COSENZA Ero pronto a rullare i tamburi della Calabria nell’apprendere che Franca Melfi, calabrese d’Oriolo, prima medico al mondo ad aver operato il cancro al polmone con la chirurgia robotica toracica e aver concorso a creare il maggior centro italiano della sua specialità nella prestigiosa struttura pubblica dell’Azienda Ospedaliera di Pisa, ha deciso di venire a chiudere la sua luminosa carriera insegnando all’Università della Calabria e a dirigere dal prossimo ottobre un reparto dell’Ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza.
Quando due anni fa scoprii questa nostra luminare della robotica, presidente europea di una branca d’avanguardia, scrissi una riflessione abbastanza scontata, quasi banale. Perché non far ritornare Franca Melfi in Calabria per aiutare a risollevare le sorti della spesso derelitta Sanità calabrese e diventare un fulcro della formazione dei nuovi camici bianchi? Non furono parole scritte sull’acqua, considerato che il rettore di Arcavacata, Nicola Leone, e il governatore di Calabria, a prescindere dal mio scritto, hanno operato nella giusta direzione.
Ha dichiarato Franca Melfi al giornalista Franco Maurella che da tempo seguo con zelo la sua biografia professionale: «Abbiamo bisogno all’Annunziata per portare avanti una sanità competitiva. Le infrastrutture sono indispensabili per poter concretizzare anche ottime cure e poter dare la possibilità ai professionisti di mettere in atto le proprie capacità, le proprie abilità professionali».
Come tutti abbiamo visto che in questi giorni all’Annunziata, molto banalmente, piove sul bagnato e quindi, il mio rullo di tamburi va ridimensionato. I telefoni cellulari hanno immortalato cascate d’acqua sul vecchio reparto di Rianimazione, acqua a catinella anche nel Cup e non si sono salvate neanche le stanze di Ematologia del Mariano Santo. L’acqua è entrata anche nel nuovo Pronto soccorso che continua ad operare tra mille difficoltà quotidiane nonostante gli aggiustamenti. Continuiamo a raccogliere descrizioni da ospedale da guerra in questa prima linea d’emergenza. I turni di ferie e la cronica mancanza di personale hanno registrato a Ferragosto la presenza di pochi Oss e medici i quali con grande abnegazione hanno affrontato l’emergenza, a volte aiutati anche dai parenti dei malati nel fornire assistenza. E che al Pronto soccorso cosentino le vicende non vadano per nulla bene lo dimostra il fatto che il primario Domenico Leonardo Urso, arrivato 4 mesi fa per inaugurare il nuovo reparto, questa settimana ha deciso di gettare la spugna presentando le sue dimissioni. Se ufficialmente i motivi “sono personali” è evidente che le questioni sono insite ad una situazione che si mostra ingovernabile. Guarda caso, un altro primario del Pronto soccorso, Pietro Scrivano, anch’egli subito dopo la sua nomina in aprile si era dimesso “per motivi personali”. E se due indizi fanno un prova, qualcosa di strutturale non riesce a funzionare nella gestione del commissario De Salazar, che ha dichiarato: «Presto sarà bandito un nuovo concorso». Staremo a vedere quale volontà di resistenza e resilienza avrà il nuovo primario. Purtroppo, altri reparti in passato hanno registrato il gran rifiuto di luminari che hanno preferito non venire a lavorare a Cosenza. A leggere le analisi degli addetti ai lavori all’Annunziata su 730 posti letto previsti ne sono funzionanti 425, ne manca un terzo. E la rete territoriale che si era detto di potenziare dopo il Covid è disastrata anch’essa. Le postazioni di Guardia medica nel Cosentino dovrebbero essere 420, ma secondo Giovanni Pastore della Gazzetta del Sud sono soltanto 150. In assenza di presidi territoriali è chiaro che anche gli interventi più facili e prevedibili di pronto intervento finiscono per intasare l’Annunziata.
Da tempo i politici si affollano alle condizioni del principale Hub ospedaliero cosentino come i medici attorno al letto di Pinocchio moribondo.
Allocazioni differenti, autorizzazioni, interessi, la sanità pubblica trasformata in una sorta di Palio per cordate interessate più alle proprie preferenze e non al bene pubblico collettivo. A quanto pare la politica delle toppe non funziona perché è peggio dei buchi dove arriva l’acqua piovana. Io non conosco la soluzione migliore, ma di un nuovo policlinico collegato all’Università l’area urbana di Cosenza, a mio parere, mostra di avere bisogno. Leggo sul nostro Corriere del “Comitato per la Città policentrica” che annuncia mobilitazioni di piazza per i prossimi giorni di settembre. Ben vengano cortei e sit in, ma si evitino i tavoli di consultazioni dei soliti maggiorenti. Il Comitato punti diritto alla proposta del suo ultimo comunicato in cui si chiede al sindaco di Cosenza, Franz Caruso, un Consiglio comunale aperto a tutti i cittadini. Con il rispetto che si deve a chi si mobilita, faccio osservare che non c’è bisogno di uno sfogatoio pubblico sulle questioni dell’Ospedale. Si costruisca al meglio un momento pubblico di discussione e di prese d’atto ufficiali da parte di chi ha responsabilità pubbliche in materia di Sanità. Altrimenti, rischiamo che la luminaria di Chirurgia toracica possa paradossalmente vedere affogare i robot del suo reparto per la prossima bomba d’acqua che si scaricherà sull’Ospedale civile dell’Annunziata.
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Lodevole l’iniziativa politica del sindaco del capoluogo Catanzaro, che ha scritto una lettera al governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, al presidente dell’assemblea regionale, Filippo Mancuso, e a tutti i capigruppo regionali per istituire un “reddito di cittadinanza regionale” a favore di quei nuclei familiari che penalizzati dalla ghigliottina del governo Meloni si trovano a doversi industriare per mettere assieme il pasto con la cena e anche la prima colazione. Sardegna e Puglia hanno già varato un provvedimento in tal senso. Il buon Nicola Fiorita ricorda che in Calabria, invece, la proposta giace immemore in Commissione. Almeno, se ne discuta. Ancor meglio se si provvede a dar cittadinanza ai calabresi poveri e nullatenenti.
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Aggiornamenti sulla vicenda di Salvatore “Aciaddru”, il cittadino cosentino con gravi problemi di disagio mentale arrestato la settimana scorsa per l’ennesima volta a causa di un furto con scasso in automobile e destinato dal Tribunale agli arresti domiciliari presso la casa di stretti congiunti. Il provvedimento non risolve il problema, perché Salvatore incapace di intendere e di volere tornerà ad evadere e a “far danni”. La questione è seguita dal sindaco di Cosenza, Franz Caruso, e da un avvocato d’ufficio che aspetta la disponibilità della comunità Regina Pacis per trasferire il malato in una delle loro sedi. L’stanza di trasferimento è già pronta. Facciamo presto. Non vogliamo scrivere di eventuale tragedia annunciata.
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Recupero una bella notizia letta sul Foglio Sportivo a firma di Alessandro Bonan, il quale cura per il giornale di Cerasa la bella rubrica “Il ritratto di Bonanza”. A Reggio Calabria opera la società di mini basket LuMaKa gestita con mecenatismo dalla famiglia Laganà. Dal 1997 operano sul territorio a favore dello sport come promozione sociale. Ogni anno si organizza sulle montagne di Gambarie d’Aspromonte un raduno gratuito di due settimane all’insegna della pallacanestro e del buon vivere dei ragazzi che ne fruiscono. Ha osservato Bonan: «E’ tutto in funzione dello sviluppo di un territorio e in nome del recupero della dignità di molte famiglie, altrimenti in difficoltà a far crescere i propri figli dentro un ambiente moralmente e fisicamente sano». Una buona Calabria.
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