CATANZARO Nei giorni scorsi il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, parlando dal “buen retiro” estivo in Puglia – ferie “lavorative” in famiglia insieme alla premier Giorgia Meloni – ha assicurato che il governo presterà grande attenzione alle regioni maggiormente colpite dalla siccità, assicurando un occhio prioritario alla Sicilia ma un occhio di riguardo anche alla Calabria, oltre che alla stessa Puglia e alla Basilicata. Si tratta di capire come questa attenzione sarà concretizzata dal governo, sul cui tavolo giace ormai da qualche settimana, tra gli altri, anche il dossier sull’emergenza siccità in Calabria. Il dossier è in pratica contenuto nella delibera con la quale, lo scorso 7 agosto, la Giunta regionale guidata dal presidente Roberto Occhiuto ha suggellato la “proposta di declaratoria per l’eccezionale e prolungata siccità verificatasi in Calabria nel periodo luglio 2023/giugno 2024” chiedendo contestualmente al ministero dell’Agricoltura” il riconoscimento dello stato di calamità naturale”. La delibera, proposta dall’assessore Gianluca Gallo, non considera, per ovvi motivi, l’ulteriore fase critica successiva al mese di giugno, con il caldo che si è ulteriormente accentuato per tutto luglio e per buona parte di questo mese di agosto, e quindi la richiesta dello stato di calamità naturale appare addirittura più motivata. Ma già fino a giugno la situazione è davvero dura in Calabria, come emerge dalle relazioni allegate alla delibera di Giunta.
Nel provvedimento dell’esecutivo infatti anzitutto si annota che «nel periodo intercorrente tra i mesi di luglio 2023/giugno 2024, il territorio calabrese è stato investito, ininterrottamente, da una straordinaria e prolungata ondata di siccità indotta dalla carenza di piogge. L’Osservatorio permanente degli utilizzi idrici del Distretto Idrografico Appennino Meridionale (Piano di Gestione Acque – Ciclo 2021-2027) ha elaborato uno studio sulla severità idrica e disponibilità dei sistemi di rilievo regionale ed interregionale: tale studio evidenzia che lo Standardized Precipitation Index (Spi) assume, a giugno 2024, valori particolarmente severi di siccità (sia nei 6 che nei 12 mesi precedenti) e per il comparto irriguo risulta “alto” per la Calabria».
A corredo della delibera di Giunta poi anche un report dell’Arpacal sull’andamento termo-pluviometrico nel periodo luglio 2023/giugno 2024, che – si legge nel provvedimento dell’esecutivo Occhiuto – «riporta: “L’analisi… evidenzia una situazione di anomalia significativa rispetto alla media storica del trentennio 1991-2020. Sotto il profilo dell’andamento termometrico le temperature sono rimaste per tutto il periodo costantemente al di sopra delle medie storiche con picchi particolarmente significativi nei mesi di luglio, ottobre, dicembre 2023 e febbraio 2024. In alcuni punti del territorio regionale le medie storiche sono state superate, in alcuni casi, di oltre 4° C. Per quanto riguarda le precipitazioni sono stati registrati fenomeni di scarsità di piogge largamente estesi: in particolare nel mese di dicembre 2023 le piogge sono state pressoché nulle su tutto il territorio regionale. Estendendo, invece, l’analisi all’intera stagione si nota una situazione di severità evidente nel Crotonese e nello Ionio reggino: in particolare in vaste aree della regione, negli ultimi sette mesi, sono state registrate precipitazioni inferiori al 70% della media storica del periodo 1991-2020, in alcune zone, seppur limitate sono stati rilevati valori di pioggia pari o inferiori al 40% delle medie storiche”».
Nella delibera si ricorda che la Giunta ha già stabilito lo stato di emergenza regionale, quindi si allega una nota del Dipartimento della Protezione civile che – si legge ancora – «testualmente riporta: “Ad aggravare lo scenario descritto intervengono le esigenze stagionali dei settori agricolo e zootecnico dei territori interessati, che stanno già subendo gravi danni con ripercussioni negative sull’intera economia locale, che potranno contribuire ad aggravare la situazione di deficit idrico in atto…». E ancora, conclude la Giunta: «L’anomalo andamento termo pluviometrico, caratterizzato dal prolungato periodo di siccità ed elevata temperatura stagionale, ben oltre la media del periodo, ha condizionato le colture autunno-vernine, con cali significativi delle produzioni cerealicole, nonché danni al settore zootecnico (anche in relazione al settore dell’apicultura) contribuendo ad aggravare la già precaria situazione socio-economica delle aziende agricole spesso già in crisi (relazione Arsac)». (c. a.)
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