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L’Autonomia al Meeting, divisi tra Bonaccini e Fedriga

L’ex governatore emiliano cita Roberto Occhiuto «esponente di Forza Italia che si è detto contrario»

Pubblicato il: 23/08/2024 – 20:25
L’Autonomia al Meeting, divisi tra Bonaccini e Fedriga

RIMINI Mentre corre la raccolta per il Referendum, e si acuisce il conflitto tra i presidenti di Regione, lo scontro sull’Autonomia differenziata sbarca al Meeting di Rimini. Sul palco salgono due pesi massimi, Stefano Bonaccini per il Pd e Massimiliano Fedriga per la Lega. E il clima si infiamma subito. Bonaccini entra a gamba tesa. Cerca la sponda del popolo di Cl citando la posizione contraria alla riforma di Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e tra i principali sostenitori del Meeting. Ma la sala gremita acclama piuttosto Fedriga, quando lancia con vigore lo slogan: “l’autonomia è responsabilità”. L’applausometro è a favore del presidente del Friuli Venezia Giulia. La carta con il volto di una delle figure di spicco della comunità del Meeting, non sortisce l’effetto sperato dal presidente Pd. “Io faccio mie le parole di Giorgio Vittadini – dice Bonaccini – e credo che lui sia ben di casa qui. Pochi giorni fa, delle colonne di un grande quotidiano italiano, ha scritto i motivi, e io li sottoscrivo tutti, del perché questa Autonomia rischia di essere un pericolo per il Sud”. Nessuna reazione. “L’autonomia di Calderoli e della destra – aggiunge – è una autonomia sbagliata, iniqua e divisiva. Io credo che buona parte del Paese la pensi esattamente così. Siamo ancora in tempo a mettere mano a una riforma che dovrebbe essere molto più equilibrata”. “Rifletteteci”, dice rivolgendosi ai partecipanti del panel. Una parte della sala applaude. Ma la sponda, Bonaccini, sembra trovarla più tra i vertici del Meeting che fra le persone che seguono il dibattito. La platea si divide. E a prevalere è l’approvazione per la posizione espressa dal governatore Fedriga. L’applauso più forte arriva quando fa appello al concetto di responsabilità. “Se noi non diamo responsabilità ai territori – dice il leghista – è sempre colpa di qualcun altro. Prima è colpa dello Stato. Poi è colpa della Regione. Se noi cominciamo a fare entrare tutto nel tritacarne partitico e a non dare risposta su un assetto istituzionale che sia funzionale per un migliore servizio ai cittadini, io penso che ci perdiamo tutti”. Agli applausi seguono le strette di mano a bordo palco. Dopo il feeling con Antonio Tajani, la comunità del Meeting sembra aver apprezzato il profilo di Fedriga, che lui stesso definisce “non moderato, ma moderatore”, citando De Gasperi. Sollecitati dai cronisti al margine del dibattito, entrambi tornano sulla guerra in corso tra governatori a proposito del ricorso sulla legge Calderoli presentato da alcune Regioni alla Corte Costituzionale “Il ricorso della Sardegna danneggia il Veneto, ci opporremo”, ha scandito il presidente del Veneto Luca Zaia. “Bisogna superare questa legge, nella quale ravvediamo profili di incostituzionalità”, ha ribattuto il presidente della Toscana Eugenio Giani. Sulla disputa, Fedriga non ha dubbi: “leggendo sommariamente alcuni ricorsi, mi sembra di vedere delle preoccupazioni sulla divisione del Paese che non trovano riscontro nella realtà”. Di tutt’altra opinione Bonaccini, che invece accentua le divisioni interne al centrodestra. Cita Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, “che è esponente di Forza Italia, guida una coalizione di centrodestra, e si è detto contrario a questa Autonomia”. Poi chiama in causa anche il governatore della Basilicata Vito Bardi. E con malizia aggiunge: “penso che si aggiungeranno altri nel centrodestra”. Il tentativo è di aprire una falla in maggioranza. Come sulla legge di cittadinanza. Fedriga, però, non sembra impensierito: “l’autonomia differenziata fa parte del programma di coalizione e il centrodestra è unito”. Mentre dai territori, in particolare dall’assessore veneto Roberto Marcato, si alza l’allerta: “la Lega uscirà dal governo se il Referendum dovesse passare con l’appoggio di FI e FdI”. La raccolta delle firme, dopo aver raggiunto la soglia dei 500 mila contrassegni online, prosegue. E l’idea della consultazione popolare continua a impensierire le forze di maggioranza. (Luca Ferrero – Ansa)

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