sottolinea Testino. “Il consumatore a rischio – chiarisce – indica chi assume una bevanda alcolica al giorno per il sesso femminile, due per il sesso maschile, perché le donne metabolizzano ed eliminano la sostanza con un timing che è circa il doppio rispetto a quello dell’uomo.Quindi a parità di dosaggio e consumo il rischio per le donne è decisamente superiore”.Dosaggi che, nell’esperienza medica, risulta non siano identificati come ‘a rischio’ da parte della popolazione. “La maggior parte delle persone identifica il problema solamente con l’alcolismo. I consumatori dannosi invece sono 770mila, quelli che si considerano legati a una dipendenza da alcol. I numeri sono sempre in crescita ma bisogna considerare che tutti i dati qui presenti sono sottostimati e sono pochissimi i consumatori dannosi che vengono diciamo intercettati. In realtà c’è un 25% in più che non è consapevole di esserlo e quindi non lo dichiarerà mai. Il problema alcol è difficile proprio per questo, perché le persone non hanno la consapevolezza del proprio bere”.”Il problema non sono solo gli alcolisti veri e propri, persone consapevoli e che possono accedere a percorsi, anche lunghi ma che danno risultati. Il problema sono i consumatori a rischio, la maggior parte dei tumori nascono in queste persone, c’è un rischio oncologico molto elevato. Il problema è l’etanolo – ribadisce Testino – e il nostro compito è aumentare questa consapevolezza. In questi 8 milioni di persone censite per ‘consumo a rischio’ di alcol c’è anche un rischio oncologico molto elevato, soprattutto per alcuni tipi di tumore come quello della mammella nelle donne, dell’intestino, della testa e del collo. Un rischio non solo sulla salute, se si considera anche il fatto che il 40% degli episodi di violenza sono legati al consumo di alcol”.”È chiaro che l’etanolo è un cancerogeno e prima ancora del problema dipendenza c’è il problema dei tumori”, ricorda ancora il presidente della Società italiana di Alcologia che, tornando ai dati sugli accessi nei pronto soccorso precisa che “sono numeri legati alle intossicazioni acute da alcol come il coma etilico e varie sfumature che di solito riguardano i più giovani: malori, perdita di coscienza, risse. Sono dati in cui la prima diagnosi è quella di abuso di alcol ma da cui vengono escluse tutte quelle dove magari l’alcol è presente, penso per esempio ad una frattura per una caduta, la diagnosi magari sarà di frattura anche se la motivazione è diversa. E sono in costante aumento in quello che è il ‘serbatoio’ vero e proprio, è la fascia di età fino ai 24 anni”.I numeri sono in costante crescita ma non in tutte le Regioni. “Nella nostra piccola Liguria forse a qualcosa è servito lottare per anni e informare la popolazione. Eravamo la regione in cui le donne erano le maggiori consumatrici del Paese, ora siamo rientrati nella media nazionale, nonostante la media resti sempre molto elevata”. Oltre alla creazione di una serie di campagne informative e di un dipartimento dedicato all’educazione e ai corretti stili di vita in Asl3 a Genova è stato messo a disposizione anche un questionario che gli utenti possono compilare nell’anonimato, per avere un’idea indicativa legata al proprio approccio con l’alcol e che si trova sul sito dell’azienda sanitaria genovese. “Serve – aggiunge Testino – a valutare la situazione. Questo test esiste dal 1982, in diverse forme, ma spesso le persone barano nelle risposte se vengono sottoposte al questionario. La mia collaboratrice Patrizia Balbinot lo ha modificato con 10 domande accessibili a tutti e lo ha inserito sul sito dell’Asl. Da quando esiste ci hanno scritto più di 230 persone”.”Si pensa sempre di non essere mai noi quelli a rischio – conclude Testino – ma questo è uno strumento semplice che può creare consapevolezza nella persona. Dopo il questionario chi vuole può scriverci e accedere a un primo colloquio, gratuito, in seguito al quale si può iniziare un percorso di accertamenti. Abbiamo scoperto più di 50 casi di cirrosi ancora asintomatiche e alcuni cancri del fegato con questo approccio”.

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