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‘Ndrangheta a Milano, l’omicidio di Luisa Fantasia e il traffico di eroina scoperto dall’agente sotto copertura

La vittima innocente era moglie dell’investigatore “Tonino La Legge”, il carabiniere che indagava sulla droga nel capoluogo milanese

Pubblicato il: 23/08/2024 – 17:32
‘Ndrangheta a Milano, l’omicidio di Luisa Fantasia e il traffico di eroina scoperto dall’agente sotto copertura

FOGGIA Per tutti era la moglie di “Tonino La Legge“. Luisa Fantasia, originaria di San Severo, in provincia di Foggia, decide di lasciare il Sud per trasferirsi nella fredda Milano, una scelta dettata dal cuore e dall’amore per il marito: il brigadiere dell’Arma dei Carabinieri Antonio Mascione. Uomo intransigente e investigatore dotato di fiuto eccezionale, indaga insieme ai colleghi del Nucleo investigativo dei Carabinieri di via della Moscova, sui fiumi di eroina che riempivano le strade del capoluogo lombardo, agendo sotto copertura.

L’operazione antidroga, qualcosa va storto

E’ la sera del 10 giugno del 1975, due calabresi raggiungono la Caserma e chiedono di parlare con Mascione. Si tratta di Abramo Leone, di 17 anni, e Biagio Jaquinta, di 23, legati alla ‘ndrina dei Di Giovine – Serraino. Sono considerati gregari del gruppo criminale, due uomini di bassa leva ma tuttavia decisi a raccontare a Mascione i dettagli di un grosso carico di eroina (si parlava di sei tonnellate) pronto a riempire le piazze di spaccio milanesi. In cambio delle informazioni, i due chiedono del denaro. L’investigatore finge di abboccare e si mostra deciso a portare avanti l’accordo. Sul piatto è pronto a mettere circa 60 milioni di lire per acquistare la droga. Viene deciso l’appuntamento per lo scambio, la stazione di sosta di Lazzaroni di Saronno. Le parti si ritrovano, ma qualcosa va storto. L’interlocutore si rifiuta di trattare con un carabiniere, l’affare salta ma ai due calabresi Mascione aveva fornito informazioni personali, come il numero e l’indirizzo di casa. Una mossa azzardata ma necessaria, per il carabinieri, per concludere l’affare e inchiodare i venditori di droga. Un errore che poi si rivela fatale.

L’omicidio di Fantasia

I due calabresi, Leone e Jaquinta, non si danno per vinti e avidi di denaro tentano di recuperare la somma destinata a concludere l’affare. Sono convinti che Mascione abbia nascosto le banconote in casa e così raggiungono l’abitazione del carabiniere, bussano alla porta dell’appartamento ma ad aprire è la moglie del militare: Luisa Fantasia. La donna viene aggredita, i due si mettono alla ricerca del denaro ma senza successo. La rabbia li assale, i due si scagliano contro la donna, la violentano e poi la uccidono.
Mascione torna a casa solo a tarda sera, quando si trova di fronte una scena agghiacciante: la moglie stesa a terra senza vita e in una pozza di sangue ed accanto la figlia di pochi mesi, sfuggita alla furia omicida dei giovani calabresi.

Le indagini

Fu Mascione a condurre le indagini per risalire all’identità dei responsabili dell’efferato omicidio. Il fiuto investigativo portò il carabiniere sulle tracce dei calabresi: nella loro casa vennero ritrovati i vestiti ancora intrisi di sangue e la fede nuziale della vittima. Come racconta Wikimafia, «il coltello da sub utilizzato per ucciderla venne poi rinvenuto lungo i binari della linea ferroviaria Milano-Saronno, gettata dai due assassini mentre tornavano in treno a Saronno». Al fermo dei calabresi, seguì la drammatica confessione. Jaquinta e Leona, al termine del processo in primo grado vengono condannati all’ergastolo. Sentenza poi confermata anche in Appello e Cassazione. (f.b.)

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