CELICO Un panel, un evento collaterale alla 14esima edizione del Festival dell’Effimero di Celico. Il borgo dell’Altopiano Silano ospita, nella Villa comunale Roberta Lanzino, un incontro sul tema “Contrastare le mafie: il percorso di educazione alla legalità”. Dopo i saluti del sindaco di Celico, Matteo Francesco Lettieri, e del suo omologo di Aprigliano Alessandro Porco, sono intervenuti Don Ennio Stamile Rettore UniRiMi “Rossella Casini”, il Tenente Colonello Dario Pini, Comandante del Reparto Operativo Carabinieri di Cosenza e il Commissario Capo della Polizia di Stato, Franco Cassano oltre a Valentina Francesca Nigro, docente in discipline letterarie, Annamaria Campanaro laureanda in psicologia clinica e Francesca De Luca del Gruppo Scout Celico 1.
I sindaci hanno suggerito interessanti proposte, nel solco delle azioni intraprese per garantire alle rispettive comunità quegli anticorpi necessari a respingere qualsiasi tentativo di infiltrazione della criminalità organizzata calabrese. Lettieri ha deciso di monitorare e controllare tutti gli appalti, anche e soprattutto quelli sotto soglia, per avvicinare ditte sane e non in odor di mafia, «quelle imprese che assumono regolarmente i loro lavoratori garantendo diritti e retribuzioni sanciti dalla legge», precisa il primo cittadino. Un’azione, dunque, che mira a scoraggiare gli appetiti di malandrini pronti a mettere le mani su qualsiasi tipo di bando di gara. «A Celico lavoreranno solo le imprese sane, quelle rispettose della legge, lontane da qualsiasi condizionamento. Le porte alla mafia sono sbarrate».
Il primo cittadino di Aprigliano, invece, si è soffermato sui tempi evidentemente lunghi relativi alla consegna dei beni sottoposti a sequestro e confisca alla criminalità organizzata. «Rischiamo di perdere molte occasioni». «Quando il procuratore Gratteri venne ad Aprigliano – ricorda – parlò della possibilità per gli Enti di ottenere non solo beni immobili ma anche attrezzature e macchinari utili alla ordinaria gestione di alcune attività comunali. Ma i tempi sono troppo lunghi, basterebbe assegnarli direttamente tagliando i tempi biblici».
Dall’attivismo dei primi cittadini alla pedagogia antimafia sostenuta dalla docente dall’impegno della docente Valentina Francesca Nigro, dalla ricerca scientifica su educazione e mafie conclusa dalla studentessa Annamaria Campanaro e infine dalla “resistenza” di Francesca De Luca e del Gruppo Scout Celico 1, protagonista di due momenti particolarmente emozionanti. I ragazzi hanno deciso di ricordare il piccolo Cocò Campolongo, ucciso e bruciato dalla ‘ndrangheta. Era infatti il 16 gennaio del 2014 quando il piccolo di appena 3 anni venne trovato morto insieme al nonno, il 52enne Giuseppe detto Peppe Iannicelli, storico trafficante di droga cassanese, e la sua compagna di nazionalità marocchina Ibtissam Touss, di 27 anni. I resti dei tre corpi furono ritrovati in una Fiat Punto carbonizzata. E poi il ricordo delle stragi costate la vita ai giudici Falcone e Borsellino, con la lettura della lettera di Manfredi Borsellino al padre: «Caro papà, ogni sera prima di addormentarmi ti ringraziamo per il dono più grande, il modo in cui ci hai insegnato a vivere».
Il dibattito prosegue e la parola passa a Don Ennio Stamile, Rettore dell’UniRiMi (Università della Ricerca, Memoria e Impegno). «La sede è in un bene confiscato al potente clan Mancuso», esordisce Stamile. Che poi si sofferma sulla capacità mostrata dalla criminalità organizzata di impossessarsi della liturgia delle fede. Ai simboli religiosi, ai “battesimi”, al riferimento alla Madonna di Polsi si legano i peccati commessi da pastori che hanno smarrito la retta via e aperto le porte ai malandrini. Don Stamile cita un passaggio della nota pastorale della Commissione ecclesiale Giustizia e Pace del 1991, dal titolo “Educare alla legalità, per una cultura della legalità nel nostro Paese”. «La Chiesa e i cristiani si fanno “compagni di strada” con quanti cercano di realizzare il bene possibile», legge Stamile che poi si rivolge ai giovani, «la vera arma per combattere la mafia è la conoscenza, è la prima forma di resistenza. Ignorare il fenomeno mafioso oggi rappresenta una doppia irresponsabilità». Stamile condanna «l’era dei mediocri» e aggiunge: «La ‘ndrangheta è interessata in primis al capitale sociale e poi a quello economico».
E’ il Tenente Colonello Dario Pini, Comandante del Reparto Operativo Carabinieri di Cosenza a prendere la parola. L’intervento parte dall’impegno dell’Arma a sensibilizzare i più giovani, nelle scuole, alla costruzione di una cultura antimafia. «Quando parlo alle studentesse ed agli studenti, quando andiamo nelle scuole, non chiediamo loro di entrare a far parte dell’Arma ma di restare persone oneste, rispettose delle regole e delle leggi». Pini cita un passaggio del discorso pronunciato da Paolo Borsellino in occasione della veglia per Giovanni Falcone. «Sono morti tutti per noi, e abbiamo un grosso debito verso di loro e questo debito dobbiamo pagarlo, gioiosamente, continuando la loro opera: facendo il nostro dovere, rispettando le leggi, anche quelle che ci impongono sacrifici». In un passaggio del suo intervento, il tenente colonnello cristallizza il senso dell’agire mafioso riprendendo un concetto espresso anche dall’ex magistrato Pietro Grasso: «Un mafioso preferisce restare in galera da ricco, che in libertà da povero». Le conclusioni sono affidate al Commissario Capo della Polizia di Stato, Franco Cassano. L’intervento è un invito alla «partecipazione attiva ad iniziative di giustizia e rispetto delle regole, norme e leggi». A pochi metri dal tavolo dei relatori è in sosta il camper della Polizia di Stato. Un simbolo chiaro della presenza delle forze dell’ordine, della disponibilità all’ascolto – ad esempio – delle donne e di tutte le vittime di violenze e soprusi. Ed ancora, Cassano ricorda le tante iniziative della Polizia per avvicinare i più giovani come il fumetto del Commissario Mascherpa, nato dalla penna di un artista cosentino. «Noi ci siamo, sempre – chiosa Cassano – il nostro obiettivo è abbattere quel muro che a volte tiene distanti i cittadini dalla forze dell’ordine».
La serata si conclude con l’inaugurazione del sindaco di Celico Matteo Lettieri di una panchina delle legalità installata nella Villa comunale Roberta Lanzino con una targa che riporta le parole pronunciate da Peppino Impastato. «Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà».
(redazione@corrierecal.it)
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