REGGIO CALABRIA Riforme e autoriforme. Con la ripresa dell’attività a settembre, dopo la consueta pausa ferragostana, il Consiglio regionale che ha traguardato il cosiddetto “tagliando” sarà verosimilmente chiamato ad occuparsi anche di alcune tematiche che attengono in modo più diretto alla propria attività e all’azione complessiva della politica. Si entra infatti nella seconda metà della legislatura, quella fase in genere dedicata all’approfondimento di possibili interventi normativi che modificano o adeguano l’assetto istituzionale della Regione, con eventuali ritocchi allo Statuto e al Regolamento, e anche la legge elettorale. Ovviamente, solo il futuro dirà se davvero questi aspetti saranno valutati dalla maggioranza di centrodestra e dall’opposizione di centrosinistra, perché ci saranno da tenere conto anche delle contingenze e delle esigenze politiche delle coalizioni quando l’orizzonte delle prossime Regionali sarà più vicino. Al momento, da quanto si apprende, di concreto non c’è nulla, nel senso che il confronto è ancora a un livello embrionale, ma “sotto traccia” c’è un lavorio che è già iniziato.
Intanto, un primo step, relativo all’assetto istituzionale di Palazzo Campanella, potrebbe essere consumato a breve, alla ripresa, con il rinnovo delle Commissioni del Consiglio regionale e delle relative presidenze. Da mesi sul tavolo di maggioranza e opposizione infatti c’è una proposta di riorganizzazione dell’attuale configurazione delle Commissioni, finalizzato a una distribuzione più funzionale delle competenze e delle materie: in pratica, l’obiettivo è quello di assegnare materie aggiuntive alla “Quinta”, le Riforme, che in pratica da quando è nata si è rivelata inutile e sostanzialmente improduttiva (nel 2024 non si è mai riunita, giusto per dire). Si vedrà se questo passaggio sarà compiuto, magari accompagnato da una riflessione sulla necessità o meno di tenere in piedi ben 8 Commissioni (ma c’è anche una “larvata” tendenza persino ad aumentarle di numero, tendenza che non emerge per il timore di scatenare la reazione dell’antipolitica).
Più in prospettiva è invece l’altro possibile tema di confronto nella politica calabrese e tra maggioranza di centrodestra e opposizione di centrosinistra: la legge elettorale della Regione. Qui la tempistica appare molto più lunga e le mediazioni e le trattative molto più complicate. Un “assaggio” lo si è avuto lo scorso ottobre, quando in prima Commissione del Consiglio regionale era stata calendarizzata una seduta per esaminare due proposte di legge provenienti dai banchi della minoranza: una del consigliere regionale del Pd Raffaele Mammoliti che punta a modificare la legge elettorale ripristinando i cinque collegi provinciali, in modo da riequilibrare la composizione di Palazzo Campanella a livello territoriale, e un’altra a firma congiunta di Antonio Lo Schiavo (Misto componente Liberamente Progressisti) e lo stesso Mammoliti che punta a introdurre il voto disgiunto – cioè la possibilità per l’elettore di votare il candidato presidente della Giunta e una lista di un altro schieramento – e l’abbassamento della soglia di sbarramento al 3%, in modo da garantire una maggiore partecipazione popolare e una più ampia rappresentatività politica. Temi ovviamente molto delicati, e il cui esame probabilmente era anche prematuro, e infatti in prima Commissione il confronto si è immediatamente arenato per lo stop della maggioranza che, per non mortificare la minoranza “bocciando” subito le proposte, ha convenuto sull’insediamento di gruppi di lavoro rimasti però clandestini. A ottobre comunque centrodestra e centrosinistra hanno avviato le grandi manovre, evitando di entrare nel merito delle questioni, sulle quali inevitabilmente saranno destinati a scontrarsi (secondo i “bene informati”, esempio il centrodestra non gradirebbe né l’introduzione del voto disgiunto né l’abbassamento della soglia di sbarramento). Fonti di Palazzo Campanella sostengono che questi temi non sono all’ordine del giorno, al momento non se ne parla proprio. Ma si prevede che prima o poi se ne parlerà. Insieme a tutto un pacchetto di riforme che comprende tra l’altro il possibile varo di un’altra norma che è una costante “tentazione” della politica calabrese, quella di creare il consigliere “supplente”: una tentazione che ogni tanto fa capolino e poi torna puntualmente nei ranghi al minimo accenno di politiche, ma senza scomparire mai. (a. c.)
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