CORIGLIANO ROSSANO Continua a far discutere l’idea di una nuova provincia della Sibaritide. La proposta, prospettata di recente e rilanciata dal sindaco di Corigliano-Rossano Flavio Stasi all’indomani dell’istituzione di una commissione consiliare ad hoc, prevede una alternativa concreta alla più ampia idea della provincia della Magna Graecia, quella che si estenderebbe da Rocca Imperiale a Steccato di Cutro, dal Metapontino al Catanzarese. Affascinante. La stessa, però, nonostante possa rispettare i requisiti demografici di legge in quanto ricomprenderebbe oltre 350.000 abitanti, appare difficile da gestire sul piano culturale, logistico e infrastrutturale. Basti pensare alla sola estensione di costa da gestire che avrebbe questo nuovo territorio provinciale, pari a quella della regione Liguria! Prima della prospettiva di una nuova provincia della Sibaritide o, più ampia, della Magna Grecia, bisognerebbe, però, cercare di capire qual è l’ambito d’azione in cui si opera. E quali sono i suoi problemi. Nella sola Sibaritide, su un’estensione di oltre 3500 km² di superficie, ci sono più di 2.000 km di strade, tra statali, provinciali e comunali. Nessuna di questa, fatti salvi i 16km di SS106 tra Roseto e Rocca Imperiale e i 13km tra Cassano e Firmo, ha una percorribilità veloce e moderna di tipo autostradale.
Nello stesso territorio c’è una percorrenza ferroviaria per il 90% basata su mobilità regionale (spesso non collimante con le esigenze dei pendolari e senza alcuna coincidenza con le direttrici nazionali) e solo il 10% di vettori con percorrenza interregionale. Questo, nonostante un tasso di emigrazione o cittadini fuori sede tra i più alti della Calabria che paradossalmente viaggiano ancora a bordo delle corriere! Non c’è un aeroporto e per muoversi verso gli scali regionali non esiste una mobilità diretta e costante, né pubblica né privata, né su gomma tantomeno su rotaia.
Sanità. Nella Sibaritide, su una popolazione censita di circa 170mila persone – ed è bene ricordarlo – c’è un solo ospedale spoke (Castrovillari e i presidi del “Compagna” e del “Giannettasio” di Corigliano-Rossano) con due nosocomi (ancora non meglio definiti), quello di Trebisacce e Cariati, che insieme garantiscono (sulla carta) 276 posti letto. Che significa 1,76 posti letto ogni 1000 abitanti, quasi tre volte meno della media italiana (3,2/1000 posti letto) e quasi 4 volte meno della media europea (4,96/1000).
Giustizia. Il diritto alla giustizia nella Sibaritide è il vero vulnus della democrazia, dal momento che viene governato dal tribunale di Castrovillari che ormai 13 anni fa ha accorpato a sé uno dei territori giudiziari più grandi e complessi della Calabria, quello di Rossano. Ma questa è una storia grondante ingiustizia che conosciamo bene. Questo per dire che, quello che oggi manca alla Sibaritide non è dovuto all’assenza di una istituzione provinciale, perché diritti come la salute, la mobilità, la giustizia dovrebbero essere erogati normalmente ad ogni cittadino italiano a prescindere dalle conformazioni istituzionali. La verità è che alle nostre latitudini c’è da sempre un problema di potere contrattuale da parte dei rappresentanti politici locali e di totale assenza di coesione sociale nel territorio. La Sibaritide ha sempre faticato a formare un fronte unito per ottenere le infrastrutture, i servizi e gli investimenti necessari. Quindi, ad oggi, per come sono le cose, avere una provincia, senza aver prima colmato il profondo gap di disagi e disservizi non farebbe altro che amplificare una situazione già di per sé deficitaria. Prima di aspirare al titolo di provincia autonoma, infatti, esiste una necessità urgente di dimostrare unità territoriale e determinazione nel reclamare diritti e servizi essenziali. Perché, allora, non costituire un’Associazione Temporanea di Scopo (ATS) tra i Comuni della Sibaritide per affrontare e risolvere la grande Questione della Calabria del nord-est e che risponda a questa esigenza di coesione? L’iniziativa potrebbe rappresentare un primo passo nell’ambito della più ampia “Questione Meridionale”, delineando un progetto comune per tutti i comuni della Piana.
Un’azione corale volta a richiedere a Regione, Stato e Unione Europea garanzie di investimenti infrastrutturali, mobilità moderna, opportunità di occupazione, adeguati servizi formativi e di sanità. Insomma, una class action territoriale per farci dare quello che ci spetta di diritto. Dopodiché aspirare a compiere un passo avanti. Sarebbe un atto coraggioso che metterebbe alla prova i tanti buoni propositi della politica nostrana.
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