CATANZARO «Ormai la situazione nelle carceri italiane è ingestibile, senza più distinzione tra adulti e minori. Dopo i gravi fatti del Beccaria e di altri istituti come Roma, Bologna, Catanzaro, Bari, oggi è il turno di Arghillà, a Reggio Calabria.
Agenti da tutta la regione stanno convergendo verso Reggio, per tentare di ripristinare ordine e sicurezza, ma il personale di polizia penitenziaria è ormai allo stremo, in forte carenza di organico e, per giunta, in questo periodo, sotto piano ferie. Ormai, il nostro, sta diventando un lavoro che nessuno vuole più fare – affermano Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe e Francesco Ciccone, segretario regionale – tant’è che alcuni agenti si sono già congedati dopo i fatti del Beccaria, altri, in altre strutture, sono andati via dopo pochi giorni di servizio. Nell’ultimo concorso, degli oltre 1700 posti previsti, siamo riusciti ad assumerne solo 1400 e altri 60 circa sono andati via durante il corso o subito dopo».
«Dopo i tanti episodi di violenza di questi ultimi giorni, non possiamo che invocare misure di maggiore rigore, per riportare la legalità nelle carceri. Chiediamo che i detenuti violenti vengano ristetti in appositi istituti, dove dovrebbero scontare la pena al regime chiuso, con applicazione delle misure restrittive di cui all’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, perché mettono a rischio l’ordine e la sicurezza e, spesso, si avvalgono anche della loro posizione di supremazia nei confronti degli altri reclusi. Chiediamo inoltre la dotazione del taser, o di altro strumento simile, affinché gli agenti possano difendersi ed evitare che la violenza dei detenuti venga portata a conseguenze estreme».
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